Nel rispondere ai gesuiti Sloveni in occasione del suo viaggio apostolico del luglio del 2021, Papa Francesco ha detto che l’ideologia ha sempre il fascino diabolico perché non è incarnata.
Dopo il Novecento dei totalitarismi, anche il momento attuale vive sotto la minaccia di forme di influenza culturale asservite al potere politico.
Ogni forma di ideologia, che cerca d’imporsi in modo subdolo o manifesto, deve essere smascherata alle radici.
L’ideologia del «gender», ad esempio, è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale.
Nell’astrazione, infatti, tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale.
Una coppia omosessuale, infatti, deve essere accompagnata pastoralmente perché vada incontro a Cristo.
Benché oggi sia questo il trend delle preoccupazioni «apologetiche» di alcuni chierici, c’è anche all’interno della Chiesa una sofferenza e una forma di colonizzazione delle menti.
È la tentazione di tornare indietro.
È una forma di colonizzazione ideologica. Non è un problema davvero universale, ma piuttosto specifico delle Chiese di alcuni Paesi. La vita ci fa paura.
In un mondo che è così condizionato dalle dipendenze e dalla virtualità ci fa paura essere liberi.
Il grande inquisitore di Dostoevskij: trova Gesù e gli dice: «Perché hai dato la libertà? È pericolosa!». L’inquisitore rimprovera Gesù di averci dato la libertà: sarebbe bastato un po’ di pane e nulla di più. Per questo oggi si torna al passato: per cercare sicurezze. Ci dà paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci dà paura andare avanti nelle esperienze pastorali.
Al Sinodo sulla famiglia è stato fatto un grande sforzo per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno.
Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale. Ci danno paura gli incroci dei cammini di cui ci parlava Paolo VI. Questo è il male di questo momento. Cercare la strada nella rigidità e nel clericalismo, che sono due perversioni.
È un’epoca affascinante, di un fascino bello, fosse anche quello della croce: bello per portare avanti la libertà del Vangelo. La libertà!
Occorre stare attenti e vigilare.
Andare avanti non è lodare l’imprudenza, ma capire che il tornare indietro non è la strada giusta; lo è, invece, andare avanti nel discernimento e nell’obbedienza alla Chiesa.