La guerra è un orrore, ma quando l’orrore colpisce i più vulnerabili, diventa un crimine contro l’umanità che non può essere ignorato, scusato o minimizzato. L’attacco israeliano che ha colpito la scuola Al-Tabai’een a Gaza City, uccidendo tra 90 e 100 persone, rappresenta un atto di violenza che sfida ogni nozione di umanità e decenza.
La scuola Al-Tabai’een non era solo un edificio, era un rifugio. Un luogo dove palestinesi sfollati, già vittime di una guerra spietata, cercavano protezione e speranza. Un luogo che dovrebbe essere sacro e inviolabile, come ogni luogo dove si radunano i civili innocenti. Eppure, in un singolo attacco, questo rifugio si è trasformato in una tomba per decine di uomini, donne e bambini. Questo è un atto che grida vendetta, che richiede giustizia, che esige una condanna globale.
Israele ha giustificato il raid affermando di aver colpito con precisione i terroristi di Hamas che operavano all’interno della scuola. Ma a quale costo? Uccidere deliberatamente civili innocenti, tra cui molti bambini, non è mai giustificabile. Non si può parlare di precisione quando si infligge una carneficina su così larga scala, quando la distruzione di vite umane diventa un numero, una statistica fredda e priva di volto.
L’affermazione secondo cui la scuola era utilizzata come nascondiglio per i terroristi non può e non deve essere una scusa per un massacro. Anche se fosse vero, quale logica malata potrebbe mai giustificare la morte di decine di civili? Questo non è un atto di guerra, è un crimine contro l’umanità.
La comunità internazionale deve alzare la voce contro queste atrocità. Non possiamo continuare a chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza del popolo palestinese, non possiamo ignorare il sangue innocente che scorre per le strade di Gaza. Le vite perdute in questo attacco non possono essere ridotte a meri danni collaterali, sono vite umane, vite che avevano diritto a vivere in pace, a essere protette.
Le parole di Hamas, che definiscono l’attacco una “pericolosa escalation” e un “crimine orribile”, riflettono una realtà che non può più essere ignorata. Questa guerra non sta facendo altro che alimentare un ciclo di violenza senza fine, un ciclo che distrugge la speranza e il futuro di un’intera generazione.
È tempo che il mondo si svegli, che prenda una posizione chiara contro la violenza indiscriminata e che chieda un’immediata cessazione delle ostilità. È tempo che la giustizia prevalga, che i responsabili di tali crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le vittime della scuola Al-Tabai’een meritano giustizia, e il mondo deve garantire che simili atrocità non si ripetano mai più.
Il silenzio di fronte a questo massacro equivale a complicità. Non possiamo rimanere in silenzio. Non dobbiamo rimanere in silenzio.