Javier Milei, attuale presidente dell’Argentina, sta affrontando un periodo di crescente malcontento tra la popolazione. In un contesto di recessione economica, con il PIL in calo dell’1,7% nel secondo trimestre del 2024 e un tasso di povertà salito al 52,9%, Milei sembra aver scelto di distogliere l’attenzione dai problemi reali del Paese puntando tutto sull’etica dello spettacolo e sul carisma personale. Ma quanto può essere efficace questa strategia, e quali sono i rischi di affidare la politica a manifestazioni di piazza e show mediatici?

Una strategia populista già vista

Come molti altri leader populisti contemporanei – da Donald Trump a Jair Bolsonaro, da Nicolás Maduro a Gustavo Petro – Milei sembra seguire un manuale ben collaudato: mantenere alta l’attenzione e l’entusiasmo della propria base elettorale, anche (e soprattutto) quando la situazione economica e sociale si deteriora. Questo tipo di approccio punta a rafforzare il legame emotivo con i sostenitori, minimizzando il peso delle critiche e dei dati economici negativi. Quando le bollette di luce, acqua, trasporti e altri servizi essenziali diventano insostenibili, l’unica risposta del presidente sembra essere quella di creare uno spettacolo che catturi l’attenzione mediatica.

È in questo contesto che si inserisce l’evento al Luna Park di Buenos Aires, dove Milei, invece di affrontare i problemi economici, ha preferito ballare e cantare, quasi a voler esorcizzare la crisi con un atto simbolico di ribellione contro la gravità della situazione. È la stessa logica che lo spinge a viaggiare in Paesi come Spagna, Brasile o El Salvador per partecipare a incontri con giovani di estrema destra, non tanto per discutere di politica, ma per “ispirare” e costruire una narrativa di leadership carismatica e trascinante.

Un presidente “showman” per distogliere l’attenzione

Questa strategia ha l’obiettivo chiaro di rompere la curva del malcontento. Le ultime statistiche mostrano come la percezione negativa del governo sia salita dal 32% al 47%, mentre l’approvazione è calata dal 56% al 53%. Questo aumento del dissenso, particolarmente marcato tra i giovani dei quartieri più poveri – che sono stati una delle basi elettorali fondamentali per Milei – rappresenta un segnale d’allarme per il presidente.

È in questo contesto che entrano in gioco gli spettacoli e le performance pubbliche. Non si tratta solo di semplici raduni politici, ma di veri e propri eventi in cui il leader si esibisce, declama e infiamma gli animi, cercando di alimentare un senso di appartenenza e di unità. Il paragone fatto dallo storico argentino Federico Finchelstein è emblematico: come Mussolini o Fidel Castro, anche Milei punta sulla teatralità, adattandola ai gusti del suo pubblico. Se per Bolsonaro la chiave era l’estetica militare, per Milei è la performance da rockstar o da stand-up comedian.

I limiti dell’etica dello spettacolo

Ma quanto può reggere una strategia basata sullo spettacolo, quando la realtà economica diventa sempre più dura? L’aumento delle tariffe non sovvenzionate, che colpisce duramente le classi medio-basse, e l’impopolarità di alcune proposte di privatizzazione – come quella di Aerolíneas Argentinas – stanno innescando le prime proteste nelle università e nelle piazze. Questo malcontento latente potrebbe trasformarsi in una resistenza organizzata, capace di mettere in discussione l’immagine di leader carismatico e invincibile che Milei sta cercando di costruire.

Il problema di fondo è che l’etica dello spettacolo, per quanto efficace nel breve termine, rischia di rivelarsi un boomerang. Se non viene accompagnata da misure concrete per migliorare la vita delle persone, la disillusione può essere altrettanto rapida quanto l’entusiasmo generato dagli eventi pubblici. Quando gli slogan si scontrano con le bollette da pagare e le difficoltà quotidiane, la magia dello spettacolo si spegne rapidamente, lasciando spazio alla rabbia e alla frustrazione.

La lezione dei populismi globali

L’esperienza di altri leader populisti, come Donald Trump o Jair Bolsonaro, ci insegna che il sostegno basato sull’entusiasmo emotivo è fragile e volatile. La fiducia della base può crollare rapidamente quando emergono scandali, crisi economiche o semplicemente quando le aspettative non vengono soddisfatte. Anche il fenomeno Nayib Bukele, il presidente di El Salvador noto per la sua abilità nel creare un’immagine di “sovrano moderno” attraverso i social media e video super-elaborati, è riuscito a mantenere il consenso grazie a misure draconiane sulla sicurezza, ma il prezzo da pagare in termini di democrazia e diritti umani è stato altissimo.

Nel caso di Milei, il rischio è duplice. Da un lato, l’Argentina sta vivendo una crisi economica che nessuno spettacolo può nascondere a lungo. Dall’altro, la crescente polarizzazione rischia di rendere il Paese ancora più instabile. L’entusiasmo dei suoi sostenitori può trasformarsi in delusione e rabbia, e l’opposizione può trovare nuovo vigore proprio grazie agli errori del presidente.

Quale futuro per la presidenza Milei?

Il presidente argentino sembra essere arrivato a un bivio: continuare a puntare sulla strategia dello spettacolo per mantenere la base elettorale compatta, oppure affrontare con serietà i problemi strutturali del Paese, anche a costo di perdere parte del sostegno. In questo senso, le manifestazioni e i raduni potrebbero diventare un’arma a doppio taglio, capaci di galvanizzare i sostenitori ma anche di mostrare l’incapacità del governo di affrontare i problemi concreti.

La presidenza Milei ci offre quindi una lezione importante su come la politica dello spettacolo possa essere efficace nel breve periodo, ma rischi di rivelarsi un castello di carte se non supportata da azioni reali. Mentre i coriandoli e le luci dei palchi possono distogliere l’attenzione per un po’, alla fine sono i numeri e la qualità della vita a determinare il giudizio finale dei cittadini.