Il 14 aprile 2025, l’Ungheria ha approvato un emendamento costituzionale che introduce nuove restrizioni contro la comunità LGBTQ+ e iscrive nel testo fondamentale del Paese il divieto della Pride March. Con 140 voti favorevoli e 21 contrari, la legge è stata fortemente voluta dal partito Fidesz del premier Viktor Orbán, il quale ha definito il movimento “woke” come una minaccia per i bambini ungheresi. Tra le misure più discusse, la legalizzazione dell’uso del riconoscimento facciale per identificare e sanzionare i partecipanti al Pride, e la ridefinizione costituzionale del genere umano solo come “maschio o femmina” secondo i dati biologici alla nascita, cancellando il riconoscimento legale di persone transgender e intersessuali.
A prima vista, può sembrare il tentativo di difendere valori familiari e tradizionali. Ma a uno sguardo più profondo – soprattutto se evangelico – emergono alcune domande gravi e scomode. Non è forse proprio l’evangelizzazione del cuorela via cristiana, anziché la repressione per decreto? Non è la libertà della persona, anche se sbaglia, il primo passo per incontrare il Dio della Verità?
Il provvedimento non si limita a vietare un evento: entra nella carne viva delle coscienze, delle identità personali, delle esistenze fragili. Si presenta come un baluardo contro la confusione antropologica, ma nega la complessità dell’umano, riducendolo a categorie amministrative, censuarie, biometriche. Si parla di “tutela dei bambini”, ma non si educa con i divieti costituzionali: si educa con la prossimità, con l’ascolto, con la responsabilità. L’uso del riconoscimento facciale per reprimere la libera espressione, e addirittura la possibilità di revoca della cittadinanza a doppio passaporto, richiama logiche da stato di sorveglianza, non da democrazia fondata sulla dignità della persona.
La Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre affermato il principio della centralità della persona umana e della necessità di bilanciare sicurezza e libertà. Il Catechismo invita a trattare le persone omosessuali con “rispetto, compassione e delicatezza” (CCC, 2358), non a usarle come capri espiatori per esigenze di consenso interno. Quando un governo, in nome di una crociata ideologica, inasprisce le leggi a danno delle minoranze e delle coscienze individuali, non sta difendendo la verità: la sta deformando.
Il discernimento cristiano: tra libertà, dignità e giustizia
Sappiamo bene che non tutti i contenuti e gli eccessi del Pride sono condivisibili da un punto di vista cristiano. Ma la soluzione non è proibirli con la forza della legge, bensì testimoniare una bellezza più grande che attrae senza escludere. Come ha detto Papa Francesco: “Anche le persone che hanno attrazione per lo stesso sesso sono figli di Dio. Nessuno dev’essere buttato fuori”.
La legge ungherese non è solo giuridica: è un messaggio culturale e simbolico. Dice: “chi è diverso, è potenzialmente pericoloso”. Ma il Vangelo dice l’opposto: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). L’unica minaccia per i bambini non è la differenza, ma la paura del diverso instillata dai grandi. È l’odio mascherato da ordine. È la verità svuotata dell’amore.
La libertà non è il contrario della verità, ma il suo grembo
Il nuovo emendamento segna un punto di non ritorno anche per l’identità dell’Ungheria come Stato di diritto. L’introduzione di poteri straordinari legati allo stato di emergenza, e la limitazione della cittadinanza, mostrano come la sovranità del popolo venga lentamente subordinata a una visione ideologica, che si serve della religione come ornamento, ma ne tradisce l’anima più profonda.
Come credenti, abbiamo il dovere di dire che la verità cristiana non ha bisogno della forza per affermarsi. Quando la fede diventa legge, smette di essere lievito. E quando la legge calpesta la dignità di chi non pensa come noi, non stiamo difendendo il cristianesimo: stiamo edificando un simulacro idolatrico.
Uno Stato forte è uno Stato che non ha paura della libertà
Oggi più che mai, in un mondo segnato da polarizzazioni e ideologie contrapposte, la voce cattolica deve essere libera, profetica e disarmata. Deve ricordare che la giustizia non consiste nel colpire i deboli, ma nel proteggere tutti. Che la fede non ha bisogno di scudi istituzionali, ma di cuori convertiti. E che il Vangelo non si difende con le leggi, ma con la misericordia.
Orban può riscrivere le costituzioni. Ma noi sappiamo che c’è una legge più alta, incisa nei cuori, che ci invita ad amare. Sempre. Tutti.