Non si tratta di un colpo di testa, ma di un attacco lucido e pianificato. Se la risposta al governatore della Campania Vincenzo De Luca è stata covata ed è arrivata a Caivano dopo quattro mesi, a pochi giorni dall’assemblea dei Vescovi d’Italia, Giorgia Meloni ha deciso di “punire” la CEI per le recenti prese di posizione contro le riforme del governo. Il bersaglio non è casuale, ma ha un nome e cognome: Matteo Zuppi. Questa strategia è alimentata da antichi rancori e recenti sospetti nel cerchio magico meloniano.

La Figura di Matteo Zuppi

Per storia personale e pastorale, il presidente dei vescovi italiani — almeno nel recinto di Palazzo Chigi — non è considerato un alleato. La sua appartenenza a Sant’Egidio e la provenienza dall’arcidiocesi di Bologna, epicentro del cattolicesimo democratico, giocano un ruolo significativo. Inoltre, l’attivismo di alcuni movimenti ecclesiali in una regione chiave come il Lazio, culla di Fratelli d’Italia e centro nevralgico degli interessi elettorali del partito, aggrava ulteriormente la situazione.

Le Dichiarazioni di Meloni

Analizzando le parole di Meloni contro Zuppi, emerge chiaramente il senso dell’offensiva. Ha detto Giorgia Meloni: «Non so cosa esattamente preoccupi la CEI, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare: nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa». Questo attacco diretto a Zuppi deriva dal fatto che il cardinale ha permesso alla CEI di criticare in passato l’esecutivo sui migranti e ha bocciato i due pilastri della maggioranza nel campo delle riforme istituzionali: l’autonomia e il premierato caro a Meloni.

Le Conseguenze Politiche

La mossa di Meloni arriva alla vigilia del voto delle Europee, e riflette un timore crescente che il sostegno del mondo cattolico di base, storicamente radicato nelle grandi città e alimentato da esperienze come quelle di Sant’Egidio e dei movimenti d’area, si concentri sulle forze politiche ostili al governo. Questo risentimento è amplificato dal fatto che tale supporto potrebbe orientarsi verso nomi di centrosinistra, specialmente nel Lazio, dove Meloni ha costruito il suo potere.

Chi legge il quotidiano Avvenire ha ormai chiare le posizioni della Chiesa italiana.

La Critica alla Santa Sede

Particolarmente pesante è il passaggio in cui Meloni chiama direttamente in causa lo Stato Vaticano, mettendo a confronto la Santa Sede con il modello italiano di repubblica parlamentare. Questo attacco solleva interrogativi sul motivo per cui Meloni abbia deciso di sfidare le gerarchie vaticane, considerando che il rapporto con papa Francesco si era consolidato e che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano aveva costruito un dialogo solido con la segreteria di Stato di Pietro Parolin.

L’Obiettivo dell’Offensiva

L’obiettivo di Palazzo Chigi sembra essere quello di provocare un’azione di “contenimento” della Santa Sede nei confronti dei vescovi. Il timore è che la CEI possa opporsi al premierato, complicando il referendum. Meloni ha scelto un palcoscenico non neutrale per criticare Zuppi, ovvero l’arena di Paolo Del Debbio su Rete 4, un segnale chiaro di tensione.

La Meloni purtroppo sembra ignorare la sensibilità personale e istituzionale del Papa e il fatto che il cardinale Zuppi, voluto da Bergoglio nel ruolo di Presidente della CEI, sia il coordinatore di una linea di magistero per il nostro Paese.

Il Contesto Internazionale

Questo attacco arriva in un momento in cui il Pontefice è chiamato a intervenire nella sessione di lavoro del G7 dedicata all’intelligenza artificiale, una novità fortemente voluta da Meloni e Mantovano. Questo intervento ha generato dubbi nella diplomazia americana, che ha interpretato la scelta come una volontà di privilegiare l’aspetto filosofico del problema dell’IA rispetto al piano operativo.

Scontri a Roma

L’attacco di Meloni alla CEI apre un nuovo fronte politico con conseguenze ancora da valutare. Questa sera ci sono stati scontri nella zona Termini-Castro Pretorio tra manifestanti pro-Palestina e soprattutto anti-governo. 

La scelta di confrontarsi direttamente con le gerarchie ecclesiastiche e di sfidare apertamente il presidente dei vescovi italiani segna un momento di alta tensione nella politica italiana. Le conseguenze di questa mossa si vedranno a partire dal 9 giugno, in un contesto politico ed elettorale sempre più complesso e delicato.

Con il nuovo Def l’attuale governo aveva già vulnerato i religiosi, che non c’entrano direttamente nell’inquadramento istituzionale della Cei, non appartenendo al clero diocesano.

Da quest’anno, frati e suore extra-comunitari, infatti, dovranno pagare a testa e ogni anno 2000 € per beneficiare dell’assistenza sanitaria nazionale, cifra mitigata solo quest’anno a 700 € a causa del prossimo Giubileo.

Questo provvedimento porterà alle casse dello Stato meno di 20 milioni di Euro, una cifra poco significativa per un Paese come l’Italia.

La spesa pro capite, invece, già risulta poco sostenibile per la quasi totalità di istituti religiosi extra comunitari che hanno numerosi studenti e religiose in formazione nel nostro Paese.

Roma, intanto pullula di persone a disagio e senzatetto con seri disturbi psichiatrici che vagano per la città accolti solo dalle strutture Caritas della Chiesa o dalle comunità religiose che malgrado un’azione di sussidiarietà allo Stato, vengono anche tartassate dal governo in carica.