Mentre l’IA eccelle nella manipolazione dei dati e in compiti specifici, essa manca delle dimensioni morali, esistenziali e multidimensionali che caratterizzano l’intelligenza umana. Kant sottolinea l’importanza della ragione morale e autonoma, mentre Heidegger evidenzia la necessità di una relazione autentica con l’essere. Queste prospettive, arricchite dalle teorie delle intelligenze multiple di Howard Gardner e della teoria integrale di Ken Wilber, mostrano che l’intelligenza umana è complessa e non può essere pienamente replicata dall’IA.
L’ecologia integrale, un concetto che enfatizza l’interconnessione tra esseri umani e ambiente naturale, fornisce un quadro di riferimento per comprendere la necessità di un uso etico e sostenibile dell’IA. In questo contesto, si propone l’istituzione di comitati etici nelle pubbliche amministrazioni e nelle aziende per monitorare l’uso dell’IA, garantendo che essa sia utilizzata in modo che rispetti la dignità umana, promuova il bene comune e sia sostenibile dal punto di vista ambientale.
L’intelligenza artificiale non può sostituire completamente l’intelligenza umana, che rimane una realtà profondamente complessa e multidimensionale. Diventa fondamentale integrare le considerazioni etiche e ambientali nello sviluppo e nell’uso dell’IA, per garantire un progresso tecnologico che sia veramente al servizio dell’umanità e dell’ecosistema globale.
Ragionare sull’intelligenza integrale comporta affermare la capacità dell’uomo di interpretare non solo i dati scritti ma anche i grandi silenzi. Questo concetto di intelligenza integrale va oltre la semplice elaborazione dei dati per includere la capacità di comprendere le sfumature e le profondità dell’esperienza umana. L’intelligenza artificiale può analizzare enormi quantità di dati, ma non può cogliere le implicazioni profonde del silenzio o le sfumature emotive dell’ambiente del non detto e del supposto, sfumature intuitive che caratterizzano l’esperienza umana.
La capacità di interpretare i silenzi è una dimensione critica dell’intelligenza umana, che l’IA non può replicare. Il silenzio può portare significati profondi e complessi che vanno oltre le parole. Ad esempio, nella comunicazione interpersonale, il silenzio può essere un segno di riflessione, di rispetto, di disagio o di consenso.
“L’intelligenza umana ha la capacità di intuire e comprendere questi significati nascosti, che sono fondamentali per la comprensione autentica e per la connessione emotiva“
Il documento “Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ribadisce ulteriormente l’importanza della fratellanza, della pace e del rispetto reciproco in un’epoca dominata dalle tecnologie avanzate. Il documento afferma che “la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”. Questo principio è essenziale quando si considerano le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale, sottolineando la necessità di sviluppare e utilizzare queste tecnologie in modo che promuovano il bene comune e rispettino la dignità di ogni persona nel sentiero del dialogo come via, della collaborazione comune come condotta e nella conoscenza reciproca come metodo e criterio.
Il documento evidenzia anche come le tecnologie moderne, inclusa l’intelligenza artificiale, debbano essere guidate da valori umani fondamentali per evitare che diventino strumenti di oppressione. “Partendo da questo valore trascendente, in diversi incontri dominati da un’atmosfera di fratellanza e amicizia, abbiamo condiviso le gioie, le tristezze e i problemi del mondo contemporaneo”. Questo dialogo alimenta la diplomazia delle culture nella tensione verso un intelligenza integrale vocata alla diaconia istituzionale, cruciale per garantire che le tecnologie avanzate siano utilizzate in modo responsabile e etico.
