DOSSIER: Il 2 agosto 1980, un’esplosione devastò la stazione ferroviaria di Bologna, causando la morte di 85 persone e ferendone oltre 200. Questo tragico evento, noto come la Strage di Bologna, rappresenta uno dei momenti più bui della storia italiana del dopoguerra e un simbolo della violenza politica che ha scosso il paese durante gli “anni di piombo”.

L’Attacco e le Vittime

Alle 10:25 del 2 agosto, una bomba nascosta in una valigia esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. L’attentato provocò il crollo di parte dell’edificio e il danneggiamento di numerosi treni. Le vittime erano persone comuni, molte delle quali stavano per partire o erano appena arrivate in città.

Le Indagini e i Processi

Le indagini sulla strage furono lunghe e complesse. Sin dall’inizio, si sospettò che l’attentato fosse opera di gruppi neofascisti, nell’ambito di una strategia della tensione mirata a destabilizzare il paese. Dopo diversi anni di inchieste e processi, nel 1995, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, membri del gruppo neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), furono condannati all’ergastolo come esecutori materiali dell’attentato. Successivamente, altre persone furono condannate per concorso in strage e per depistaggio delle indagini.

I depistaggi

Sin dai primi momenti successivi all’attentato, vi furono numerosi tentativi di depistaggio. Diversi settori dei servizi segreti italiani, in particolare il SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), cercarono di ostacolare le indagini e di sviare l’attenzione dalle responsabilità dei neofascisti. Furono create false piste che attribuivano la strage a gruppi di estrema sinistra o a movimenti palestinesi. Uno degli episodi più noti riguarda il falso dossier presentato dall’agente del SISMI, Francesco Pazienza, che portò a indagare su piste inconsistenti.

I condannati

Oltre a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, tra i condannati vi sono Luigi Ciavardini, condannato nel 2007 per concorso nella strage, e Gilberto Cavallini, condannato nel 2020 per lo stesso reato. Licio Gelli, capo della loggia massonica P2, fu condannato per il depistaggio delle indagini insieme a Federico Umberto D’Amato e Piero Musumeci, alti funzionari del SISMI. Carlo Maria Maggi, esponente di Ordine Nuovo, fu condannato nel 2017 per la sua responsabilità morale nell’attentato.

Gli impuniti e le zone d’ombra

Nonostante le condanne, molte persone coinvolte nei depistaggi non hanno mai scontato pene severe. Licio Gelli, ad esempio, ha vissuto gran parte della sua vita in libertà nonostante le condanne. Altri membri dei servizi segreti e dell’estrema destra che potrebbero aver avuto un ruolo nella strage non sono mai stati definitivamente identificati o processati.

Persistono ancora molte domande senza risposta riguardo alla strage di Bologna. Tra i principali dubbi vi sono:

1.   I Mandanti: Chi furono i mandanti reali della strage? Se è chiaro che i NAR furono gli esecutori materiali, meno chiaro è chi abbia orchestrato e finanziato l’attentato.

2.   Il Ruolo dei Servizi Segreti: Quale fu il ruolo esatto dei servizi segreti italiani e delle potenze straniere nella strategia della tensione?

3.   Complicità Internazionali: Quale fu il coinvolgimento di apparati stranieri, come la CIA o altre organizzazioni internazionali, nel sostenere i gruppi neofascisti italiani?

Il contesto internazionale

Il contesto internazionale della Guerra Fredda giocò un ruolo significativo in questi eventi. L’Italia, come paese di confine tra l’Occidente e il blocco comunista, era un terreno di scontro tra diverse influenze politiche. Gli Stati Uniti, attraverso la NATO e la CIA, e l’Unione Sovietica, tramite il KGB, cercavano di influenzare la politica italiana. Alcune teorie suggeriscono che i servizi segreti occidentali potrebbero aver avuto un ruolo nel sostenere i gruppi neofascisti per contrastare l’influenza comunista.

