BEIRUT: L’episodio recente che ha coinvolto le forze di pace dell’UNIFIL lungo il confine tra Libano e Israele segna un’escalation preoccupante nella regione. Due membri della missione sono rimasti feriti dopo che un carro armato israeliano ha colpito una torre di osservazione delle Nazioni Unite, evidenziando la crescente tensione che circonda l’area. Questo attacco è il più grave dall’inizio dell’operazione israeliana in risposta agli attacchi di Hezbollah, creando nuove incognite sul futuro della missione di mantenimento della pace e sull’efficacia della presenza dell’UNIFIL in un contesto così volatile.

UNIFIL: un compito sempre più difficile

L’UNIFIL, istituita nel 1978, ha il compito di mantenere la pace lungo la cosiddetta “Blue Line”, il confine tra Libano e Israele. Sebbene il suo mandato sia stato ampliato nel 2006 per includere il controllo del traffico di armi e prevenire attività ostili, le forze di pace si trovano sempre più intrappolate tra i due fuochi. Da un lato, Israele critica l’UNIFIL per non essere in grado di fermare le attività di Hezbollah, dall’altro, il gruppo armato libanese continua a sfruttare l’area sotto il controllo dell’ONU per lanciare attacchi. La presenza dell’UNIFIL, in questo contesto, rischia di diventare un simbolo della fragilità della stabilità regionale.

Attacchi e tensioni crescenti

L’attacco al quartier generale dell’UNIFIL a Naqoura è stato definito dalle Nazioni Unite una “grave violazione del diritto internazionale”. Israele ha chiesto più volte all’UNIFIL di spostarsi, accusando il gruppo di non riuscire a impedire il lancio di razzi contro il suo territorio. Ma l’UNIFIL, composta da 10.000 membri provenienti da oltre 50 paesi, non è armata per affrontare minacce di questo tipo e si limita a monitorare e segnalare le violazioni.

L’Italia è uno dei principali contributori con il contingente più numeroso, costituito da circa 1.100 soldati, a cui si aggiungono oltre 300 mezzi terrestri con alcuni elicotteri e il comando di una base logistica avanzata nella città di Shama, nel Libano meridionale. Il contributo italiano è fondamentale per la missione UNIFIL, e i soldati italiani sono impegnati non solo nelle operazioni di sicurezza ma anche in progetti di cooperazione civile e aiuti umanitari.

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha condannato duramente gli attacchi israeliani, definendoli “atti ostili” che potrebbero costituire “crimini di guerra”. La sua presa di posizione forte, supportata dalla convocazione dell’ambasciatore israeliano in Italia, è un segnale della preoccupazione di Roma per la sicurezza dei propri soldati, i cui presidi sono stati direttamente colpiti dalle operazioni israeliane.

La Spagna e la Francia, altri paesi con un’importante presenza militare nell’UNIFIL, hanno espresso solidarietà con l’Italia, parlando di “violazioni del diritto internazionale” che compromettono la stabilità della missione. La Francia, in particolare, aveva già proposto una pausa nei combattimenti e ha chiesto alle parti coinvolte di rispettare la sicurezza delle forze di pace.

Il ruolo dell’Italia nell’UNIFIL

L’Italia ha una lunga tradizione di partecipazione nelle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. La presenza italiana in Libano è la più corposa e si è da sempre caratterizzata per un ruolo di mediazione e di dialogo, cercando di costruire fiducia tra le parti. L’attacco recente, che ha colpito direttamente le basi italiane, rappresenta un duro colpo non solo per la sicurezza del personale militare, ma anche per la credibilità della missione stessa.

Il ministro Crosetto ha parlato apertamente dell’importanza di garantire che i peacekeeper italiani possano continuare a svolgere il loro lavoro senza diventare bersagli. Questo incidente solleva dubbi sulla possibilità per le forze italiane di rimanere in Libano senza rischiare un’escalation. Il ruolo dell’Italia, insieme agli altri paesi contributori, è ora messo alla prova.  

L’attacco alle forze di pace dell’UNIFIL è un campanello d’allarme per la comunità internazionale. Proteggere la neutralità e l’incolumità dei peacekeeper è essenziale per preservare la fiducia nelle missioni di pace delle Nazioni Unite in tutto il mondo. Tuttavia, in un’area di conflitto così instabile, il compito dell’UNIFIL appare sempre più arduo e la sua posizione rischia di diventare insostenibile. Le decisioni prese nei prossimi giorni potrebbero avere un impatto decisivo sul futuro della pace nel sud del Libano e sulla credibilità delle operazioni di mantenimento della pace in generale, con un’attenzione particolare per la sicurezza dei contingenti italiani, che continuano a rappresentare un elemento chiave della presenza internazionale nella regione.