La recente sconfitta dell’Inter contro la Juventus ha acceso polemiche non solo per il risultato sul campo, ma anche per un episodio che ha scosso l’opinione pubblica. Lautaro Martínez, visibilmente frustrato al termine della partita, è stato ripreso dalle telecamere in un momento di rabbia in cui avrebbe pronunciato una bestemmia. Un gesto che, se confermato, aprirebbe un dibattito su più livelli: disciplinare, penale e sociale.

Il quadro disciplinare: L’Articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva

L’Articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC prevede sanzioni per chiunque si renda protagonista di comportamenti ritenuti offensivi della sensibilità religiosa, tra cui la bestemmia. La norma è chiara: l’uso di espressioni blasfeme, anche se pronunciate in momenti di rabbia, costituisce un comportamento lesivo dei principi di lealtà, correttezza e rispetto che devono caratterizzare l’attività sportiva.

Negli ultimi anni, la FIGC ha dimostrato particolare attenzione verso comportamenti ritenuti inaccettabili, come bestemmie e gesti irrispettosi. La normativa, infatti, non ammette ambiguità: se la prova visiva conferma il gesto, scatta la squalifica. Se Lautaro Martínez venisse riconosciuto colpevole, dovrebbe essere applicata una sanzione, non solo per punire il gesto, ma anche per trasmettere un messaggio educativo chiaro: il calcio, seguito da milioni di giovani, non può diventare terreno fertile per comportamenti diseducativi.

La Questione Penale: Il Reato di Vilipendio alla Religione

Dal punto di vista penale, la bestemmia può configurarsi come reato ai sensi dell’Articolo 724 del Codice Penale, che punisce chiunque «pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità».

Sebbene negli ultimi decenni questo reato sia stato derubricato a sanzione amministrativa, il suo significato resta forte. In uno Stato che riconosce la libertà di espressione ma anche il rispetto delle sensibilità religiose, un atto di bestemmia durante una trasmissione seguita da milioni di persone rappresenta un’offesa al senso civico.

Non si tratta solo di legalità, ma anche di responsabilità sociale: il calcio non è un’arena priva di conseguenze, soprattutto quando i protagonisti sono modelli di riferimento per le nuove generazioni.

L’impatto sociale e il cattivo esempio per i giovani

Il calcio è lo sport più seguito in Italia, soprattutto da bambini e adolescenti che vedono nei calciatori dei modelli da imitare. Lautaro Martínez non è solo un attaccante di fama internazionale, ma anche il capitano dell’Inter e uno dei volti più riconoscibili del campionato italiano.

La sua eventuale bestemmia non passerebbe inosservata ai più giovani, che potrebbero interpretarla come un gesto normale o giustificabile in caso di frustrazione. Se un idolo calcistico può lasciarsi andare a espressioni blasfeme in mondovisione senza subire conseguenze, perché un ragazzino dovrebbe comportarsi diversamente durante una partita amatoriale?

La responsabilità della Federazione: Intervenire per coerenza

La FIGC si trova ora di fronte a una decisione cruciale. 

Le opzioni a disposizione

• Squalifica del giocatore: applicando l’Articolo 37, con una sospensione per blasfemia.

• Richiamo ufficiale e sanzione pecuniaria: se la gravità del gesto non venisse ritenuta sufficiente per una sanzione più pesante.

• Iniziativa educativa: coinvolgere Lautaro Martínez in una campagna di sensibilizzazione sul rispetto e sul linguaggio corretto nello sport.

Le reazioni dell’opinione pubblica

Sui social media, l’episodio non è passato inosservato. Molti tifosi hanno espresso indignazione per il gesto, altri lo hanno minimizzato come uno sfogo emotivo. Ma il punto non è la reazione istintiva di un giocatore sotto pressione, bensì l’effetto di tali comportamenti quando diventano normalizzati.

La bestemmia pronunciata da Lautaro Martínez non è solo una questione di regolamenti calcistici, ma tocca corde più profonde. In una società che fatica a trasmettere ai giovani i valori del rispetto reciproco, il calcio deve assumersi la responsabilità del proprio impatto educativo.