La pace è una realtà concreta, non un ideale astratto, che si costruisce giorno per giorno attraverso l’impegno personale e collettivo. Per i francescani, ispirati dall’esempio di San Francesco d’Assisi, essa rappresenta la chiamata a una fratellanza universale che abbraccia ogni essere umano e il creato stesso. Recenti documenti della Chiesa, come l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, ci esortano a superare le divisioni e costruire reti di solidarietà e dialogo.

Questa riflessione vuole esplorare come la pace sia radicata nella dimensione spirituale, ma possa trovare applicazioni concrete nelle analisi sociologiche, particolarmente in un mondo globalizzato e segnato da disuguaglianze e conflitti.

La pace come dono e compito: prospettiva teologica e francescana 

Nella visione cristiana, la pace è anzitutto un dono di Dio. Nel Vangelo di Giovanni, Gesù risorto si rivolge ai discepoli dicendo: “Pace a voi” (Gv 20,19). Questo saluto è al tempo stesso un augurio e un mandato per costruire relazioni di armonia e riconciliazione.

San Francesco d’Assisi ha incarnato questa visione attraverso azioni concrete: l’abbraccio del lebbroso, il dialogo con il Sultano durante le crociate e il riconoscimento della dignità di ogni creatura. Il suo messaggio è oggi ripreso dalla Chiesa in documenti come Laudato si’, che lega la pace alla giustizia sociale e alla sostenibilità ambientale. Inoltre, Pacem in terris di Giovanni XXIII rimane un pilastro nella riflessione sulla pace come frutto del riconoscimento dei diritti e dei doveri di ogni persona.

Papa Francesco, nel suo discorso agli universitari del 2023, ha invitato le nuove generazioni a concepire la pace come un’opera collettiva, descrivendola attraverso la metafora del poliedro. Il poliedro rappresenta un’unità che valorizza le differenze, dove ogni faccia contribuisce alla bellezza del tutto, sottolineando la necessità di includere le diversità culturali, sociali e religiose nel progetto comune della pace.

Sociologia della pace: comprendere e affrontare le cause del conflitto 

Dal punto di vista sociologico, i conflitti nascono da disuguaglianze strutturali, esclusione sociale e assenza di dialogo. Papa Francesco, in Fratelli tutti, denuncia una “pandemia di indifferenza” che contribuisce all’aggravarsi delle tensioni globali.

Le guerre non sono inevitabili, ma il risultato di decisioni politiche ed economiche. La dichiarazione “La fraternità umana per la pace mondiale”, firmata nel 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, è un esempio di come il dialogo interreligioso possa essere un efficace strumento di prevenzione dei conflitti.

Il documento Populorum progressio di Paolo VI ribadisce che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Questa intuizione sociologica e teologica evidenzia che il superamento delle disuguaglianze economiche globali è essenziale per una pace duratura.

Il dialogo come strumento di pace: superare le visioni conflittuali 

La costruzione della pace richiede capacità di ascolto e dialogo, specialmente in un mondo polarizzato. Papa Francesco, in Fratelli tutti, richiama alla necessità di una “politica migliore”, orientata al bene comune e alla creazione di comunità accoglienti.

Un esempio pratico è il lavoro di mediazione della Comunità di Sant’Egidio, che ha dimostrato come la diplomazia parallela possa risolvere conflitti considerati intrattabili.

Tuttavia, è importante considerare criticamente alcune teorie sociologiche. Samuel Huntington, con la sua teoria dello “scontro di civiltà”, descriveva il conflitto come inevitabile tra culture diverse. La visione cristiana, al contrario, propone il dialogo e la comprensione reciproca. Allo stesso modo, Francis Fukuyama, in La fine della storia, prevedeva una stabilità globale fondata sulla democrazia liberale. Tuttavia, l’attuale “terza guerra mondiale a pezzi”, come definita da Papa Francesco, dimostra che la pace non si può garantire senza un autentico impegno per la giustizia sociale e l’inclusione.

Pace e giustizia sociale: un rapporto inscindibile 

“Il frutto della giustizia sarà la pace” (Is 32,17), afferma il profeta Isaia. Questa intuizione biblica è al centro degli appelli della Chiesa per un’economia più equa.

Nel discorso per la Giornata Mondiale della Pace 2024, Papa Francesco ha evidenziato come la povertà e l’esclusione siano tra le principali cause di conflitto. La sociologia dimostra che le disuguaglianze economiche e sociali alimentano le tensioni. La Dottrina Sociale della Chiesa offre strumenti per affrontare queste sfide, promuovendo solidarietà e sussidiarietà.

L’enciclica Laudato si’ introduce il concetto di “ecologia integrale”, che collega la pace alla cura del creato e al rispetto per la dignità umana. Questa visione invita a considerare la pace come un equilibrio dinamico che coinvolge aspetti sociali, economici e ambientali.

La pace come cammino comune 

La pace è un obiettivo che richiede coraggio, creatività e fede. Come francescani, crediamo nel potere trasformativo dei piccoli gesti. Come sociologi, comprendiamo che i cambiamenti strutturali sono possibili solo attraverso l’impegno collettivo e informato.

Chiudo con le parole di San Francesco: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”. Questa preghiera rimane un invito universale a costruire un mondo più giusto e fraterno.