Il G7 dei ministri della Difesa, ospitato a Napoli il 19 e 20 ottobre 2024, ha messo al centro delle discussioni la crisi in Ucraina, il conflitto mediorientale, le tensioni africane e l’instabilità nell’area indopacifica. Con la partecipazione del segretario generale della NATO Mark Rutte e dell’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, il vertice ha rappresentato un’occasione per riaffermare il legame tra le democrazie occidentali, unite dalla difesa del diritto internazionale. Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, nel suo discorso inaugurale, ha sottolineato l’importanza di un sistema globale di sicurezza che garantisca la stabilità necessaria allo sviluppo economico e sociale.

Tuttavia, mentre i leader discutevano di sicurezza internazionale, le strade di Napoli hanno visto momenti di tensione. A Piazza Carità, manifestanti contrari alla militarizzazione e alla corsa agli armamenti hanno sfilato per esprimere il loro dissenso. Gli scontri con i reparti mobili della polizia, intervenuti per contenere la protesta, hanno reso visibile una frattura tra le posizioni dei governi e il sentimento di parte della popolazione, che vede nell’aumento delle spese militari una minaccia alla pace. Mentre i leader discutono all’interno delle sale, fuori, il malcontento sociale si manifesta con forza.

Nel mezzo di queste tensioni, l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ha lanciato un appello accorato contro la “pazzia della guerra”. Le sue parole, pronunciate a margine del vertice, sono un grido contro l’escalation delle spese militari e una riflessione critica sulle conseguenze devastanti che i conflitti hanno sui più deboli e vulnerabili. “Viviamo tempi in cui la guerra, le guerre, sembrano prevalere sulla pace”, ha dichiarato Battaglia, aggiungendo che la terza guerra mondiale non è più a pezzi ma sempre più compatta e reale.

Rievocando le parole di Papa Francesco, don Mimmo ha ricordato che investire il 2% del PIL in armamenti, come discusso al G7, è una follia. Questo tema è stato più volte denunciato anche dal magistero della Chiesa, dalla “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXIII fino alla “Populorum Progressio” di Paolo VI, che condannavano lo sperpero di risorse in armamenti mentre milioni di persone nel mondo soffrono la miseria e la fame.

L’appello dell’arcivescovo napoletano, che si riallaccia alle figure profetiche di don Tonino Bello e di tanti altri pacifisti, è rivolto direttamente ai ministri della Difesa del G7: “Vi auguro di essere sempre più al servizio dei popoli, e di evitare con tutti gli sforzi possibili la pazzia della guerra”. Le sue parole risuonano come un monito per un mondo che sembra sempre più incapace di costruire ponti di pace e troppo incline a ricorrere alla forza.

Gli scontri in Piazza Carità sono il segnale di una frattura sempre più profonda tra chi sostiene la necessità di un aumento delle spese per la sicurezza e chi, invece, vede nella militarizzazione una minaccia per la pace. Il G7 di Napoli diventa così non solo un momento di confronto tra le potenze internazionali, ma anche un banco di prova per comprendere quale strada il mondo intenda percorrere: quella della forza o quella del dialogo.