La dignità umana è il fondamento su cui costruire una governance giusta, etica e sostenibile. Come valore universale, essa offre una bussola per affrontare le sfide del nostro tempo, promuovendo giustizia, solidarietà e sostenibilità. Citando Kant, possiamo affermare che “la dignità dell’uomo risiede nella sua capacità di agire secondo principi universali”. È responsabilità della governance tradurre questo ideale in azioni concrete, garantendo che ogni persona, indipendentemente dalle circostanze, possa vivere con dignità.

La dignità umana è stata storicamente considerata un concetto cardine nella costruzione di sistemi etici e politici. La sua natura intrinseca e inalienabile è stata elaborata dai filosofi e teologi per secoli, trovando una sintesi poderosa nella tradizione occidentale. San Tommaso d’Aquino definiva la dignità come radicata nell’essere umano in quanto creatura razionale e libera, “capace di conoscere e amare Dio”. Questo pensiero è ripreso e ampliato nel XX secolo dal personalismo di Emmanuel Mounier, che afferma: “La persona è un’assoluta che si realizza solo attraverso le relazioni”.

In ambito laico, Immanuel Kant pone la dignità al centro della sua etica, affermando che l’uomo deve essere sempre trattato come fine e mai come mezzo. Questo principio kantiano ha influenzato profondamente i diritti umani moderni, trovando espressione nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani  del 1948 , che proclama: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.

Nel contesto della governance, la dignità si manifesta come principio guida per l’organizzazione delle società. Hannah Arendt, riflettendo sulla perdita di dignità nei regimi totalitari, sostiene che “la dignità è la condizione per la partecipazione politica”, evidenziando come la sua negazione equivalga all’esclusione dalla comunità politica. 

Violazioni della dignità umana e il ruolo della governance nel promuovere giustizia e solidarietà

La dignità umana non è solo un valore teorico, ma un principio operativo che sfida i sistemi di governance a proteggere i diritti e a contrastare le violazioni. Nella società contemporanea, fenomeni come la povertà estrema, la tratta di esseri umani e le guerre rappresentano attacchi diretti alla dignità. Amartya Sen, nel suo lavoro Development as Freedom, argomenta che la dignità è compromessa ogni volta che le persone sono private delle capacità fondamentali per condurre una vita dignitosa. Egli sottolinea che lo sviluppo economico deve essere orientato alla creazione di opportunità per tutti, evidenziando il legame tra dignità, giustizia e libertà.

L’indigenza è una delle violazioni più eclatanti della dignità. Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli Tutti, afferma che “la povertà priva le persone della possibilità di partecipare pienamente alla società”, richiamando l’urgenza di una governance globale solidale. In questo senso, John Rawls, nella sua teoria della giustizia, enfatizza che le istituzioni giuste devono garantire un “equo accesso alle opportunità di base”, per preservare la dignità di ogni individuo.

Le guerre rappresentano un’altra minaccia alla dignità umana, generando milioni di sfollati e vittime innocenti. Jacques Maritain, nel suo lavoro L’uomo e lo Stato richiama l’attenzione sulla necessità di un ordine internazionale basato sul rispetto della dignità. Egli scrive: “Una pace duratura può essere costruita solo su un riconoscimento universale del valore di ogni essere umano”. Tale visione è supportata da documenti recenti come la Dichiarazione Dignitas infinita, che denuncia le gravi conseguenze dei conflitti sulla dignità e chiama la governance a promuovere la pace e la giustizia.

La dignità come principio guida per una governance sostenibile

La dignità, oltre a essere una questione morale e politica, rappresenta un criterio per la sostenibilità sociale e ambientale. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato Si’ , introduce il concetto di ecologia integrale, collegando la dignità umana alla cura della Casa Comune. Egli sostiene che “non ci può essere vera dignità senza un ambiente sano”, invitando le istituzioni a integrare la giustizia sociale con la sostenibilità ambientale.

Ulrich Beck, nella sua opera La società del rischio, richiama la responsabilità della governance nell’affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche, che minacciano la dignità delle generazioni future. Beck sottolinea che una governance responsabile deve essere basata su principi di precauzione e solidarietà globale, riconoscendo l’interdipendenza tra gli esseri umani e l’ambiente. Inoltre, Martha Nussbaum, con il suo approccio delle capacità , Creating Capabilities, propone un modello di sviluppo centrato sulla dignità, sottolineando che la governance deve garantire non solo la sopravvivenza, ma anche la possibilità per ogni individuo di vivere una vita significativa. Nussbaum scrive: “La dignità richiede che ogni persona abbia accesso a opportunità di sviluppo personale, culturale ed economico”. Infine, la governance deve promuovere un’etica della corresponsabilità. Edgar Morin evidenzia che “solo riconoscendo la dignità dell’altro come parte della nostra stessa umanità possiamo affrontare le sfide globali”. Questo richiede un cambio di paradigma, in cui la dignità diventi il principio fondante di ogni decisione politica, economica e ambientale.