INCHIESTA: Tra gli anni ‘60 e i primi anni ‘70, migliaia di donne inuit in Groenlandia, alcune appena dodicenni, furono sottoposte all’inserimento di dispositivi intrauterini (IUD) senza il loro consenso. Questa pratica, orchestrata dalle autorità danesi, mirava a controllare la crescita demografica nel territorio artico, allora sotto il controllo della Danimarca. Si stima che tra le 4.500 e le 9.000 donne siano state coinvolte, rappresentando circa la metà della popolazione femminile in età fertile dell’isola. 

Naja Lyberth, psicologa e attivista groenlandese, è stata tra le prime a denunciare pubblicamente questi abusi. All’età di 14 anni, durante una visita medica scolastica, le fu impiantata una spirale senza spiegazioni né consenso. Nel 2017, Lyberth ha condiviso la sua esperienza su Facebook, dando voce a molte altre donne che hanno subito lo stesso trattamento. La sua testimonianza ha portato alla luce le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in quel periodo. 

Le conseguenze di questa campagna di contraccezione forzata sono state devastanti. Oltre al trauma fisico e psicologico, molte donne hanno affrontato complicazioni nella fertilità e profonde ripercussioni sociali. La tradizionale struttura familiare inuit, caratterizzata da famiglie numerose, è stata compromessa, portando all’abbandono di villaggi e a migrazioni verso le città. Questo ha causato una trasformazione significativa nel tessuto sociale e culturale della Groenlandia. 

Nel marzo 2024, 143 donne groenlandesi hanno presentato una denuncia contro lo Stato danese, chiedendo un risarcimento per le sterilizzazioni forzate subite. Questa azione legale rappresenta un passo cruciale nel riconoscimento delle ingiustizie commesse e nella ricerca di giustizia per le vittime. 

Il governo danese ha avviato un’indagine ufficiale per far luce su questi eventi, con risultati attesi nel 2025. Nel frattempo, il governo autonomo della Groenlandia ha riconosciuto le sofferenze inflitte alle donne coinvolte, offrendo risarcimenti e scuse ufficiali. Il ministro delle Finanze groenlandese, Erik Jensen, ha dichiarato: “La cosa più importante è chiedere scusa alle donne. Lo facciamo qui ora, riconoscendo che sono state trattate in modo inaccettabile”. 

Questo oscuro capitolo della storia groenlandese evidenzia le gravi violazioni dei diritti umani subite dalle donne inuit. La ricerca di giustizia e riconoscimento continua, con la speranza che tali atrocità non si ripetano mai più.