Il Titanic fa vittime anche da relitto. Il costoso batiscafo da turismo concepito per visionare il celebre transatlantico inabissatosi a 3500 metri di profondità è imploso uccidendo all’istante i suoi cinque occupanti.
Ogni tragedia in mare richiede sempre e comunque rispetto per le vittime e ammirazione per i soccorritori.
La recente scomparsa del batiscafo Titan utilizzato per far visionare a turisti facoltosi il relitto del Titanic, ha suscitato un sentimento misto di commozione ed indignazione.
Il clamore mediatico e i mezzi impiegati dagli Stati per recuperare i cinque passeggeri di un’avventura degli abissi pagata 250 mila dollari a testa, non hanno paragone rispetto al silenzio e alle omissioni verso le migliaia di migranti in Mediterraneo che si inabissano su delle carrette del mare.
Una vita non vale forse come un’altra?
Turisti vs migranti
Nel 1912 il transatlantico Titanic, il cui motto era “nemmeno Dio lo affonda”, si inabissò al suo viaggio inaugurale nelle acque ghiacciate al largo di Terre-Neuve.
Sembra che la grande nave voleva stabilire un record di velocità che però non tenne conto della possibilità di collisione contro gli iceberg.
Il batiscafo Titan faceva parte un’azienda, la OceanGate, che offriva temerarie emozioni a 3500 metri di profondità.
I relitti, come per un cimitero degli abissi, vanno rispettati per la storia che custodiscono, il simbolo che rappresentano, i corpi che custodiscono, le vestigia che conservano, sia in tempo di guerra che in tempo di pace.
Nel Mediterraneo, più di 1300 migranti hanno perso la vita sulle rotte che portano all’Europa dall’inizio dell’anno.
Mezzi considerevoli
Oltre alla differenza nel trattamento mediatico, i mezzi impiegati per salvare i cinque passeggeri del Titan sono stati considerevoli.
In particolare, sono stati mobilitati navi di ricerca, robot sottomarini, aerei americani antisom…
I sostenitori di una severa politica migratoria sostengono che i ricchi del Titan stessero facendo un viaggio legale.
I sostenitori di “assistenza ai naufraghi” ricordano che anche i clandestini sono esseri umani.
Africani vs ucraini
“Non siamo umani come gli altri?” si è chiesto, alla fine di maggio, il primo ministro burkinabè Apollinaire Kyélem de Tambèla.
In Occidente, rispetto all’Ucraina, c’è quasi un’indifferenza per la crisi etiope, sudanese o saheliana.
Esiste il principio della solidarietà e della notiziabilità di prossimità, ma se i migranti sono annegati meno lontano dall’Europa rispetto ai passeggeri del Titan, c’è da chiedersi il perché di due pesi e di due misure.