La tecnologia non è di per sé liberatoria senza formazione e ricerca critica per il progresso nella prassi sociale
Oggi parlare di scienza è estremamente importante, in un momento in cui alla crisi sistemica che sta attraversando il Modo di Produzione Capitalistico (MPC), crisi di estrema importanza a livello globale, crisi di accumulazione, di competizione e di conflitto interimperialistico finalizzato al dominio sulle risorse naturali, si aggiungono anche gli effetti devastanti di carattere economico e sociale che la crisi pandemica e il panorama sempre più incline alla guerra hanno provocato.
La tecnologia non è, dice Marx, di per sé intrinsecamente liberatoria, ma dipende dai rapporti di produzione nella quale è inserita. Il frammento dei Lineamenti[1], pertanto, ci offre un’analisi critica del ruolo della scienza, delle macchine e della società. Il General Intellect è coniato da Marx sulla somma delle competenze e le abilità sociali all’interno dell’umanità, quindi della società. Egli considerava la tecnologia e le forme organizzative come componenti essenziali nella comprensione dell’evoluzione umana e sociale. La sua menzione del concetto di interiorizzazione sottolinea l’idea che le tecnologie e le strutture organizzative non sono semplici strumenti esterni, ma piuttosto elementi che vengono assimilati e incorporati nella trama stessa della società e della cultura[2].
La tecnologia non è, pertanto, uno strumento neutro, ma un elemento che riflette e modella le dinamiche sociali. Allo stesso tempo, gli altri aspetti della società, come i rapporti sociali e le rappresentazioni mentali, influenzano a loro volta la forma e l’uso delle tecnologie. Attraverso questo concetto Marx materializza il General Intellect nei mezzi di produzione, trasformando il modo in cui il lavoro viene percepito: le macchine non sono più estensioni del lavoro umano, ma sembra che possano diventare portatrici di una forma di sapere collettivo, portando ad una situazione dove il lavoro umano può anche apparire superfluo. Proprio in questa considerazione si palesa il genio di Marx, il suo sguardo lungimirante che ha saputo carpire ciò che si sarebbe verificato duecento anni a seguire, nei giorni nostri, con l’intelligenza artificiale.
La prospettiva qui esposta rimette al centro le capacità collettive come chiave per superare la divisione del lavoro. Questo implica una valorizzazione del General Intellect, comprendendo la conoscenza, la creatività e le capacità individuali. L’attenzione è focalizzata sulla necessità di concentrarsi sull’urgenza di superare la divisione del lavoro e trasformare le relazioni sociali.
Il capitale in formazione (la scienza per l’appunto) rappresenta in effetti un importante risorsa come il lavoro e il capitale materiale e finanziario, la stessa operatività del sistema azienda. Quest’ultimo è sempre più legato al fattore produttivo e al materiale d’informazione in quanto capitale intangibile da accumulare per i processi d’incremento valoriale di impresa e dell’intero sistema capitalistico. Ecco, quindi, che si ha necessità dell’impresa di ottimizzare la risorsa in formazione in modo da avere una gestione sociale complessiva generalizzata che sappia fornire ai livelli aziendali e le basi per costruire coerenti ed efficaci e modelli decisionali.
Il fatto che la scienza si imponga attraverso le sue scoperte e le relative applicazioni pratiche la colloca come il principale campo di riflessione; ciò è valido per qualsiasi filosofia che vada oltre la mera speculazione e abbia il potere di influire sulla realtà effettiva. La verità, secondo Geymonat, alimenta il processo rivoluzionario, trasformando la teoria in pratica e diventando essa stessa prassi rivoluzionaria.
L’obiettivo principale consiste nel stabilire una corrispondenza tra la teoria solida della conoscenza e l’effettiva azione politica, pertanto coniugare lo sviluppo e la determinazione di queste tendenze. Tale rivelazione e il connubio che si viene a creare tra teoria e prassi, è alla base della dottrina marxista; tende a combinare la concezione, l’ideologia, con l’azione pratica, e dunque concretizzare e congiungere la disciplina filosofica con quella politica. Lo stesso Antonio Gramsci presentava l’esigenza di unione, per cui nella sua ricerca teorica, ha sempre dato spazio all’analisi della pratica trasformatrice, in cui il pensare e agire in questi termini richiede un’azione politica permanente al fine di formare un fronte unico di alleanza e rivoluzione.
«La tematica gramsciana riflette il connubio tra impostazione e direzione del pensiero teorico generale, e pratica della trasformazione, in quanto si espongono i caratteri della crisi mondiale, del ruolo dell’intellettuale marxista come militante, e della necessità del rapporto dialettico tra teoria di pensiero e prassi di azione, dell’internazionalismo socialista come unica via possibile. Il legame tra teoria e azione, incarnato nella cosiddetta Filosofia della Prassi, o nel cosiddetto materialismo storico, come unità tra la cultura, teoria e la pratica della trasformazione, si evince come unica dimensione di prospettiva in grado di affrontare le lotte e gli sforzi attuali di cambiamento rivoluzionario»[3].
