L’Europa cerca di prendere l’iniziativa. Dopo il clamoroso attacco verbale di Trump a Zelensky nello Studio Ovale e il mancato accordo sui minerali, la diplomazia britannica e francese tentano una strada alternativa: un piano di cessate il fuoco da proporre agli Stati Uniti. Il primo ministro britannico Keir Starmer, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, ha annunciato di lavorare con l’Ucraina a un progetto di tregua che garantisca non solo la fine dei combattimenti, ma anche un quadro di sicurezza che eviti un ritorno di Mosca sui territori già invasi.

L’obiettivo è chiaro: riportare Trump al tavolo dei negoziati, cercando di condizionare la sua posizione prima che sia la Russia a dettare le regole. Il problema, tuttavia, è che il nuovo corso americano sembra avere altre priorità.

Trump sempre più lontano dall’Ucraina

L’incontro tra Trump e Zelensky non è stato solo un’umiliazione diplomatica per il leader ucraino, ma un segnale inequivocabile che Washington non considera più la guerra come una priorità strategica. L’ex presidente, nel suo secondo mandato, ha adottato una posizione apertamente “neutralista”, sostenendo che la guerra deve finire rapidamente, anche se questo significa accettare compromessi sfavorevoli per Kiev.

Starmer e Macron, nel tentativo di mantenere l’Europa al centro dei negoziati, stanno cercando di colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, ma si trovano di fronte a un dilemma:

• Senza il sostegno americano, chi garantirà la sicurezza dell’Ucraina dopo un cessate il fuoco?

• Quali strumenti ha l’Europa per imporre un accordo a Putin, che finora ha sfruttato ogni tregua per rafforzarsi militarmente?

• Se Trump non è coinvolto nei negoziati, Mosca potrebbe accettare un piano proposto solo dall’Europa?

Per quanto Londra e Parigi vogliano dimostrare la propria indipendenza strategica, la realtà è che nessuna soluzione sarà credibile senza un coinvolgimento americano.

Un esercito europeo per l’Ucraina? L’idea rischiosa di Starmer

Un punto fondamentale del piano europeo riguarda la possibilità di dispiegare forze europee in Ucraina per garantire il rispetto del cessate il fuoco. Starmer ha parlato di una “coalizione di volenterosi” che potrebbe assumersi questo compito, senza però chiarire chi sarebbe disposto a inviare truppe e con quali regole di ingaggio.

L’idea è estremamente delicata. Significherebbe, di fatto, un coinvolgimento militare diretto di Paesi europei nel conflitto, con tutti i rischi che ne conseguono:

• Putin lo considererebbe un’escalation diretta, mettendo in pericolo la fragile stabilità della regione.

• L’UE non ha una forza militare comune, e creare una missione multinazionale richiederebbe mesi di preparazione e un consenso che oggi appare lontano.

• I cittadini europei sarebbero pronti ad accettare l’idea di truppe in Ucraina? Francia, Germania e Italia hanno opinioni molto diverse su un coinvolgimento più attivo nel conflitto.

Starmer ha assicurato di fidarsi di Trump quando dice di volere una pace duratura. Ma quanto può valere questa fiducia, dopo che l’amministrazione americana ha già dimostrato di essere pronta a voltare le spalle a Kiev?

Il vero problema: l’Europa è ancora troppo debole

L’incontro di Londra mostra una verità scomoda: l’Europa non è ancora in grado di prendere il comando nella crisi ucraina.

Negli ultimi anni si è parlato molto della necessità di un’Europa più sovrana, capace di gestire autonomamente la propria sicurezza senza dipendere da Washington. Tuttavia, nei fatti:

• Le capacità militari europee sono ancora troppo frammentate, con eserciti che operano con dottrine e sistemi d’arma differenti.

• Il finanziamento della difesa è insufficiente: nonostante l’impegno di Starmer a portare la spesa militare al 2,5% del PIL entro il 2027, molti Paesi europei non rispettano nemmeno l’attuale soglia del 2% richiesta dalla NATO.

• Le divisioni politiche restano profonde: mentre Macron è favorevole a un maggiore impegno diretto, altri Paesi, come la Germania e l’Italia, sono molto più cauti e riluttanti a una partecipazione militare attiva.

Senza una politica di difesa comune, senza una forza militare europea operativa e senza una strategia chiara per trattare con la Russia, i tentativi di mediazione europei rischiano di rimanere solo dichiarazioni di intenti.

L’Europa può davvero prendere il controllo della situazione?

L’iniziativa di Starmer e Macron è lodevole, ma rischia di essere un’illusione. Senza un reale impegno americano, senza una forza militare credibile e senza un chiaro consenso interno all’UE, il piano europeo per un cessate il fuoco potrebbe rivelarsi solo un tentativo diplomatico senza conseguenze concrete.

Putin ha già dimostrato di usare le tregue a proprio vantaggio. Se l’Europa vuole davvero essere protagonista nella risoluzione del conflitto, deve prima dimostrare di avere gli strumenti per farlo. Fino ad allora, la pace in Ucraina sarà decisa altrove.