Resort per poliziotti e rifugio per cani randagi albanesi a spese del contribuente italiano
In un’inchiesta che ha dell’incredibile, la televisione albanese ha svelato come l’hub per migranti, tanto decantato dal governo italiano, si sia trasformato in una farsa costosa e inefficace. Invece di ospitare i migranti da espellere, la struttura è diventata un luogo di ozio per le forze di polizia italiane e un rifugio improvvisato per cani randagi, il tutto a spese dei contribuenti italiani.
Un progetto nato sotto una cattiva stella
L’accordo tra Italia e Albania prevedeva la costruzione di centri per il rimpatrio dei migranti, con una capacità di accoglienza fino a 3.000 persone. Tuttavia, fin dall’inizio, l’iniziativa è stata criticata come una mera operazione propagandistica, priva di efficacia reale nella gestione dei flussi migratori.
Costi esorbitanti per risultati inesistenti
Il 14 ottobre scorso, la nave della Marina Militare italiana “Libra” ha trasportato 16 migranti in Albania, con un costo stimato tra i 250.000 e i 290.000 euro. Questo spreco di risorse ha suscitato indignazione, con molti che hanno definito l’operazione un affronto alla Costituzione albanese e una violazione dei diritti umani.
Un hub deserto e una “dolce vita” per le forze dell’ordine
Nonostante gli ingenti investimenti, l’hub per migranti è rimasto praticamente vuoto. Le forze di polizia italiane, inviate per gestire la struttura, si sono ritrovate senza compiti specifici, trasformando l’hub in una sorta di resort dove trascorrere il tempo in ozio. Nel frattempo, la mancanza di ospiti ha portato all’utilizzo degli spazi come rifugio per cani randagi, aggiungendo ulteriore beffa al danno.
Una gestione fallimentare e critiche internazionali
L’intera operazione è stata bollata come una “farsa costosa e crudele” da organizzazioni internazionali, sottolineando come lo schema rappresenti un modello di cattiva gestione delle migrazioni.
Le critiche si sono estese anche all’interno dell’Unione Europea, con diversi Paesi che hanno espresso scetticismo riguardo all’efficacia e alla legittimità dell’accordo.
Questa vicenda mette in luce una gestione superficiale e dispendiosa delle politiche migratorie, dove le risorse pubbliche vengono sperperate in operazioni di facciata senza alcun beneficio concreto. È urgente una revisione completa di tali strategie, puntando su soluzioni efficaci e rispettose dei diritti umani, evitando ulteriori scandali che minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.