Il Cremlino seguiva con grande interesse e speranza le dinamiche politiche statunitensi. Secondo diverse fonti interne, riportate dal Moscow Times, il governo russo e l’élite imprenditoriale russa guardavano con favore alla possibile vittoria di Donald Trump, già presidente dal 2016 al 2020, e da sempre visto come un interlocutore più disponibile per Mosca rispetto all’attuale presidente Joe Biden. Le relazioni tese tra Stati Uniti e Russia, aggravate dall’invasione dell’Ucraina e dalle sanzioni internazionali, hanno spinto il Cremlino a desiderare un cambiamento nella Casa Bianca. Ma il ritorno di Trump è realmente vantaggioso per la Russia?

Le radici del sostegno russo a Trump

Il sostegno della leadership russa a Trump non è una novità. Nel 2016, il candidato repubblicano ha costruito la sua campagna elettorale su una promessa di relazioni meno conflittuali con Mosca, promuovendo un’immagine pragmatica e di apertura al dialogo. Questa visione è ancora viva oggi tra i funzionari russi, che vedono in Trump una figura con cui è possibile “costruire comunicazione,” priva delle accuse di criminalità e violazioni dei diritti umani che Biden ha indirizzato al presidente russo Vladimir Putin.

Per il Cremlino, il ritorno di Trump potrebbe comportare una riduzione del sostegno militare e finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina, uno degli obiettivi principali di Mosca. Con Biden alla presidenza, l’Ucraina ha ricevuto un massiccio supporto, ma Trump ha lasciato intendere che il suo approccio alla guerra sarebbe diverso, più vicino a un negoziato che a un conflitto continuo.

Il silenzio ufficiale di Mosca e l’analisi a porte chiuse

Ufficialmente, il Cremlino ha mantenuto un atteggiamento di neutralità. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che le elezioni presidenziali degli Stati Uniti sono “una questione interna,” e ha sottolineato che il presidente Putin non ha seguito in diretta i dibattiti. Tuttavia, dietro le porte chiuse, i diplomatici e le agenzie di intelligence russe analizzano attentamente gli sviluppi della campagna elettorale americana e i dibattiti, valutando come ogni candidato possa influire sulle relazioni tra Mosca e Washington.

Secondo Boris Bondarev, ex diplomatico russo, “la politica aperta e trasparente negli Stati Uniti fornisce un’enorme quantità di informazioni” per Mosca. Ciò permette al Cremlino di prepararsi strategicamente in base agli sviluppi politici americani, soprattutto ora che l’immagine di Biden appare indebolita dalla sua performance incerta nei dibattiti, un elemento visto con entusiasmo dai falchi russi.

La prudenza di Mosca: Opportunità e rischi sul ritorno di Trump

Nonostante l’entusiasmo per la vittoria di Trump, la leadership russa rimane cauta. Il ritorno del candidato repubblicano potrebbe offrire opportunità, ma presenta anche rischi: la politica estera imprevedibile di Trump e la sua propensione a prendere “decisioni audaci” potrebbero portare a situazioni più destabilizzanti di quanto Mosca desideri, specialmente nel contesto della guerra in Ucraina.

Dmitry Suslov, del Centro per gli Studi Europei e Internazionali presso la Scuola Superiore di Economia di Mosca, ha dichiarato che “una controparte meno disposta a intensificare il conflitto, come Biden, è più affidabile.” Questa considerazione mostra come alcuni elementi della leadership russa preferiscano la prevedibilità, vedendo in Trump un possibile fattore di caos, più che di stabilità.

L’influenza della propaganda russa e il gioco di Putin

Parallelamente, la propaganda di Stato e i media filo-Cremlino non perdevano l’occasione per attaccare l’età e la stabilità di Biden, mentre ora enfatizzano l’importanza di leader che “vivono per amore del loro paese,” una retorica che trova eco nelle parole della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Questi messaggi avevano come obiettivo la delegittimazione del sistema politico americano per seminare dubbi sulla stabilità della leadership democratica, mantenendo viva l’immagine di Trump come alternativa valida e pragmatica.

Le incertezze del futuro

Molti analisti russi ritengono che il ritorno di Trump potrebbe non portare i benefici sperati dal Cremlino. Durante la sua prima presidenza, le aspettative di una politica estera più favorevole a Mosca non si concretizzarono appieno. Le sanzioni anti-russe aumentarono e il Congresso impose una posizione più rigida nei confronti di Mosca, limitando la libertà d’azione di Trump.

Leonid Slutsky, capo della commissione per gli affari esteri della Duma di Stato, ha avvertito che la politica bipartisan contro la Russia potrebbe persistere, indipendentemente dal candidato vincente. Slutsky ha ribadito che la Russia è “aperta al dialogo, ma solo a condizioni di rispetto reciproco,” riflettendo una posizione di cautela e realismo sulle aspettative di un possibile disgelo.

Una partita complessa per il Cremlino

Mentre il Cremlino monitora attentamente il panorama politico americano, il ritorno di Trump alla Casa Bianca rappresenta ora una prospettiva ambivalente per la Russia. Da un lato, Trump potrebbe rappresentare un interlocutore più disponibile al dialogo, soprattutto riguardo alla questione ucraina. Dall’altro lato, la sua imprevedibilità e il rischio di escalation in altre aree geopolitiche potrebbero destabilizzare ulteriormente le relazioni internazionali.

La cautela della leadership russa rivela una consapevolezza della complessità di una possibile nuova presidenza Trump. Per Mosca, il desiderio di una politica estera americana meno ostile si scontra con la realtà di un clima di ostilità bipartisan che rischia di limitare i cambiamenti anche sotto un governo repubblicano. La Russia resta in attesa, pronta a trarre vantaggio da ogni opportunità, ma consapevole delle limitazioni e dei rischi di una nuova era Trump.