IL CASO: Il recente incontro tra il Papa Francesco e Olivia Maurel, una vocale sostenitrice dell’abolizione della gestazione surrogata, ha sollevato nuovamente il dibattito sul tema tanto controverso quanto delicato degli “uteri in affitto”. Maurel, nata da una gestazione surrogata, ha condiviso la sua toccante esperienza con il Pontefice durante un incontro privato al Vaticano.
Questa audace iniziativa di Maurel arriva in concomitanza con la sua partecipazione alla Conferenza Internazionale per l’Abolizione della Gestazione Subrogata, che si terrà a Casablanca nei prossimi giorni. La sua storia personale, narrata in una lettera indirizzata al Papa, evidenzia il profondo dolore di scoprire di essere nata da una donna diversa dalla propria madre biologica.
La gestazione surrogata è stata definita da Maurel come un “mercato globale di donne e bambini”, un’attività che solleva numerose questioni etiche e legali. Sebbene in pochi Paesi essa sia legalmente riconosciuta, esistono ancora molteplici vuoti legislativi che ne permettono la pratica, spesso sfruttando la vulnerabilità delle donne coinvolte.
Il sostegno del Papa Francesco a Maurel e alla sua causa è stato totale, in linea con il suo costante impegno a favore della dignità umana e della protezione della vita. In passato, il Pontefice ha condannato fermamente la gestazione surrogata, definendola una pratica “deprimente” che offende la dignità delle donne e dei bambini, sottolineando che un figlio non può mai essere considerato un oggetto di contratto.
La firma della Dichiarazione di Casablanca da parte di numerosi giuristi internazionali e il sostegno fornito dal Papa a questa iniziativa confermano la crescente consapevolezza e l’urgenza di affrontare questa sfida su scala globale.
In conclusione, l’incontro tra il Papa Francesco e Olivia Maurel rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la gestazione surrogata e un chiaro segnale dell’importanza di promuovere una legislazione che tuteli la dignità umana e i diritti dei bambini, garantendo che nessuno sia considerato un oggetto di commercio o sfruttamento.