Incombe negli USA lo spettro per la fine delle democrazia
La recente sentenza della Corte Suprema che concede un’ampia immunità a Donald Trump per le sue azioni come presidente rappresenta una svolta preoccupante nel regime giuridico applicabile all’inquilino della Casa Bianca. Questa decisione della maggioranza conservatrice esonera il presidente dalla responsabilità nell’esercizio della sua autorità costituzionale, dichiarandolo presumibilmente immune in tutti gli atti ufficiali. Secondo i tre giudici progressisti della Corte, questa sentenza apre la strada a “scenari da incubo” dove un presidente potrebbe essere dichiarato immune anche per crimini gravi come l’assassinio di rivali politici, l’accettazione di tangenti e persino per aver orchestrato un colpo di stato. È comprensibile, quindi, perché esprimano la loro “paura per la democrazia”.
La Dissidenza dei Giudici Progressisti
Il principale voto dissenziente è stato redatto dal giudice Sonia Sotomayor, con il sostegno di Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson. La loro opinione è espressa in termini fortemente critici. Sotomayor sottolinea che “il presidente degli Stati Uniti è la persona più potente del paese, e forse del mondo. Quando usa i suoi poteri ufficiali in qualsiasi modo, ora sarà protetto dall’azione penale”. Questo, secondo loro, significa che anche azioni estremamente pericolose e illegali come ordinare l’omicidio di un rivale politico o organizzare un colpo di stato militare sarebbero coperte da immunità.
Scenari da Incubo e la Minaccia alla Democrazia
Anche se questi scenari da incubo potrebbero non verificarsi mai, il danno è già fatto. La relazione tra il presidente e il popolo che serve è cambiata irrevocabilmente. Il presidente è ora un “re al di sopra della legge”. L’opinione dissenziente dei giudici progressisti evidenzia come l’uso corrotto del potere presidenziale potrebbe rimanere impunito, una prospettiva che mina i fondamenti stessi della democrazia americana.
La Controversia della Sentenza
La decisione della maggioranza, scritta dal presidente della Corte Suprema John Roberts, sostiene che “il presidente non può essere perseguito per aver esercitato i suoi principali poteri costituzionali”. Questa affermazione include una presunta immunità giudiziaria per tutti gli atti ufficiali del presidente. Roberts cerca di mitigare l’impatto della sentenza con alcune precisazioni, come il fatto che “il presidente non gode dell’immunità per i suoi atti non ufficiali”. Tuttavia, queste precisazioni appaiono deboli di fronte alla portata della decisione principale.
Implicazioni per il Futuro
Questa sentenza arriva in un momento critico, con Donald Trump che aspira a essere rieletto per un secondo mandato nelle elezioni del 5 novembre. La decisione della Corte Suprema sembra spianargli la strada, concedendogli una sorta di armatura legale. Questa protezione speciale rende difficile perseguirlo per i presunti crimini legati all’alterazione dei risultati delle elezioni del 2020.
La decisione della Corte Suprema di concedere un’ampia immunità presidenziale è una minaccia significativa per la democrazia americana. I timori espressi dai giudici progressisti sottolineano i rischi di una presidenza non soggetta a controlli e bilanciamenti efficaci. La sentenza non solo favorisce Donald Trump, ma crea un precedente pericoloso che potrebbe proteggere future amministrazioni dalle conseguenze delle loro azioni illegali. È imperativo che il popolo americano e i suoi rappresentanti trovino modi per garantire che nessuno, nemmeno il presidente, sia al di sopra della legge.