Papa Francesco visiterà il 26 settembre Lussemburgo, sede episcopale del cardinale Jean-Claude Hollerich. Questo presule è anche presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, ed è una delle voci più autorevoli e innovative della Chiesa cattolica. In una lunga intervista rilasciata a L’Osservatore Romano ad inizio mandato, Hollerich ha espresso con chiarezza l’urgenza di una Chiesa che sappia rinnovarsi per non rischiare di parlare a un uomo che non esiste più. Le sue parole sono un invito a riflettere sulla necessità di una trasformazione pastorale, mantenendo la fedeltà al Vangelo ma adeguandosi ai cambiamenti antropologici e culturali in atto nella società contemporanea.
La missione della Chiesa: superare una pastorale inadeguata
Hollerich inizia l’intervista facendo un’affermazione forte: la Chiesa oggi rischia di parlare “a un uomo che non esiste più”. Questa frase sottolinea l’inadeguatezza di molte pratiche pastorali, ereditate da epoche passate, che non riescono più a raggiungere l’uomo contemporaneo. L’arcivescovo di Lussemburgo riconosce che la secolarizzazione ha reso il messaggio evangelico meno accessibile, e in molti casi ignorato. Per questo motivo, occorre un profondo rinnovamento nell’approccio pastorale. Il cardinale non mette in dubbio la necessità di rimanere saldi nel Vangelo, ma insiste sull’urgenza di trovare nuove forme di comunicazione. La Chiesa deve testimoniare il Vangelo attraverso la vita, dimostrando coerenza tra l’annuncio e la prassi.
In questo contesto, Hollerich cita l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco come un esempio di annuncio efficace, capace di raggiungere anche chi non conosce o non condivide il Vangelo. L’enciclica, che parla della cura del creato, è stata ammirata anche da non credenti e politici, in quanto rappresenta una testimonianza concreta della responsabilità cristiana verso la giustizia, la pace e l’ambiente.
Una Chiesa che non è un’istituzione di potere, ma di missione
Uno dei punti centrali del pensiero di Hollerich riguarda la natura della Chiesa come istituzione. Egli critica la tendenza, presente in molti Sinodi europei, di concentrarsi troppo sulle strutture e troppo poco sulla missione. Questo porta spesso a un confronto interno alla Chiesa che si focalizza sulla questione del potere: chi lo detiene, chi lo contesta, chi ne è escluso. Il cardinale è fermo nel dire che la Chiesa non è un’istituzione di potere, ma di servizio. Il clero è ordinato per un ministero, non per esercitare autorità nel senso mondano del termine. Se la percezione dell’autorità nella Chiesa è ridotta a potere, Hollerich sottolinea che “allora abbiamo un problema”.
Questo approccio è in linea con la visione sinodale di Papa Francesco, il quale ha sempre insistito sul fatto che la Sinodalità non è una questione di redistribuzione di poteri all’interno della Chiesa, ma di comunione, partecipazione e missione. La sinodalità, secondo Hollerich, deve andare oltre i dibattiti sul potere e concentrarsi sul servizio e sulla proclamazione del Vangelo.
La sfida dei cambiamenti antropologici: un uomo che cambia a una velocità inedita
Hollerich evidenzia come uno dei grandi temi di riflessione per la Chiesa debba essere il cambiamento antropologico che stiamo vivendo. Egli afferma che nessuna generazione, nella storia dell’umanità, ha vissuto cambiamenti così rapidi e radicali come la nostra. Ci troviamo di fronte a un mutamento delle relazioni umane, della percezione della sessualità e della famiglia, della relazione tra uomo e donna, fino a cambiamenti nella sfera biologica stessa. Questo tema, sottolinea Hollerich, è stato messo in evidenza dal cardinale Zuppi e rappresenta una delle questioni fondamentali che la Chiesa deve affrontare.
