EDITORIALE: La recente Conferenza per la Pace, svoltasi a Burgenstock, Svizzera, ha visto la partecipazione di 92 Paesi, ma solo 80 di essi hanno sottoscritto la dichiarazione finale. Dodici nazioni, tra cui India, Arabia Saudita, Brasile e Sudafrica, hanno scelto di non firmare il documento che riafferma la necessità di raggiungere la pace attraverso il rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Questo rifiuto sottolinea l’esistenza di un fronte di scetticismo e di neutralità che continua a caratterizzare il panorama geopolitico internazionale.

Le Dichiarazioni dei Leader

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che si sta già lavorando per un secondo summit, riconoscendo però che “alcuni governi hanno fatto scelte diverse” a causa dei loro rapporti storici con la Russia. La premier italiana Giorgia Meloni, presente a Lucerna, ha avvertito: “Confondere la pace con la resa è pericoloso”, sottolineando l’importanza di una pace giusta e duratura che non comprometta la sovranità ucraina.

L’Importanza del Dialogo

La dichiarazione finale, approvata dagli 80 Paesi, si basa sui principi della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo l’integrità territoriale e la sovranità degli Stati come fondamenti per una pace duratura in Ucraina. Tuttavia, la mancata adesione di alcune nazioni chiave evidenzia la complessità del raggiungimento di un consenso globale.

I Prossimi Passi

Zelensky ha delineato le prossime tappe del processo di pace, che includono riunioni a livello ministeriale e la continuazione dei lavori sui tre dossier principali del vertice: questioni umanitarie, sicurezza nucleare e garanzie per le esportazioni alimentari ucraine. La partecipazione attiva di Paesi come l’Arabia Saudita, che ha proposto di ospitare la prossima conferenza, potrebbe rappresentare un passo avanti verso un coinvolgimento più ampio e inclusivo.

Le Critiche e le Sfide

Non mancano le critiche interne ed esterne al processo. Alessandro Orsini, esperto di sicurezza internazionale, ha evidenziato su X le difficoltà finanziarie di sostenere l’Ucraina, sottolineando che il costo della guerra supera di gran lunga i fondi promessi dal G7. Allo stesso tempo, il ministro italiano Guido Crosetto ha dichiarato a Bruxelles che l’Italia non ha i fondi necessari per contribuire al fondo annuale richiesto dalla NATO.

Il summit di Burgenstock rappresenta un passo importante ma incompleto verso la pace. La sfida principale rimane quella di coinvolgere tutte le parti in un dialogo costruttivo che possa portare a una soluzione condivisa e duratura. La strada verso la pace in Ucraina è lunga e irta di ostacoli, ma il dialogo e il coinvolgimento continuo della comunità internazionale sono essenziali per sperare in un futuro di stabilità e sicurezza.