Come da tradizione si è svolto la sera del Venerdì Santo il pio esercizio della Via Crucis al Colosseo di Roma. Ritrasmissione televisiva in eurovisione con circa 25 mila partecipanti sul posto. Quest’anno la particolarità è la paternità delle meditazioni redatte da Papa Francesco stesso. Il rito è stato presieduto dal cardinale vicario di Roma, Angelo de Donatis.
L’umanità nel 2024 continua a vivere un Calvario nel tempo – per i conflitti annosi – e nello spazio per i teatri di guerra in ogni continente.
Il triduo pasquale accompagna la nostra immaginazione verso la Terra Santa dove Gesù ha consumato quella Passione che il pio esercizio della Via Crucis ricostruisce in quattordici momenti topici.
Ogni anno viene proposta in Eurovisione la ritrasmissione televisiva della celebrazione della Via Crucis dal Colosseo.
Prima dell’inizio della celebrazione, Rai UNO ha presentato con Bruno Vespa un servizio sul conflitto israelo-palestinese con testimonianze delle vittime di entrambi i popoli.
Voci e immagini eloquenti che suscitano sentimenti misti di commozione ed indignazione prima di ripiombare nell’indifferenza del quotidiano.
L’imponente anfiteatro nel cuore di Roma è il paradosso di chi ha sacrificato la vita per Cristo e chi ha inflitto la morte con cattiveria.
Benché Papa Francesco non abbia presenziato il sacro rito per precauzione sulla sua salute, ha lasciato la sua firma sulle meditazioni delle XIV stazioni.
Elemento centrale della Via Crucis di quest’anno è l’elemento contemplativo e misterico che parte dal silenzio di Gesù verso chi lo giudica e culmina con lo stesso silenzio che avvolge il suo corpo morto nel freddo sepolcro.
Si passa poi dall’immedesimazione della sofferenza umana alla croce di Cristo. In essa tutto ciò che è ripugnante trova un senso ed allontana vittimismo e negatività.
L’amore del Padre per il Figlio è la molla che fa rialzare ed andare avanti perché chi ama non resta a terra, riparte, non si stanca, corre e vola…
Il Papa ricorda che nessuno può farcela da solo e che lo stesso Gesù è stato confortato dalla presenza della madre Maria, aiutato dal Cireneo, soccorso dalla Veronica e pianto dalle donne di Gerusalemme.
In un mondo di prepotenza e latrocini, Gesù spogliato dalle vesti invita a spogliarci da tante esteriorità.
La morte di Gesù e il suo grido di abbandono al Padre trova eco nei tanti sofferenti dimenticati e nei tanti “perché” la cui risposta più eloquente è forse il “non sanno quello che fanno” pronunciato da Cristo sulla croce.
Gesù deposto dalla croce e consegnato alle braccia della Madre ci ricorda che ai se delle rimuginazioni umane delle occasioni imposte o mancate, lei ha risposto con i suo sì alla volontà di Dio.
Il dono del sepolcro di Giuseppe di Arimatea è l’invito, infine, a donare tutto a Dio, anche i timori e le miserie sepolte per una vita nuova nella resurrezione di questa Pasqua.
Dopo la benedizione del cardinale Angelo De Donatis, vicario per la Diocesi di Roma, non sono mancate le ovazioni verso Papa Francesco quale segno dell’attaccamento spontaneo e genuino del popolo di Dio al sommo pontefice.
La Croce è la via per la resurrezione e la via Crucis la strada verso la Pasqua.