Un esempio particolarmente significativo di questo cambiamento è la separazione tra sessualità, affettività e procreazione. Hollerich osserva che oggi, soprattutto tra i giovani, la sessualità è spesso vissuta in modo scollegato dall’affettività e dal dono della vita. Questo fenomeno, sebbene non nuovo, ha preso una dimensione mai vista prima, e la Chiesa è chiamata a rispondere a questa trasformazione con una pastorale più consapevole e aperta, capace di riconoscere le nuove realtà senza però perdere di vista i valori del Vangelo.
Il rapporto con i giovani: la sfida della non discriminazione
Un altro tema rilevante trattato da Hollerich è il rapporto della Chiesa con i giovani, e in particolare la loro sensibilità verso il tema della non discriminazione. Il cardinale ha condiviso un’esperienza personale significativa: una giovane donna, non omosessuale, aveva deciso di lasciare la Chiesa perché la percepiva come un’istituzione discriminante nei confronti delle coppie omosessuali. Questo episodio ha portato Hollerich a riflettere sulla necessità di evitare qualsiasi forma di discriminazione nella Chiesa. I giovani, infatti, considerano il principio di non discriminazione come un valore fondamentale e imprescindibile.
Pur rimanendo fedele alla dottrina cattolica, che non vede spazio per il matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, Hollerich sottolinea che le relazioni affettive tra persone dello stesso sesso non devono essere automaticamente squalificate o considerate senza valore. La Chiesa deve trovare modi pastorali di accompagnare queste persone, senza rinunciare alla verità del Vangelo ma evitando atteggiamenti che possano essere percepiti come giudicanti o escludenti.
La radicalità del Vangelo: un modello di vita
Hollerich insiste anche sulla necessità di una formazione sacerdotale che insegni ai futuri preti a vivere in modo radicale il Vangelo. Egli critica quelli che definisce “seminari tridentini liberalizzati”, in cui i giovani seminaristi vengono isolati dal mondo per anni, finendo per sentirsi diversi e superiori rispetto ai laici. Questo approccio, secondo il cardinale, non favorisce la crescita di pastori capaci di guidare il popolo di Dio in un contesto moderno. Hollerich vede in Papa Francesco un esempio di radicalità evangelica, non di liberalismo. La sua è una radicalità nella misericordia, nell’annuncio del Regno di Dio, e nel vivere il Vangelo nella sua totalità.
Il futuro della Chiesa: più piccola, ma più viva
Infine, Hollerich offre una previsione sul futuro della Chiesa in Europa. Egli immagina una Chiesa più piccola, ma anche più viva e autentica. In molte parti del continente, la maggioranza degli europei non conoscerà più Dio e il suo Vangelo, ma questa riduzione numerica, per Hollerich, potrebbe essere una benedizione. Una Chiesa ridotta nei numeri potrebbe riscoprire la sua missione essenziale, tornare a essere una “Chiesa povera per i poveri”, come desiderato da Papa Francesco. Inoltre, egli prevede che in alcune parti d’Europa, specialmente nel nord, la Chiesa sarà sempre più composta da migranti, poiché saranno loro a portare avanti la fede, mentre le classi più ricche e secolarizzate tenderanno a distanziarsi ulteriormente.
Le riflessioni del cardinale Jean-Claude Hollerich rappresentano una lucida e coraggiosa analisi dello stato attuale della Chiesa cattolica in Europa e delle sfide che essa deve affrontare. La sua visione di una Chiesa che si rinnova, non per adattarsi ai cambiamenti superficiali del mondo, ma per rispondere alle esigenze più profonde dell’umanità, è un invito a tutti i credenti a riflettere sul proprio ruolo nella missione evangelizzatrice. Solo una Chiesa capace di vivere radicalmente il Vangelo potrà continuare a parlare all’uomo contemporaneo, senza rischiare di rimanere ancorata a un passato che non esiste più.
Molto interessante e lungimirante la visione di questo vescovo. L’Europa deve essere ricristianizzata e il clero rieducato.