Ritrovare la bellezza della politica come diaconia istituzionale, valorizzando i canoni dell’etica e della sostenibilità, promuovendo una cultura di servizio integrale alle istituzioni e al bene comune fondata sulla trasparenza e sull’autentica alleanza educativa. Un processo costituente per il benessere integrale dei popoli, oltre ogni confine, per la Sostenibilità, l’Etica e l’Inclusione. In tale servizio alla polis si colloca la lettura della relazione tra globale e locale.
In un momento di anestesia percettiva, di debolezza dello spirito critico e di attività quotidiane dominate dalla costante emergenza è latente il sogno ideale di lungo periodo. In un epoca come la nostra, caratterizzata da un forte disorientamento teorico e pratico, l’Utopia può costituire un valido aiuto per affrontare la crisi in atto. Il neologismo coniato da Tommaso Moro e la sua ambiguità di fondo “l’ottimo luogo (non è) in alcun luogo” ha goduto di immediata fortuna nell’Europa del ‘500; non di rado è stata anzi letta e usata (in maniera più o meno strumentale) come uno scritto politico. In realtà quello che effettivamente può essere di aiuto per il pensatore politico, per il giurista, per l’ecologista è la tendenza al pensiero utopico di lungo periodo per accompagnare un sogno che possa andare oltre se stessi e la contemporaneità.
Nella visione del lungo periodo riusciamo a recuperare la prospettiva di immaginazione capace di andare oltre noi stessi. In essa possiamo collocare un cammino condiviso verso il futuro per co-costruire la nostra casa comune, l’oikos globale, riprendendo il controllo del giusto tempo, nella consapevolezza del limite della natura umana. I greci avevano tre modi di chiamare il trascorrere delle ore. Uno è “kronos”, il tempo del fare, scandito da appuntamenti. Il secondo è “aion”, l’eterno presente, che si assapora nell’ozio che solo gli dei sanno misurare. Il terzo è “kairos”, il “momento giusto o opportuno”, il “momento supremo dell’occasione”. Dei tre il più temibile è il primo, perché crea un’accelerazione, che in sostanza accorcia la durata della vita: Kronos è il tempo che divora tutte le cose. La visione di lungo periodo, la tendenza all’utopia, ci aiuta a ricalibrare le attività di breve e medio periodo, ponendoci in un cammino condiviso, sinodale, armonico che trasforma il Kronos in Kairos.
Nel sentiero di un nuovo paradigma futuro, nel quale possiamo pensare alla costruzione della casa comune dobbiamo coinvolgere tutti nel cammino, paesi ricchi e poveri, letterati ed operai, ascoltando il grido della terra e il grido dei poveri. È possibile riscoprire la bellezza della politica, del fare politiche per un ideale alto, di bene comune, vedendo l’avversario politico come persona da incontrare, da ascoltare, da sfidare in una sofisticata analisi della complessità di uno scenario di policy, di pensiero-azione incisivo nel breve, medio e lungo periodo.
Possiamo innescare dinamiche di autentica condivisione, partecipazione, costruzione del sogno comune riconoscendo che le possibili ricette per costruire il percorso con il quale arrivare a rendere accogliente la nostra casa comune sono diverse e meritevoli di garanzie di ascolto ed elaborazione integrale. Lo scenario giuridico su cui innescare la sfida intellettuale è una bussola, un’utopia sostenibile, fondata su tre elementi: dignità ontologica, uguaglianza sostanziale, solidarietà interna e internazionale. In questo quadro sfidante di colloca la difesa dell’ecologia integrale e della cultura istituzionale per il bene comune.
Citando la Lettera Enciclica Laudato Si’ “La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata.
Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale.”. Inoltre “Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale.
La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”. Ritrovare la bellezza della politica come diaconia istituzionale, valorizzando i canoni dell’etica e della sostenibilità, promuovendo una cultura di servizio integrale alle istituzioni e al bene comune fondata sulla trasparenza e sull’autentica alleanza educativa.
Un processo costituente per il benessere integrale dei popoli, oltre ogni confine, per la Sostenibilità, l’Etica e l’Inclusione. In tale servizio alla polis si colloca la lettura della relazione tra globale e locale. In questa prospettiva si recupera la complessità poliedrica dell’inter e transdisciplinarietà nella dinamica di una rete internazionale per l’ecologia integrale. “Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile.
Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare.
È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente.” In tale ambito di analisi possiamo meglio comprendere il contributo alla politica che proviene dal Documento per la Fratellanza Umana“partendo dalla responsabilità religiosa e morale di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, attraverso questo Documento, i due leader chiedono a se stessi e a gli altri Leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive. Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb si rivolgono agli intellettuali, ai filosofi, agli uomini di religione, agli artisti, agli operatori dei media e agli uomini di cultura in ogni parte del mondo, affinché riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque”.
È proprio nella Dichiarazione di Fratellanza Umana del 4 febbraio 2019 che avviene l’altissima politica per il bene comune, partendo da una riflessione profonda sulla nostra realtà contemporanea, apprezzando i suoi successi e vivendo i suoi dolori, le sue sciagure e calamità, credendo fermamente che tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti.
È possibile ritrovare nella tradizione l’innovazione, la vocazione dell’altissima umiltà istituzionale. Riprendere l’esempio di Acide De Gasperi, uomo della speranza, che ha fatto dell’umiltà il tratto distintivo della sua politica, considerando la politica come un dovere, una formazione, “la più alta forma di carità”, non come merce. Uno statista patrimonio dell’umanità, proposto, oltre il suo tempo, di fronte alle generazioni successive, quale esempio e testimone della politica con la P maiuscola, a servizio della verità e della giustizia; difensore e protagonista della vita democratica, sempre rispettosa della sostanza, non soltanto delle forme.
La politica con la P maiuscola è elogio dell’umiltà, del servire integralmente, spes contra spem, un sogno di costruzione della pace attiva che non tenga fuori nessuno. Un lavoro che inizia oggi, convocando le diverse visioni in un progetto condiviso di ricerca ed azione per il bene comune.