Il recente intervento di Papa Francesco contro il movimento peruviano Sodalicio de Vida Cristiana rappresenta un ulteriore passo verso la giustizia da parte della Chiesa, volto a contrastare le realtà fondate su abusi di potere e violenze sistematiche. L’espulsione di dieci membri di alto livello del movimento, tra cui il vescovo emerito José Antonio Eguren, l’ex superiore generale Eduardo Antonio Regal Villa e altri leader prominenti, è una chiara indicazione della volontà del Vaticano di risanare le profonde ferite causate non solo da abusi fisici e psicologici, ma anche da un sistema che ha occultato la verità per decenni. Il Sodalicio non è l’unico esempio: si tratta di un problema più vasto che affligge molte comunità fondate su figure carismatiche ma ambigue.
I nuovi espulsi
Tra i membri espulsi, spiccano nomi di alto profilo come Mons. José Antonio Eguren, arcivescovo emerito di Piura, e l’ex superiore generale Eduardo Antonio Regal Villa. La decisione, presa il 25 settembre scorso, rappresenta una delle sanzioni più pesanti applicate dal Papa contro un movimento che per decenni ha goduto di grande influenza all’interno della Chiesa cattolica e del supporto della Curia romana.
Tra gli espulsi si trovano anche ex formatori come Humberto del Castillo Drago, Oscar Tokumura Tokomura e Daniel Cardo Soria, e persino Alejandro Bermudez Rosell, ex direttore dell’agenzia di informazione cattolica conservatrice ACI Prensa. La presenza di questi nomi di spicco sottolinea come il problema non fosse circoscritto al solo fondatore, ma radicato in un sistema più ampio di autorità deviate e di connivenze interne che permettevano agli abusi di perpetuarsi in un ambiente apparentemente inattaccabile. Gli abusi identificati includono sadismo, violenze fisiche, manipolazioni psicologiche e pratiche settarie, che distruggevano la volontà dei giovani membri e li privavano della loro libertà interiore .
L’ostentazione della “sana dottrina” e la lotta contro il nemico comune
Questi movimenti, come il Sodalicio, i Legionari di Cristo e altri gruppi analoghi anche in Italia…, condividono un elemento caratterizzante: si presentano come i difensori della sana dottrina cattolica, impegnati nella lotta contro il comunismo e la teologia della liberazione, che identificano come minacce alla purezza della fede. Negli anni Settanta e Ottanta, in America Latina, queste organizzazioni sono fiorite opponendosi all’ideologia marxista e alla corrente teologica progressista che cercava di rispondere alle ingiustizie sociali attraverso un maggior impegno ecclesiale. Questo antagonismo ha dato loro una parvenza di legittimità, facendole apparire come baluardi di ortodossia in un contesto di presunta deriva dottrinale.
Tuttavia, questa difesa della sana dottrina spesso cela realtà ben diverse. Dietro la retorica intransigente e la rigidità morale, molti di questi gruppi si sono rivelati contenitori di violenze, manipolazioni e corruzione. Il caso del Sodalicio, fondato nel 1971 da Luis Fernando Figari, è emblematico: Figari, che inizialmente si presentava come un leader laico impegnato a difendere la dottrina cattolica e i valori tradizionali, è stato successivamente accusato di gravi abusi sessuali e violenze sadiche sui giovani membri. L’influenza del movimento, che all’apice contava circa 20.000 membri, era sostenuta anche da un’enorme capacità finanziaria, elemento che spesso accompagna queste realtà, e che permette di mantenere le loro strutture e di affabulare anche influenti sostenitori laici .
Il caso di Germán Doig abusatore celebrato come santo
Il membro del Sodalizio di Vita Cristiana che è stato riconosciuto abusatore e la cui morte ha sollevato ulteriori polemiche è Germán Doig. Doig era il vicario generale del movimento e un membro chiave della comunità, visto non solo come una figura di leadership spirituale ma anche come un potenziale santo. Dopo la sua morte nel 2001, alcuni membri del Sodalizio avevano avviato un processo di canonizzazione, ma quando sono emerse le accuse di abusi sessuali e psicologici, questo processo è stato interrotto. Le rivelazioni hanno cambiato radicalmente la percezione pubblica di Doig e hanno spinto il movimento a rivalutare tutta la sua leadership, compreso il fondatore Luis Fernando Figari, il quale è stato espulso dal Sodalicio nel 2018 a causa di accuse simili .
La vicenda di Doig è un esempio emblematico di come alcuni movimenti all’interno della Chiesa abbiano celebrato i loro leader come modelli di virtù, alle volte anche i genitori, solo per scoprire poi che dietro la facciata si nascondevano gravi abusi. La decisione di avviare il processo di canonizzazione mostra quanto fossero potenti l’influenza e il controllo che Doig e altri leader esercitavano all’interno del Sodalizio, manipolando la percezione pubblica per rafforzare il loro potere.
