Il recente trasferimento di circa 200 pezzi di artiglieria nordcoreana alla Russia, rivelato dal ministero della Difesa sudcoreano, segna un’ulteriore conferma della rete di alleanze costruite da Mosca per aggirare le sanzioni occidentali e rafforzare il proprio arsenale militare nella guerra contro l’Ucraina. Nel frattempo, negli Stati Uniti, Donald Trump ha reso esplicita una visione mercantilistica del sostegno militare a Kiev, dichiarando che l’Ucraina dovrebbe ripagare gli aiuti ricevuti con 500 miliardi di dollari in terre rare, con l’agghiacciante sottinteso che “un giorno potrebbe diventare russa”. Contemporaneamente, la Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU) ha condannato la Russia per le sue leggi repressive contro il dissenso alla guerra, confermando l’isolamento di Mosca sul fronte dei diritti umani.
L’asse Mosca-Pyongyang: un patto di necessità
L’invio di artiglieria nordcoreana alla Russia non è un gesto isolato, ma si inserisce in una più ampia collaborazione tra i due regimi, cementata dalla visita di Kim Jong-un a Vladivostok nel settembre scorso. Mosca, a corto di munizioni dopo due anni di guerra, si è rivolta a uno dei pochi alleati disposti a ignorare le pressioni internazionali, ricevendo in cambio tecnologie missilistiche e possibili aiuti nel programma nucleare di Pyongyang.
Questa alleanza strategica dimostra la vulnerabilità della Russia, costretta a rivolgersi a uno stato paria per sostenere il proprio sforzo bellico. Al tempo stesso, mette in luce un crescente rischio per la sicurezza globale: rafforzando la Corea del Nord, Mosca contribuisce indirettamente alla destabilizzazione dell’Asia orientale, aumentando la minaccia per la Corea del Sud e il Giappone.
Trump e il prezzo dell’aiuto: il mercanteggiare con l’Ucraina
Dall’altro lato dell’Atlantico, le parole di Trump non sorprendono, ma allarmano. L’ex presidente non ha mai nascosto il suo scetticismo sugli aiuti all’Ucraina, e la sua affermazione che Kiev dovrebbe ripagare gli Stati Uniti con 500 miliardi di dollari in terre rare rivela una concezione puramente utilitaristica della politica estera.
Questa posizione ignora completamente le implicazioni morali e strategiche del conflitto. L’Ucraina non è un’impresa commerciale che ha ricevuto un prestito, ma un paese invaso, il cui destino è legato agli equilibri della sicurezza europea. L’idea che Washington debba guadagnare economicamente dal sostegno a Kiev dimostra una visione ristretta, che potrebbe compromettere il ruolo degli Stati Uniti come garante della sicurezza globale. Inoltre, l’affermazione che “un giorno l’Ucraina potrebbe diventare russa” è inquietante non solo per il suo fatalismo, ma per l’implicita legittimazione di un’annessione forzata, un concetto che dovrebbe essere impensabile in una visione del mondo basata sul diritto internazionale.
La condanna della CEDU: un’ulteriore prova dell’isolamento russo
Infine, la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, che ha condannato la Russia per la repressione del dissenso alla guerra, è un altro tassello nella crescente delegittimazione del Cremlino sul fronte internazionale.
Le leggi che puniscono chi si oppone alla guerra con pesanti sanzioni penali sono il riflesso di un regime che non può più permettersi il dissenso. La sentenza della CEDU, benché priva di conseguenze pratiche immediate, ribadisce che Mosca ha perso il diritto di definirsi uno stato che rispetta le libertà fondamentali.
Il mondo che si ricompone attorno alla guerra
Le tre notizie – la cooperazione tra Russia e Corea del Nord, le dichiarazioni di Trump e la condanna della CEDU – mostrano un mondo in cui la guerra in Ucraina sta ridefinendo alleanze e prospettive.
Mosca, sempre più isolata, stringe patti con regimi autoritari per prolungare il conflitto. Trump, in piena corsa elettorale, guarda al conflitto con il cinismo dell’affarista, minando la credibilità degli Stati Uniti come alleato. L’Europa, pur condannando la Russia, fatica a trovare una risposta concreta alle violazioni dei diritti umani.
Questa frammentazione del quadro geopolitico lascia una domanda aperta: l’Occidente sarà in grado di mantenere una posizione solida e coerente, o la politica del mercanteggiamento e dell’opportunismo finirà per erodere anche l’ultimo baluardo di sostegno all’Ucraina?
E meno male ch eper l’Occidente si erano ritirati a gambe levate…