CULTURA: Partendo dalla sua Dottrina della scienza, Fichte sviluppa una visione della società in cui la libertà individuale e la moralità collettiva sono interdipendenti. La comunità etica, definita come un insieme di individui che agiscono secondo principi di libertà e moralità, è centrale nel pensiero del filosofo tedesco, il quale afferma che il diritto è il fondamento su cui si basa il contratto sociale. Lo Stato non è solo un garante della sicurezza ma un’istituzione morale volta a promuovere il bene comune e la libertà morale dei cittadini. Inoltre, il pensiero fichtiano introduce il concetto di “chiesa” come comunità etica e vede nella comunità dei dotti un gruppo guida incaricato di sorvegliare e promuovere il progresso morale dell’umanità. La filosofia di Fichte offre una visione integrata della società giusta e libera, basata sul rispetto reciproco e sulla cooperazione morale, rendendo il suo contributo fondamentale al pensiero politico e morale moderno.
Johann Gottlieb Fichte, una delle figure più rilevanti dell’idealismo tedesco, sviluppa un sistema filosofico in cui la comunità etica e il diritto assumono un ruolo centrale. Partendo dalle idee kantiane, Fichte elabora una concezione del diritto e dell’etica che si fonda sull’infinità dell’io e sulla sua assoluta libertà, temi centrali della sua Dottrina della scienza. Il filosofo tedesco non vede la morale come una questione meramente individuale, ma insiste sull’importanza del riconoscimento reciproco tra individui, che si manifesta pienamente all’interno della comunità etica e nel sistema di diritto.
Nel contesto della Dottrina della scienza, Fichte introduce il concetto di comunità etica, definita come un insieme di individui che agiscono secondo i principi della libertà e della moralità. Nel suo pensiero “Il dovere unico e fondamentale è per l’io quello di realizzare la propria assoluta attività o autodeterminazione”. Questo principio non si applica solo al singolo individuo, ma si estende a tutti gli individui all’interno di una comunità. Fichte sostiene che l’autodeterminazione esiste inizialmente solo come concetto che contiene un’esortazione all’attività autonoma, ma la necessità di spiegare questa esortazione porta all’ammissione dell’esistenza degli altri. Egli afferma: “Questa esortazione all’auto-attività deve essere attribuita a un essere reale fuori di me”, che è anch’esso un io, razionale e autonomo. Il pensiero fichtiano dedica ampio spazio alla questione del diritto, vedendo in esso un elemento essenziale per garantire la libertà individuale all’interno di una comunità.
Il diritto, secondo Fichte, è “l’insieme dei principi comuni ai quali gli individui ispirano le loro convinzioni”, ed è il fondamento su cui si basa il contratto sociale che forma lo Stato. Questo contratto non è un mero accordo pragmatico, ma un’espressione della libertà reciproca, in cui “i diversi io si limitano attraverso il reciproco riconoscimento della loro libertà”. Egli sottolinea che il diritto non è semplicemente la regolamentazione delle azioni esterne, ma riflette un ordine morale che rispecchia l’autodeterminazione degli individui.
Nella sua opera Fondamenti del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza, Fichte sviluppa una teoria del diritto che si fonda sull’idea che la libertà di ogni individuo deve essere compatibile con la libertà degli altri.
Egli afferma: “Il diritto è la condizione sotto la quale la libertà di ciascuno può coesistere con la libertà di tutti secondo una legge universale”.
Questo concetto di diritto è strettamente legato all’idea della comunità etica, in quanto solo in una società in cui i diritti di tutti sono rispettati è possibile che ciascun individuo realizzi la propria libertà. Inoltre introduce anche il concetto di “chiesa” come comunità etica, distinta ma non separata dallo Stato. La chiesa, per il filosofo alemanno, è “la comunità che riconosce un ordine morale comune e si impegna a viverlo”. Questa comunità è guidata da un insieme di principi etici condivisi, che fungono da simbolo dell’unità morale tra gli individui. Fichte vede nella chiesa un modello di organizzazione sociale ideale, dove l’accordo sui diritti e doveri comuni non è imposto dall’esterno, ma emerge dall’autodeterminazione collettiva. Il sistema della dottrina morale secondo i principi della dottrina della scienza, estende ulteriormente questi concetti, sottolineando che la moralità non può essere disgiunta dalla vita comunitaria. Egli afferma: “L’essere morale non è un individuo isolato, ma si realizza solo nella relazione con gli altri”. La comunità etica, quindi, è il luogo in cui la moralità diventa effettiva, poiché solo attraverso il riconoscimento reciproco e la cooperazione tra individui è possibile realizzare pienamente i principi morali. La visione di fichtiana sullo Stato è strettamente connessa a queste idee.
Egli vede lo Stato come una comunità di diritto, in cui la libertà individuale è protetta e promossa attraverso il rispetto delle leggi. Tuttavia, il suo pensiero non riduce lo Stato a un semplice garante della sicurezza esterna, ma lo considera anche un’istituzione morale, incaricata di promuovere il bene comune. Si afferma: “Il fine ultimo dello Stato è la realizzazione della libertà morale dei suoi cittadini”. Questo implica che lo Stato deve essere strutturato in modo tale da permettere a ogni individuo di sviluppare le proprie capacità morali e di contribuire al bene della comunità. Fichte vede nella comunità dei dotti, o “chiesa dei sapienti”, un gruppo privilegiato all’interno della società, incaricato di guidare l’umanità verso il progresso morale. “I dotti hanno il dovere di sorvegliare e sollecitare il progresso dell’umanità”. Questa missione sociale dei dotti riflette la sua convinzione che il sapere e la cultura devono essere messi al servizio del miglioramento morale dell’umanità. La comunità dei dotti rappresenta, quindi, un modello di leadership etica e intellettuale, che guida la società verso la realizzazione dei suoi ideali più alti. In tale prospettiva, la filosofia di Fichte offre una visione integrata della comunità etica e del diritto, in cui la libertà individuale e la moralità collettiva sono strettamente interconnesse.
Attraverso i suoi scritti, il pensatore iniziatore dell’idealismo tedesco sviluppa un sistema filosofico che non solo afferma l’importanza dell’autodeterminazione individuale, ma insiste anche sulla necessità di una comunità in cui questa autodeterminazione possa realizzarsi pienamente. La sua concezione dello Stato, del diritto e della comunità etica rimane un contributo fondamentale al pensiero politico e morale moderno, offrendo una visione di una società giusta e libera, fondata sul rispetto reciproco e sulla cooperazione morale.