Nell’incontro con i vescovi, i sacerdoti, e gli operatori pastorali del Belgio incontrati nella basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, Papa Francesco ha delineato una visione profonda e stimolante di cosa significa essere una “Chiesa in movimento” nel contesto attuale. Il Belgio, crocevia di culture e tradizioni, è una terra simbolica per l’Europa: qui la Chiesa è chiamata a rinnovarsi continuamente per rispondere ai bisogni di una società sempre più secolarizzata e complessa. Con le sue parole, il Papa ha voluto offrire alcune chiavi di lettura per comprendere il cammino della comunità cristiana di oggi, suddividendo il suo messaggio attorno a tre concetti fondamentali: evangelizzazione, gioia e misericordia.
Evangelizzazione: tornare all’essenziale
La prima “strada” indicata dal Pontefice è quella dell’evangelizzazione. Il Papa parte da una constatazione molto realistica: la Chiesa occidentale non è più una presenza ovvia e accettata nel tessuto sociale, ma vive ormai una condizione di “minoranza” che la spinge a ridefinire il suo ruolo e la sua missione. Questo non è però un segnale di sconfitta, bensì un’opportunità di conversione e rinnovamento. Come i grandi personaggi della Bibbia – Abramo, Mosè, i profeti – che hanno affrontato crisi e desolazioni, anche la Chiesa è chiamata a vivere questo momento come un kairòs, un’occasione speciale per ripensare se stessa e il proprio annuncio.
Francesco ribadisce che non si tratta di preservare strutture o di conservare un patrimonio, ma di ritornare all’essenziale: il Vangelo. Questo richiede una conversione ecclesiale che tocchi non solo le consuetudini e i modelli pastorali, ma anche i linguaggi e le priorità della Chiesa. “Siamo passati da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo di minoranza, o meglio, di testimonianza”, ha detto il Papa, sottolineando come l’evangelizzazione oggi significhi testimoniare la bellezza e la verità del Vangelo in un mondo che sembra aver smarrito il suo significato.
La gioia: la chiave che attira
Il secondo concetto su cui Francesco ha insistito è la gioia. Questa parola, apparentemente semplice, racchiude un messaggio profondo: la Chiesa deve essere un segno di speranza e di felicità, anche nelle difficoltà. Non si tratta di un’emozione superficiale, ma della gioia che nasce dalla consapevolezza della vicinanza di Dio. Citando Joseph Ratzinger, Papa Francesco ha ricordato che la gioia è un segno dello Spirito Santo e che dove questa manca, lì manca anche la presenza di Dio. Il cristianesimo non deve diventare un’esperienza triste e cupa, ma deve irradiare quella serenità che viene dal sapere che Dio è con noi anche nei momenti più difficili.
La gioia è contagiosa e attrae, ed è per questo che deve caratterizzare ogni aspetto della vita della Chiesa: dal predicare al celebrare, dall’azione pastorale alla vita comunitaria. Non si tratta di ostentare sorrisi forzati, ma di vivere con una felicità interiore che traspare e che invita gli altri a scoprire il mistero della fede. La gioia, infatti, è il miglior strumento di evangelizzazione, perché apre i cuori e rende credibile l’annuncio del Vangelo.
La misericordia: il cuore del Vangelo
Infine, il Papa ha parlato della misericordia, definendola il vero cuore del messaggio evangelico. In un mondo che spesso invoca la giustizia come retribuzione e punizione, la misericordia appare come qualcosa di “scandaloso” e incompreso. Tuttavia, per Francesco, essa è la chiave per comprendere l’amore di Dio. “Mai Dio ritira il suo amore per noi”, ha ricordato il Pontefice, sottolineando che il perdono divino non è mai condizionato dai nostri peccati, ma è offerto a tutti come una possibilità di riscatto e di rinnovamento.
La misericordia non significa ignorare il male, ma offrire una via per la guarigione e la redenzione. Questo è particolarmente vero per coloro che sono stati colpiti dalla violenza e dall’abuso. Papa Francesco ha ringraziato chi, come Mia, si adopera per trasformare la rabbia e il dolore in aiuto concreto alle vittime, sottolineando che la Chiesa deve essere un luogo di accoglienza e non di condanna. L’abuso di potere è una delle radici della violenza, e il Papa ha invitato la comunità a essere sempre “serva di tutti, senza soggiogare nessuno”.
Un messaggio di speranza e di apertura
Nel suo discorso, Papa Francesco ha evocato un’opera del pittore belga René Magritte, L’atto di fede, come simbolo del messaggio che vuole trasmettere alla Chiesa in Belgio. L’immagine di una porta sfondata al centro, aperta sul cielo, è per lui l’emblema di una Chiesa che non si chiude mai su se stessa, ma che sa offrire “un’apertura sull’infinito”. In un contesto europeo sempre più secolarizzato, la Chiesa deve essere un luogo di accoglienza e di incontro, capace di testimoniare la bellezza e la profondità della fede cristiana.
L’invito finale è a camminare insieme, guidati dallo Spirito Santo, in un percorso di apertura e di dialogo, per essere una Chiesa che evangelizza con la gioia e la misericordia, senza mai smettere di guardare oltre le proprie chiusure e fragilità. Solo così sarà possibile rispondere alle sfide del nostro tempo e annunciare, in modo credibile e autentico, la bellezza del Vangelo.