La sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani contro l’Italia per la gestione della Terra dei Fuochi è una condanna che pesa come un macigno. Non solo per il nostro Paese, ma soprattutto per quella parte di Stato – fatto di governi, istituzioni e amministratori locali – che per decenni ha ignorato, minimizzato o addirittura coperto lo scempio ambientale e sanitario che si consuma tra Napoli e Caserta.
C’è un rischio grave, reale e accertabile per la vita di chi vive in questa terra martoriata. Un rischio imminente. Così si esprimono i giudici di Strasburgo, sottolineando come la risposta dello Stato sia stata lenta, insufficiente e inefficace, con informazioni nascoste dietro il segreto di Stato e azioni giudiziarie spesso inconsistenti. Non ci sono più scuse. La verità, ormai, è scritta nero su bianco in una sentenza internazionale: la popolazione della Terra dei Fuochi è stata abbandonata, lasciata morire tra tumori, malformazioni e veleni nascosti sotto la terra e bruciati nei roghi notturni.
L’autolesionismo della camorra: il crimine contro la propria gente
Ma se la colpa dello Stato è l’inerzia, la colpa della camorra è il crimine più vigliacco e autolesionista che si possa immaginare: uccidere la propria stessa gente, avvelenare i propri stessi figli. Perché questo è quello che ha fatto la criminalità organizzata campana: ha trasformato la Campania Felix in un cimitero tossico, accettando i soldi delle grandi industrie del Nord e del Sud Europa per seppellire il veleno sotto i campi coltivati, accanto alle case, vicino alle scuole.
Per un pugno di denaro, i clan hanno venduto la terra dei propri padri e condannato le proprie madri, le proprie mogli, i propri figli a morire di tumore. I camorristi hanno sempre dimostrato di non avere alcuna pietà per le loro vittime, ma mai come in questo caso il loro cinismo è apparso tanto folle e suicida: se uccidere il prossimo è già un atto di barbarie, farlo sapendo che anche i tuoi figli respirano gli stessi fumi tossici, bevono la stessa acqua contaminata, mangiano lo stesso cibo avvelenato, è qualcosa che supera la semplice logica del crimine ed entra nel regno dell’autodistruzione.
Lo Stato assente: complice o incapace?
L’altro grande responsabile è lo Stato. Un sistema giudiziario debole, un apparato amministrativo corrotto o incompetente, una politica cieca o collusa hanno permesso questo disastro. Strasburgo lo dice chiaramente: lo Stato italiano non ha fatto abbastanza per fermare il disastro ambientale e proteggere i cittadini.
Eppure, i segnali c’erano. Le denunce di attivisti, sacerdoti, medici e cittadini coraggiosi – come don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, o come il magistrato Federico Bisceglia, morto in circostanze sospette – hanno risuonato per anni. Quanti altri dovranno morire prima che la politica si svegli?
Quando lo Stato non difende i suoi cittadini, è un fallimento. Quando permette che per trent’anni una regione venga trasformata in una discarica a cielo aperto senza muovere un dito, è una vergogna internazionale. E ora è arrivata la condanna ufficiale: non si può più negare, non si può più far finta di nulla.
Una sentenza che deve diventare giustizia
Questa sentenza non deve restare una semplice dichiarazione di principio, ma deve trasformarsi in azioni concrete. Serve una bonifica immediata, vera e trasparente. Servono controlli serrati su ogni singolo camion di rifiuti, su ogni azienda coinvolta, su ogni appalto assegnato. Servono condanne esemplari per i camorristi, per gli imprenditori senza scrupoli e per tutti quei politici che hanno chiuso un occhio (o entrambi).
E serve soprattutto verità e giustizia per chi è morto: per i bambini, per le famiglie distrutte, per tutti coloro che hanno pagato con la vita l’avidità di pochi.
La Terra dei Fuochi non è solo una vergogna italiana, è un crimine contro l’umanità. E ora, finalmente, il mondo lo sa.