Secondo un’inchiesta del quotidiano spagnolo El Pais, negli ultimi dieci anni almeno 2.727 bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni si sono tolti la vita in Colombia, con un aumento annuale del 10%. Il dato è particolarmente allarmante nelle regioni rurali, come Putumayo e Guainía, dove le risorse per la salute mentale sono scarse o inesistenti. Cinque esperti indicano gli abusi sessuali e le reti come i principali fattori scatenanti. A seguire abbandoni di un genitore e divorzi conflittuali.

Gli esperti sottolineano che il suicidio infantile è un fenomeno multifattoriale. Julián Palacio, psichiatra infantile, ha intervistato 23 famiglie colpite, rilevando che traumi come abusi, divorzi conflittuali e abbandono sono spesso alla base di queste tragedie. Inoltre, la concezione della morte nei bambini più piccoli è distorta, influenzata da videogiochi o dalla mancanza di comprensione della sua irreversibilità.

La necessità di una risposta collettiva

Victoria Eugenia Eusse, pediatra, sottolinea che il suicidio non è mai un fatto isolato: “La salute mentale è il riflesso di un ambiente, familiare o scolastico, e richiede un approccio di squadra per prevenirlo”. Tuttavia, la Colombia ha solo 96 psichiatri infantili per tutto il paese. “Spesso, gli appuntamenti arrivano troppo tardi, persino mesi dopo una tragedia”, lamenta Palacio.

Le scuole, spesso i primi luoghi in cui emergono segnali di disagio, giocano un ruolo cruciale. Secondo José Francisco Cepeda, presidente del capitolo infantile dell’Associazione Colombiana di Psichiatria, “la salute mentale dei bambini richiede un approccio multisettoriale e politiche differenziate”. Tuttavia, molte istituzioni educative mancano di protocolli adeguati e risorse sufficienti.

Il tabù e l’importanza di parlarne

Il suicidio è stato storicamente un argomento avvolto dal silenzio. Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente raccomandato di affrontarlo pubblicamente, ma con un approccio preventivo. La diffusione di storie personali e il supporto sociale possono fare la differenza. “Parlare di suicidio può prevenire, ma è fondamentale farlo in modo responsabile, evitando dettagli che possano incoraggiare emulazioni”, spiega Isabel Cuadros, psichiatra esperta in prevenzione.

Il ruolo delle famiglie e della comunità

Liliana Cifuentes, madre di Samuel, è diventata una figura di supporto per altre famiglie. Ha consigliato psicologi e percorsi di sostegno a decine di persone. “Prima pensavo che questo accadesse solo a famiglie destrutturate. Ora so che può succedere a chiunque”, afferma. Per lei, il silenzio non è mai la risposta: “Né il dolore né il silenzio manterranno in vita i nostri bambini”.

La prevenzione richiede uno sforzo collettivo. Le famiglie, le scuole, il sistema sanitario e le istituzioni devono unirsi per affrontare una sfida che non può più essere ignorata. La storia di Samuel è un promemoria doloroso, ma anche un appello urgente per salvare altre giovani vite.