La recente crisi di governo in Germania, innescata dalla mossa di Olaf Scholz di licenziare il ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, apre scenari di profondo cambiamento per la politica tedesca e per il futuro del paese in un momento di grande tensione europea e mondiale. Scholz ha dimostrato di avere ancora la forza di imporsi, nonostante il crollo della fragile coalizione “semaforo” (SPD-Verdi-Liberali), costituendo un mini-governo con i Verdi e promuovendo il suo fidato consigliere Jörg Kukies a ministro delle Finanze. Tuttavia, il quadro che emerge non è solo quello di un semplice rimpasto di potere: è piuttosto una fotografia dell’instabilità che colpisce anche uno dei pilastri dell’Unione Europea.
La frattura della coalizione e il fallimento dell’esperimento “semaforo”
L’accordo tra socialdemocratici, verdi e liberali era nato con un ambizioso intento di modernizzazione, puntando alla transizione ecologica e alla stabilizzazione dell’economia. Tuttavia, questo progetto si è scontrato ben presto con una serie di sfide senza precedenti: l’aumento dei prezzi energetici, l’indebolimento delle relazioni commerciali con la Cina e la crisi in Ucraina. La linea dura della FDP, che ha rifiutato di ammorbidire il limite al debito, ha creato continue tensioni con i partner di coalizione. Scholz ha, quindi, deciso di agire: ha anticipato i liberali nella scelta di uscire dal governo, facendo ricadere su Lindner l’immagine di chi “blocca le riforme per egoismo di partito”.
Un fallimento della politica liberale e il “momento nero” della FDP
Per i liberali, questa crisi rischia di essere il colpo di grazia. La FDP, che solo due anni fa superava l’11% dei voti, oggi rischia di non superare la soglia di sbarramento nazionale del 5%, complici le scarse performance alle elezioni locali e il generale malcontento verso un partito visto come troppo rigido in un momento di emergenza. Lindner ha tentato di salvare l’immagine del partito, proponendosi come paladino di una “svolta economica” che ha finito però per lasciare il governo senza più coesione.
La strategia di Scholz e le implicazioni per il futuro
Ora, Olaf Scholz sembra orientato a traghettare il Paese verso elezioni anticipate, con la prospettiva di sfruttare il periodo di crisi per risollevare il suo partito. Tuttavia, i sondaggi mostrano un divario importante tra la SPD e la CDU, che appare la favorita, seguita dall’AfD, il partito di estrema destra con cui nessuno vuole allearsi. Scholz punta forse a replicare un modello classico della politica tedesca: un governo di grande coalizione con la CDU, che potrebbe garantirgli una posizione di relativa stabilità.
Le implicazioni europee
La Germania, nel pieno di questa crisi, si trova in una fase delicata: i temi della sicurezza energetica, della difesa comune europea e delle relazioni con gli Stati Uniti sono centrali. L’Europa guarda con preoccupazione all’instabilità di un paese chiave per l’Unione. Un governo di coalizione a guida CDU, con un SPD indebolito, potrebbe inclinare la Germania verso una politica estera più conservatrice, meno orientata alla mediazione e alla cooperazione multilaterale.
Conclusioni
La crisi di governo in Germania riflette una più ampia difficoltà delle democrazie occidentali a rispondere a situazioni globali sempre più complesse. Le elezioni previste per la primavera potrebbero segnare una svolta storica, non solo per la Germania ma per tutta l’Europa, con il possibile ritorno di una CDU in posizione dominante e una SPD costretta a ridefinire la propria identità in un mondo che ha messo in discussione i paradigmi tradizionali della politica di coalizione.
È arrivato anche per loro il contrappasso.