Il 10 dicembre 2023, Javier Milei è diventato presidente dell’Argentina, salendo al potere con un’ascesa fulminea dalla televisione alla Casa Rosada. Nel suo primo anno di governo, le sue drastiche riforme hanno trasformato il paese, suscitando un acceso dibattito e attirando l’attenzione del mondo.
Un “ajustamento” storico applaudito dai mercati, criticato dai cittadini
Milei ha avviato il suo mandato con misure che ha definito come “il più grande aggiustamento della storia dell’umanità”. In dodici mesi, ha chiuso 13 ministeri, licenziato 30.000 dipendenti pubblici e tagliato fino al 74% i fondi destinati a pensioni, istruzione, sanità e sviluppo sociale. Queste azioni hanno portato a un surplus fiscale e a una drastica riduzione dell’inflazione, passata dal 25% mensile di dicembre 2023 al 2,7% di ottobre 2024.
Tuttavia, il costo sociale è stato altissimo. Cinque milioni di argentini sono caduti in povertà, e la recessione economica colpisce duramente le fasce più vulnerabili della popolazione. Nonostante ciò, Milei mantiene un alto grado di popolarità: circa la metà degli argentini continua a credere nella sua promessa di trasformare il paese in una “potenza mondiale”.
Un’agenda controversa e una guerra culturale
Il presidente ha portato avanti un’agenda basata sulla riduzione del ruolo dello Stato e sulla deregulation economica, accompagnata da una retorica aggressiva contro la “casta politica” e il “socialismo”. Milei ha anche promosso politiche negazioniste su temi come il cambiamento climatico, la memoria storica della dittatura e l’uguaglianza di genere, definendo la sua battaglia una “guerra culturale”. I suoi discorsi, ricchi di insulti contro gli avversari, accendono il consenso tra i sostenitori e disorientano un’opposizione frammentata.
Un potere fragile e una costruzione politica in corso
Nonostante i numeri straordinari dei suoi sostenitori, Milei governa con una maggioranza debole: nessuno dei 23 governatori provinciali appartiene al suo partito, La Libertad Avanza, e in Parlamento è in minoranza. Questo lo ha costretto a mantenere nei posti chiave alcuni funzionari della precedente amministrazione peronista e a stringere alleanze tattiche con la destra moderata. Nonostante queste difficoltà, è riuscito ad approvare leggi cruciali per il suo programma, come la “Ley Bases,” volta a smantellare le strutture statali e a deregolamentare l’economia.
Sfide future e un consenso da mantenere
Le elezioni legislative di ottobre 2025 rappresentano una tappa fondamentale per consolidare il suo potere e ottenere il sostegno necessario in Parlamento. Milei dovrà dimostrare che i sacrifici richiesti agli argentini porteranno risultati concreti. Come osservano gli analisti, la sua forza risiede nell’appoggio popolare, ma anche la sua fragilità: se il consenso dovesse venire meno, il suo governo potrebbe collassare.
Un anno dopo l’inizio del suo mandato, Milei rimane una figura polarizzante. Per i sostenitori, è il leader che finalmente sta affrontando decenni di inefficienza statale; per i detrattori, un presidente che ha inflitto gravi sofferenze alla popolazione. Resta da vedere se riuscirà a trasformare le sue promesse in risultati duraturi o se il suo governo segnerà solo una parentesi nella storia politica argentina.