Il ruolo dei neofascisti

I gruppi neofascisti, come i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), furono strumenti chiave in questa strategia. I NAR, fondati nel 1977 da Valerio Fioravanti, erano noti per la loro estrema violenza e per la convinzione che solo attraverso il terrore si potesse risvegliare l’Italia da quella che vedevano come una crisi morale e politica. La loro ideologia si ispirava al fascismo, e le loro azioni terroristiche erano mirate a destabilizzare il sistema democratico italiano.

La polemica di Giorgia Meloni

Durante le commemorazioni del 2024, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha suscitato polemiche per non aver esplicitamente riconosciuto la matrice neofascista della strage nelle sue dichiarazioni ufficiali. Meloni ha espresso solidarietà per le vittime e ha ribadito l’impegno per la verità, ma ha evitato di usare termini specifici come “neofascista” o “fascista”  .
Le dichiarazioni di Meloni hanno provocato reazioni accese da parte dei familiari delle vittime e delle forze politiche di opposizione. Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime, ha criticato Meloni per non aver riconosciuto pienamente le responsabilità storiche e giudiziarie, sottolineando il pericolo di riscrivere la storia . Anche esponenti del Partito Democratico e dell’ANPI hanno espresso preoccupazione per le ambiguità nelle parole di Meloni e per i tentativi di negazionismo da parte di alcuni membri del governo 

Le vittime e i sopravvissuti oggi

Le vittime della Strage di Bologna erano persone comuni, provenienti da tutta Italia e da altre nazioni. Tra di loro c’erano famiglie in vacanza, studenti, lavoratori, anziani e bambini. La memoria delle vittime è mantenuta viva da famiglie e associazioni che ogni anno, il 2 agosto, commemorano l’evento con cerimonie e momenti di riflessione.

I sopravvissuti e i feriti della strage hanno vissuto con cicatrici fisiche e psicologiche profonde. Molti di loro hanno dovuto affrontare lunghe riabilitazioni e convivere con traumi che hanno segnato le loro vite. Alcuni hanno trovato la forza di parlare pubblicamente delle loro esperienze, contribuendo a mantenere alta l’attenzione su questo tragico evento e sulla necessità di giustizia e verità.

Matteo Zuppi: “Poteri occulti sono sempre anticristiani”

“Se gli autori fascisti della strage volevano terrorizzare per dividere, per imporre il loro ordine, con complicità inquietanti e purtroppo non chiarite, la reazione è stata quella che permette sempre di affrontare il male: la solidarietà. E’ la forza che non fa arrendere di fronte ai poteri e ai pensieri occulti, che sono sempre anticristiani perché contro la persona”. A dirlo è il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei, nel corso della messa celebrata come ogni anno in suffragio per le vittime della strage. Ricordare quei fatti, afferma Zuppi, “ci aiuta a sentirci comunità, a non scappare e a non fare finta. E colpisce sempre come si ricrea quella solidarietà sorta immediatamente di fronte alla strage”. Fare memoria, dice ancora il cardinale, “ci fa vivere in maniera più consapevole e responsabile. Non si perda l’orrore di quella violenza”.

A 44 anni dalla Strage di Bologna, rimane il ricordo di un evento tragico che ha segnato profondamente l’Italia. La ricerca della verità, sia giudiziaria che storica, continua a essere un compito fondamentale per rendere giustizia alle vittime e per comprendere appieno le dinamiche di quegli anni turbolenti. La memoria di quella giornata e la consapevolezza delle forze oscure che hanno cercato di destabilizzare il paese devono rimanere vive, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.

La Strage di Bologna è un monito per le generazioni future sull’importanza della trasparenza, della giustizia e della vigilanza democratica. È un ricordo doloroso, ma necessario, che ci spinge a non dimenticare le vittime e a continuare a cercare la verità in un contesto storico ancora avvolto da troppe ombre.