Lo sviluppo della teoria marxista si riscontra nelle lotte e nell’emancipazione delle classi lavoratrici per raggiungere una posizione preminente all’interno della struttura sociale, e il socialismo in questo è l’espressione teorica della posizione del proletariato in questa lotta favorevole a privilegiare le condizioni materiali dei lavoratori. Le conclusioni della teoria del socialismo esprimono la necessità di attuare un conflitto di classe funzionale allo sviluppo delle relazioni storiche e sociali, e dunque la teoria incontra il suo basico criterio pratico quando fornisce degli attori politici in grado di attuare il cambiamento. Per tale ragione è possibile constatare, come il costrutto teorico tenta di raggiungere una linea di marcia volta a compiere una funzione espressamente rivoluzionaria.
Il ritorno al metodo non è solo una necessità accademica, ma un imperativo per comprendere e agire sulla complessità del mondo contemporaneo. La formazione critica è il fulcro di questo processo, in quanto permette di collegare teoria e prassi, contesto storico e azione sociale. L’eredità di pensatori come Gramsci ci ricorda l’importanza di un’analisi critica e storicamente fondata per costruire una società più equa e consapevole, in cui ogni individuo possa contribuire al progresso collettivo.
Per dare un giusto senso ai dati bisogna indagare con formule della prassi sociale, collegando il pensiero al mondo oggettivo, ossia un fatto soggettivo in relazione all’oggetto. Se la prassi è un criterio oggettivo di verità, quindi la verità è nella pratica, siamo indotti a farci una domanda: le verità che noi troviamo nella prassi sono verità assolute?
La verità per poter essere definitiva assoluta dovrebbe essere immutabile. Ed immutabile significa che si nega il movimento, il cambiamento. Ma la prassi sociale è in continuo divenire e crescita e quindi è la prassi stessa che muta il senso della verità, rendendola con carattere limitato e relativo. Se la prassi attuale non ha mezzi per provare la validità di una concezione, significa che la prassi ulteriore lo potrà fare: ciò che non ci spieghiamo oggi, lo potremmo spiegare domani, perché la ricerca della verità è un processo nel divenire storico. Questa fede nella quasi illimitata possibilità del criterio della prassi, porta a dare un senso anche alla storia della scienza e pone la verifica delle teorie scientifiche con carattere sociale senza limitare il riconoscimento delle verità assolute o delle falsità assolute: la verità è una ricerca continua ed in itinere.
La formazione è un processo complesso e dinamico, caratterizzato da una dialettica continua tra teoria e prassi, tra finalità e soggettività. Essa non è mai statica, ma si configura come un divenire storico, un itinerario in costante evoluzione. Questo implica che le affermazioni teoriche e le strutture formative siano sempre suscettibili di revisione critica, in quanto frutto di un dialogo costante con la realtà storica e sociale. In tal senso, la formazione non è solo un’esperienza individuale, ma un processo collettivo che intreccia le traiettorie personali con le trasformazioni della società[4].
Lo studio, quindi, in ultima analisi, si propone l’unità della ricerca e dell’indagine teorica con la prassi; di ricercare la strada per la comprensione della società e della via per i suoi mutamenti. La questione della democrazia per i lavoratori, del mutamento qualitativo del potere, del suo esercizio, sono oggi i terreni storicamente necessari per un’analisi che non si accontenti della mera descrizione didascalica dei fatti, ma che porti la sua scientificità alle necessarie conseguenze. Il nostro fare ricerca scientifica è attraversato dalla tensione e da un’ispirazione continua alla centralità dell’uomo sociale, della società in generale, nel profondo convincimento che solo in essa si ritrovino le soluzioni ai mali e ai grandi problemi che il mondo di oggi deve affrontare.
[1] MARX K. (1976), Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica, Einaudi, Torino.
[2] VASAPOLLO L. (2024), Marx, la scienza e la sua applicazione nell’era dell’intelligenza artificiale, Contropiano, 21 maggio, https://contropiano.org/fattore-k/2024/05/21/marx-la-scienza-e-la-sua-applicazione-nellera-dellintelligenza-artificiale-0172670
[3] Seminario internazionale L’attualità politica, sociale ed economica del pensiero e azione di Antonio Gramsci, tenuto dal Professore Luciano Vasapollo, e la collaborazione della filosofa Isabel Monal, 13 ottobre 2021, Roma.
[4] RDC (2024), Metodo, Formazione Organizzazione. Materiali per un dibattito militante.