Si vociferava negli ambienti tradizionalisti di un “divieto assoluto” di celebrazione della Messa tridentina, magari già entro lo scorso 16 luglio. Ancora una volta si è trattato di una bufala adottata come strumento di pressione. Il governo della Chiesa, tuttavia, segue altre logiche, quelle della saggezza e della pazienza nel servizio dell’autorità.

In quest’ultimo decennio, l’avvento della comunicazione “fai da te” dei social o dei blog, ha esercitato la diffusione di idee e opinioni strumentali a condizionare i titolari di autorità sia a livello civile che ecclesiastico.

Uno dei casi più eclatanti fu il Sinodo dell’Amazzonia del 2019. Bastò che si accennasse alla possibilità di ordinare uomini autoctoni già sposati e di provata virtù per gridare allo “scandalo” dei preti uxorati. 

La Santa Sede non aveva in agenda l’universalizzazione dell’uxorato dei preti cattolici, ma studiava come fornire ministri del culto a regioni del mondo pastoralmente difficili e complesse come lo era, ad esempio il Libano. 

Un altro caso che ha fatto rumore è la disputa nella Diocesi di Würzburg tra un parroco e un diacono evidenzia quanto sia delicato l’equilibrio di autorità all’interno della Chiesa cattolica. Il parroco, imponendo orari rigidi per i servizi liturgici, ha visto la sua autorità contestata da un diacono, un ex sindaco, che ha scelto egualmente di celebrare battesimi, matrimoni e funerali in momenti non approvati. 

La disobbedienza di un diacono permanente, prima al parroco e poi al vescovo, ha innescato una serie di eventi culminati con la sospensione del diacono per insubordinazione.

Il diacono ha così fondato la “Verein für christliche Seelsorge in Freiheit” (Associazione per la cura pastorale cristiana in libertà), in cui continua a offrire servizi rituali.

Questo episodio non è un semplice conflitto di personalità o di gestione delle parrocchie. Esso riflette una tensione più profonda tra tradizione e innovazione, tra autorità ecclesiastica e autonomia pastorale. 

Il vescovo di Würzburg, intervenendo con misure disciplinari severe, non ha considerato le possibili conseguenze di un approccio così rigido. La reazione a catena è stata un piccolo scisma locale, con fedeli che abbandonano la Chiesa ufficiale per seguire i sacerdoti “vaganti” che si sono corporati con un seguito di fedeli.

Questa situazione solleva interrogativi sulla capacità delle autorità ecclesiastiche di gestire i conflitti in modo costruttivo. La rigidità nell’applicazione delle regole può alienare i fedeli e spingerli verso alternative non ufficiali. 

Prima di adottare misure draconiane, i superiori ecclesiastici dovrebbero riflettere sulle conseguenze non intenzionali delle loro decisioni. La Chiesa, per sua natura, deve saper bilanciare disciplina e misericordia, autorità e dialogo.

Un esempio recente di questo bilanciamento precario è la gestione vaticana della liturgia latina secondo il vetus ordo. 

Dopo che Papa Francesco ne ha limitato l’uso, precedentemente liberalizzato da Benedetto XVI, la reazione è stata di frustrazione tra i fedeli legati a questo rito.

C’è da dire però che da parte dei tradizionalisti c’era stata anche un’eccessiva veemenza e una falsificazione dei dati con la moltiplicazione di messe tridentine in più luoghi, ma con gli stessi gruppi di persone che giravano per assistervi.

Altre volte venivano persuasi parroci e cappellani alla celebrazione secondo il vetus ordo, ma gli stessi richiedenti non si presentavano alle celebrazioni d’orario frustando questa vota i fedeli più sensibili o almeno abituati alla Messa di S. Paolo VI.

L’approccio del Vaticano al “Cammino Sinodale” tedesco mostra un esempio di gestione più cauta. Invece di intervenire con decisioni drastiche, il Vaticano ha scelto il dialogo e il compromesso, cercando di mitigare l’impatto delle riforme proposte dai vescovi tedeschi senza compromettere completamente l’autorità romana. Questo metodo, pur non privo di critiche, evita una frattura immediata e cerca di mantenere l’unità attraverso il compromesso e la discussione.

La Chiesa deve quindi navigare con attenzione tra autorità e comprensione, disciplina e dialogo. Gli episodi di Würzburg e della liturgia tradizionale dimostrano che le decisioni autoritarie possono avere conseguenze impreviste e spesso negative. Solo attraverso un approccio più flessibile e dialogico si può sperare di mantenere l’unità e la fedeltà dei credenti, rispettando allo stesso tempo la ricca diversità delle tradizioni cattoliche.