L’appello di Papa Francesco contro la pena di morte, ribadito nel suo recente post su X, assume una risonanza ancora più forte in seguito alla morte di don Guido Todeschini, sacerdote veronese noto per il suo impegno contro le esecuzioni capitali. Le parole del Pontefice, che definiscono la pena di morte “sempre inammissibile”, sottolineano come nessun atto, per quanto grave, possa giustificare la soppressione della vita umana. Francesco richiama con forza l’attenzione sui diritti inalienabili della persona, ricordando che anche chi ha commesso crimini ha la possibilità di cambiare.

La posizione del Papa si è consolidata con un’importante modifica al Catechismo della Chiesa cattolica, approvata nel 2018, in cui si afferma che “alla luce del Vangelo, la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”. Questo cambiamento ha rappresentato una svolta nella dottrina della Chiesa, che si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.

Un contesto preoccupante

Il quadro globale della pena di morte, secondo le statistiche di Amnesty International, evidenzia un incremento delle esecuzioni nel 2023, nonostante il numero di paesi che le applicano sia in diminuzione. Questo aumento, che vede in testa nazioni come Iran, Arabia Saudita e Pakistan, rappresenta una contraddizione rispetto al percorso di abolizione che molte nazioni avevano intrapreso. La Chiesa, con Papa Francesco, continua a essere un faro che denuncia queste violazioni dei diritti umani, promuovendo un cammino di giustizia autentica e non punitiva.

L’eredità di don Guido Todeschini

La coincidenza tra il recente appello del Papa e la morte di don Guido Todeschini offre un’occasione per riflettere sull’impegno per l’abolizione della pena di morte. Don Guido, fondatore di Telepace e attivista instancabile, ha sempre lottato per una società che non ceda all’odio e alla vendetta, ma che accolga il valore della misericordia e del perdono. La sua testimonianza, unita alle parole del Papa, deve spingere ogni nazione a riconsiderare il proprio approccio alla giustizia, superando la logica della pena capitale in favore di un sistema che restituisca dignità e speranza anche ai colpevoli.

La sfida morale e politica

L’appello di Francesco si estende a tutte le nazioni, chiedendo coraggio ai legislatori affinché abbandonino la pratica della pena di morte e cerchino nuove strade per la giustizia. La vera sfida non è eliminare il colpevole, ma creare le condizioni per la sua redenzione e il suo recupero sociale. La Chiesa continuerà a lottare per un mondo in cui la vita, anche di chi ha sbagliato, sia sempre difesa e rispettata.