Non sempre le mura domestiche sono lo spazio rassicurante di pace e protezione per mogli, sorelle e figlie. La casistica giudiziaria presenta abusi di ogni tipo che si consumano anche e soprattutto in famiglia. Stato e Chiesa si impegnano a intervenire attraverso deterrenza ed educazione.
La «violenza domestica» suona ancora in molte orecchie come una questione privata, come una questione familiare in cui non si deve interferire.
La famiglia non è uno spazio senza Diritto e la violenza domestica non è una disputa tra due persone a tu per tu.
La lista delle atrocità è lunga: minaccia, coercizione, stalking, privazione della libertà, stupro, aggressione, omicidio colposo e omicidio.
Vittime sono figlie e figli, fratelli, nipote, suocera, zio o altri membri della famiglia.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la violenza domestica riguarda la violenza di coppia.
In casi più rari i figli, specie le femmine anche adulte, condannate a una sorta di carcerazione domestica da 41 bis.
Anche gli uomini possono essere vittime, ma per lo più sono donne che vengono oppresse, picchiate, perseguitate dal marito, dal fidanzato o dall’ex partner.
Perché la violenza domestica è così comune? E come potrebbe essere contenuta?
Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subìto violenza fisica sono 1 milione 517 mila (il 7%), le vittime della violenza sessuale sono 1 milione 369 mila (il 6,4%); le donne che hanno subìto stupri o tentati stupri sono 246 mila, (1,2%), di cui 136 mila stupri (0,6%) e circa 163 mila tentati stupri (0,8%).
Oltre alla violenza fisica o sessuale le donne con un partner subiscono anche violenza psicologica ed economica, cioè comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia.
Anche se #MeToo e altri dibattiti hanno sensibilizzato la società e le persone colpite possono essere più propensi a denunciare oggi che in passato: si può ancora supporre che la maggior parte degli atti rimanga dove vengono commessi – in segreto.
A giugno è stato pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite che ha valutato i dati di 91 paesi che coprono l’85 per cento della popolazione mondiale.
Di conseguenza, un quarto delle persone ritiene giustificato che un uomo picchia la moglie.
Soprattutto se ultimogenita, diventa una sorta di “Cenerentola” per genitori e fratelli e sorelle pigri ed egoisti.
La violenza domestica si verifica ovunque, indipendentemente dall’origine, dall’istruzione, dal reddito, dall’età, dalla religione e dalla situazione finanziaria. La violenza domestica è un problema strutturale, un’espressione di rivendicazioni di dominio profondamente radicate e modelli di ruolo, così si possono riassumere i risultati della sociologia, della criminologia e della psicologia.
Mentre il dominio, il potere e la forza sono tradizionalmente considerati maschili, alle donne sono ancora attribuiti attributi come la inferiorità o la tolleranza.
Per paura e vergogna, molte vittime stanno zitte.
Temono che nessuno creda loro, che saranno ritenuti responsabili di ciò che sta accadendo loro. E che il terrore aumenta quando si difendono.
Mercoledì 22 novembre il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sul contrasto alla violenza degli uomini nei confronti delle donne che era stato presentato diversi mesi fa dalla ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Eugenia Roccella: la Camera lo aveva già approvato a ottobre.
Al suo interno ci sono alcune misure che hanno l’obiettivo di rafforzare le norme già previste dal cosiddetto “Codice rosso”, cioè la precedente legge contro la violenza sulle donne che esiste dal 2019 e che introdusse tra le altre cose il reato di revenge porn (cioè la pratica di diffondere immagini e video privati senza il consenso della persona interessata).
Il disegno di legge è stato approvato all’unanimità (quindi anche con il voto dei partiti di opposizione) da 157 senatori e senatrici che erano presenti, compresi quelli di opposizione: diversi degli interventi durante la discussione in aula hanno definito urgente l’approvazione facendo più volte riferimento al recente femminicidio della 22enne Giulia Cecchettin, di cui si è molto discusso negli ultimi giorni.
La Pontificia Accademia Mariana Internazionale ha recentemente istituito anche un dipartimento di studio sulla violenza di gender.
C’è la consapevolezza che la dignità della persona e il suo diritto all’integrità, intercetti, in antropologia e pedagogia cristiana, la figura della Vergine Maria.