L’alleanza tra denaro, carisma e abuso
Una costante di queste organizzazioni è la capacità dei loro fondatori di attrarre non solo fedeli, ma anche donatori benestanti e sostenitori laici con grandi risorse. Questo è stato il caso di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, la cui immagine di leader carismatico e difensore della Chiesa contro il comunismo gli valse ingenti finanziamenti e la protezione di alti prelati. Dietro il velo della “difesa della fede” si celavano abusi sessuali e psicologici, che furono coperti per decenni grazie all’enorme influenza che Maciel esercitava sia in Messico sia a Roma.
Il denaro diventa così un mezzo di controllo e silenziamento, alimentando un sistema che protegge i fondatori abusatori. I leader riescono a creare intorno a sé un’aura di inviolabilità, affascinando e convincendo anche esponenti laici a unirsi alle loro cause, che spesso appaiono nobili e orientate al bene. Nel caso del Sodalicio, Alejandro Bermudez Rosell, ex direttore dell’Agenzia cattolica d’informazioni ACI Prensa, ne è stato un esempio. Personaggi di questo tipo forniscono una facciata di rispettabilità e autorevolezza che maschera la corruzione interna e giustifica le azioni del gruppo.
Dal rigore morale al crimine: un paradosso crudele
La dicotomia tra l’immagine pubblica e le pratiche private di questi movimenti è drammatica. Si tratta di un vero e proprio paradosso: coloro che si ergono a difensori della morale cristiana finiscono per compiere crimini gravissimi. Le tecniche di manipolazione psicologica e di abuso spirituale sono all’ordine del giorno. Il Sodalicio, come dimostrato dagli investigatori inviati dal Papa, usava metodi settari per “spezzare la volontà” dei suoi membri, violando anche la loro intimità spirituale e utilizzando informazioni raccolte nel for interno a fini di controllo.
È qui che la teologia diventa strumento di oppressione: ogni critica o dissenso viene bollata come un attacco alla “sana dottrina”, e ogni voce contraria è messa a tacere in nome della difesa della Chiesa. In questo modo, i fondatori costruiscono un dominio assoluto sulla coscienza dei seguaci, basato sul terrore e sulla sottomissione.
L’accumulo di ricchezza e potere: la trappola del successo numerico
Un aspetto chiave di questi movimenti è la loro capacità di attrarre fondi e finanziamenti grazie al fascino che esercitano non solo sui credenti, ma anche sui laici desiderosi di contribuire a quella che percepiscono come una causa giusta. Il Sodalicio, come i Legionari di Cristo, ha accumulato ingenti risorse grazie a donazioni e investimenti ben gestiti, costruendo una struttura finanziaria che garantiva la loro sopravvivenza e, allo stesso tempo, impediva qualsiasi intervento esterno.
Il denaro diventa così una barriera che protegge i leader dai controlli e permette loro di mantenere il potere anche di fronte a denunce e scandali. Questo spiega perché le indagini sugli abusi siano state così difficili e perché molti fondatori abbiano goduto a lungo della protezione delle alte gerarchie ecclesiastiche. L’influenza finanziaria si traduce in influenza politica e dottrinale, creando un circolo vizioso che solo recentemente sta iniziando a essere spezzato.
Il cammino verso una Chiesa più trasparente e giusta
Con l’espulsione dei dieci membri del Sodalicio, Papa Francesco ha voluto dare un segnale chiaro: nessuno è al di sopra della giustizia, e la Chiesa non può più permettere che movimenti carismatici e fondatori ambigui si ergano a difensori della fede per nascondere abusi e delitti. È un passo significativo verso una Chiesa più trasparente, che deve però affrontare ancora molte sfide per identificare e riformare altre realtà simili, in cui il potere spirituale è usato come strumento di oppressione.
La Chiesa è chiamata a vigilare attentamente su ogni nuovo movimento, ponendo come priorità non il successo numerico o la fedeltà ideologica, ma la protezione della dignità e della libertà delle persone, affinché il Vangelo non venga mai più usato come arma di controllo e paura.
La necessità di discernimento e trasparenza
La lotta contro questi abusi richiede non solo l’espulsione dei colpevoli, ma anche una profonda riflessione su come la Chiesa identifica e gestisce i carismi fondatori. La protezione dell’ortodossia non deve mai essere usata come scudo per occultare delitti, né come alibi per giustificare pratiche disumane. Il vero discernimento ecclesiale deve guardare oltre le apparenze e il successo numerico per concentrarsi sull’autenticità spirituale e sulla trasparenza.
L’espulsione dei dieci membri del Sodalicio è un segnale forte, ma il percorso di guarigione è ancora lungo. È necessario un cambio di paradigma che impedisca a qualsiasi fondatore di porsi al di sopra del bene delle persone, ricordando che la missione della Chiesa non è costruire imperi ideologici, ma testimoniare il Vangelo nella sua radicale fedeltà all’amore e alla verità.