La riflessione di Kant e Heidegger sull’intelligenza offre spunti illuminanti per ragionare filosoficamente sulle limitazioni del paradigma dell’intelligenza artificiale. Mentre Kant enfatizza la dimensione morale e autonoma dell’intelligenza umana, Heidegger sottolinea la necessità di una relazione autentica con l’essere. Queste prospettive, arricchite dalle teorie delle intelligenze multiple e integrali, mostrano che l’intelligenza umana è una realtà complessa e multidimensionale che l’IA può solo parzialmente imitare. Questo suggerisce che, nonostante i progressi tecnologici, l’intelligenza artificiale non può sostituire l’intelligenza umana, che rimane una realtà poliedrica e non sintetizzabile, profondamente complessa e multidimensionale, nella logica infinita della diversità umana e cosmica.
Ragionare nel solco dell’ intelligenza integrale comporta affermare la capacità dell’uomo di interpretare non solo i dati scritti ma anche i grandi silenzi.
Kant vede l’intelligenza come strettamente connessa alla capacità di ragionare moralmente e di agire autonomamente secondo principi morali universali. Questo è particolarmente evidente nella sua “Critica della Ragion Pratica” (1788), dove introduce l’imperativo categorico, un principio morale che deve essere seguito in ogni circostanza.
Kant sostiene che la ragione pratica è fondamentale per la dignità e la moralità umana, caratteristiche che un’intelligenza artificiale non può replicare poiché non possiede una volontà autonoma né la capacità di formulare principi morali a priori. Heidegger, d’altra parte, considera l’intelligenza come una forma di apertura all’essere, una modalità di esistenza che va oltre la mera capacità di elaborazione cognitiva. Nel suo capolavoro “Essere e Tempo”, Heidegger introduce il concetto di Dasein, o essere-nel-mondo, per descrivere l’essere umano come un ente che è fondamentalmente aperto all’essere.
Seguendo il pesiero Heideggeriano possiamo avanzare una critica all’intelligenza artificiale perché riduce l’essere umano a un insieme di funzioni calcolabili, perdendo la dimensione esistenziale e autentica dell’intelligenza umana. La tecnologia, secondo Heidegger, tende a inquadrare l’essere umano in termini di utilità e funzionalità, trascurando la complessità e la profondità dell’esistenza umana.
La teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner arricchisce ulteriormente questa discussione, proponendo che l’intelligenza umana non è unitaria, ma composta da diverse dimensioni autonome come l’intelligenza logico-matematica, linguistica, spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, interpersonale, intrapersonale e naturalistica. “Questa prospettiva multidimensionale dell’intelligenza umana suggerisce che l’intelligenza artificiale, anche se avanzata, può replicare solo alcune di queste dimensioni, come l’intelligenza logico-matematica o linguistica, ma non può coprire l’intero spettro delle capacità umane” . Ken Wilber, con la sua teoria integrale, propone un modello che integra diversi livelli di sviluppo personale, stati di coscienza e linee di sviluppo. Secondo Wilber, “l’intelligenza umana deve essere compresa come una rete complessa di abilità e stati che interagiscono tra loro”.
L’intelligenza artificiale, secondo questa prospettiva, manca della capacità di integrare questi diversi livelli e stati di coscienza, rimanendo confinata a un livello funzionale e riduzionista. Wilber suggerisce che l’intelligenza umana comprende non solo capacità cognitive ma anche aspetti emotivi, spirituali e morali, che sono essenziali per una comprensione completa dell’intelligenza.
Il documento “Messaggio di Sua Santità Francesco per la LVII Giornata Mondiale della Pace” fornisce ulteriori spunti su come la tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale, debba essere utilizzata in modo responsabile e orientato ai valori umani fondamentali. Francesco sottolinea che “il progresso tecnologico deve essere accompagnato da un’adeguata formazione alla responsabilità e al rispetto dei diritti umani fondamentali“. Egli afferma che “la dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana devono stare alla base dello sviluppo delle nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego“.
