La nostra testata si sta occupando della tornata elettorale in Iran grazie al dinamismo dei suoi corrispondenti per il Medio Oriente e alla novità che questo servizio rappresenta nel panorama mediatico italiano. Il risultato delle elezioni in Iran è importante anche nell’assetto geopolitico europeo per quella che era stata finora  la collaborazione militare del defunto presidente Ebrahim Raisi a Vladimir Putin nella guerra contro l’Ucraina.

L’Azerbaigian occidentale, da cui proviene il candidato Masoud Pezeshkian, si è unito al boicottaggio delle elezioni iraniane dopo l’annuncio del boicottaggio in Kurdistan, Ahvaz e Baluchistan. Dopo metà giornata di elezioni, non sono stati annunciati dati sulla partecipazione, il che dimostra la preoccupazione del regime e conferma la scarsa partecipazione. 

Possiamo dire con sicurezza che i giovani e tutti coloro che hanno partecipato alle manifestazioni per Mahsa Amini e contro la repressione hanno aderito al boicottaggio.

Omar Khanzadeh, vice segretario generale del Partito Komala del Kurdistan iraniano, ha detto al sito Akhbarakum – Akhbarna: “Quello che sta accadendo oggi in Iran è un circo elettorale e non vere elezioni democratiche. Ha aggiunto che il regime dovrebbe aprire gli aeroporti e le frontiere ai giornalisti per mostrare la verità della situazione e far vedere al mondo la freddezza che caratterizza queste elezioni.”

Ha detto che c’è una vera opposizione che rifiuta l’imposizione della posizione della Guida Suprema e ha fatto riferimento a ciò che ha scritto Zahra Mousavi, figlia di Mir Hossein Mousavi e Zahra Rahnavard, i leader del “Movimento Verde” che sono agli arresti domiciliari, su Instagram: “Gli agenti di sicurezza oggi hanno chiesto di portare l’urna elettorale a casa, ma mio padre e mia madre hanno detto che non parteciperanno alle elezioni.”

Ha detto: “Nei primi minuti del processo di voto, la Guida Suprema Ali Khamenei ha votato davanti ai giornalisti, affermando che ‘la continuità, la stabilità e la dignità del sistema della Repubblica Islamica nel mondo dipendono dalla presenza della gente’.”

Ha confermato che “gli iraniani residenti in paesi come Australia, Germania, Gran Bretagna e Nuova Zelanda hanno organizzato marce e proteste davanti ai consolati iraniani e ai seggi elettorali.”