Il documento evidenzia anche i rischi legati all’uso improprio dell’intelligenza artificiale, come la manipolazione dei dati, la violazione della privacy e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Francesco invita a un dialogo interdisciplinare per uno sviluppo etico degli algoritmi, in cui i valori umani siano al centro delle nuove tecnologie. Questo approccio può essere analizzato in comparazione dialettica con le riflessioni di Kant sulla moralità e di Heidegger sulla necessità di una relazione autentica con l’essere. Nel discorso di Papa Francesco al G7 dello scorso giugno, viene ulteriormente ribadita l’importanza di considerare l’intelligenza artificiale come uno strumento potente ma ambivalente. Francesco sottolinea che “l’intelligenza artificiale può apportare grandi benefici, come la democratizzazione dell’accesso al sapere e il progresso esponenziale della ricerca scientifica, ma può anche comportare rischi significativi, come l’accentuazione delle disuguaglianze sociali e la minaccia alla dignità umana” E’ necessario porsi in guardia contro l’uso dell’IA per scopi bellici, come le armi letali autonome, ponendo massima attenzione sull’importanza di mantenere il controllo umano sulle decisioni critiche.
Il discorso di Francesco riflette una comprensione g-locale ed estremamente profonda delle sfide etiche poste dall’intelligenza artificiale, nella logica di un paradigma del tutto è connesso proprio della Laudato Si’. Egli richiama l’attenzione sulla necessità di un approccio etico che garantisca che l’IA sia utilizzata per il bene comune e non per perpetuare ingiustizie o per dominare gli altri. “Questo approccio etico, denominato ‘algoretica’, è fondamentale per assicurare che la tecnologia rispetti la dignità umana e promuova il bene comune” . Inoltre si sottolinea che l’intelligenza artificiale, pur essendo un prodotto del potenziale creativo umano, deve essere gestita con saggezza e responsabilità. Il Santo Padre avverte che “la tecnologia non è neutrale e che il suo impatto sulla società dipende dalle intenzioni e dai valori di coloro che la progettano e la utilizzano”. Questo richiamo alla responsabilità etica è essenziale per evitare che l’IA diventi uno strumento di oppressione o di manipolazione. Tale scenario può essere arricchito dalla comparazione sincronica con il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, dove possiamo cogliere l’importanza della fratellanza, della pace e del rispetto reciproco in un’epoca dominata dalle tecnologie avanzate. Il documento afferma che “la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”. Questo principio è essenziale quando si considerano le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale, sottolineando la necessità di sviluppare e utilizzare queste tecnologie in modo che promuovano il bene comune e rispettino la dignità di ogni persona. Per questo è necessaria la diplomazia digitale e l’umiltà di ascoltare le diverse culture e tradizioni.
Il documento evidenzia anche come le tecnologie moderne, inclusa l’intelligenza artificiale, debbano essere guidate da valori umani fondamentali per evitare che diventino strumenti di oppressione. “Partendo da questo valore trascendente, in diversi incontri dominati da un’atmosfera di fratellanza e amicizia, abbiamo condiviso le gioie, le tristezze e i problemi del mondo contemporaneo” Questo dialogo è cruciale per garantire che le tecnologie avanzate siano utilizzate in modo responsabile e etico. In tale proscenio possiamo cogliere le opportunità e limiti dello strumento: mentre l’intelligenza artificiale può eccellere in compiti specifici e nella manipolazione di grandi quantità di dati, essa manca delle dimensioni morali, esistenziali e multidimensionali dell’intelligenza umana. Le riflessioni di Kant e Heidegger, insieme alle teorie contemporanee delle intelligenze multiple e integrali, offrono una prospettiva ricca e complessa sulla natura dell’intelligenza umana, evidenziando le limitazioni intrinseche dell’IA. Questo suggerisce che, nonostante i progressi tecnologici, l’intelligenza artificiale non può sostituire completamente l’intelligenza umana, che rimane una realtà profondamente complessa e multidimensionale. Diventa fondamentale non contrapporre intelligenza artificiale ed umana. Ragionare sull’intelligenza integrale comporta affermare la capacità dell’uomo di interpretare non solo i dati scritti ma anche i grandi silenzi.