Le dimissioni di Elisabetta Belloni dalla direzione del DIS, il dipartimento che coordina e controlla l’intelligence italiana, aprono uno scenario complesso e fitto di implicazioni politiche. L’annuncio, giunto ufficialmente lunedì, arriva in un momento già carico di tensioni, con il “caso Cecilia Sala” e le delicate trattative per Starlink a fare da sfondo. Belloni, figura di spicco della diplomazia italiana, aveva assunto il ruolo di direttrice del DIS nel 2021, su nomina dell’allora premier Mario Draghi. Sebbene la sua decisione fosse maturata da tempo, gli ultimi eventi sembrano aver accelerato i tempi.
Elisabetta Belloni ha confermato la notizia limitandosi a indicare “motivi personali” come causa delle sue dimissioni, sebbene dietro questa scelta si celino dinamiche ben più complesse. Fonti vicine parlano di difficili rapporti con due figure centrali dell’attuale governo: il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Paradossalmente, il suo mandato era stato prorogato dalla premier Meloni fino al prossimo maggio, segno di un rapporto apparentemente solido con la presidente del Consiglio. Tuttavia, Belloni ha deciso di anticipare l’addio, ponendo fine al suo incarico a metà gennaio.
La vicenda che ha probabilmente inciso maggiormente sulla tempistica delle dimissioni è stata l’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran, un caso che ha messo in evidenza una gestione confusa e frammentata delle informazioni da parte dell’intelligence italiana. L’arresto dell’ingegnere iraniano Abedini a Malpensa il 16 dicembre e quello della Sala a Teheran tre giorni dopo hanno evidenziato una mancanza di coordinamento tra i servizi segreti e i ministeri competenti. Nei giorni successivi all’arresto della giornalista, la catena di comunicazione tra i vari attori istituzionali si è dimostrata inefficace, con informazioni cruciali che non sono state condivise in tempo utile. La tensione tra Belloni e Mantovano sarebbe culminata in un acceso confronto, durante il quale la direttrice avrebbe criticato duramente la gestione dell’affaire.
Le dimissioni di Belloni arrivano anche in un contesto di crescenti frustrazioni per alcune mancate promozioni. Si era parlato di lei come possibile commissaria europea o ministra degli Affari Europei, ma tali ipotesi non si sono mai concretizzate. La lunga carriera di Belloni, prima donna a ricoprire il ruolo di segretaria generale degli Esteri, ambasciatrice e capo di gabinetto alla Farnesina, si è spesso intrecciata con le dinamiche di potere nei palazzi romani. Tuttavia, la sua parabola al DIS si è conclusa bruscamente, segnata da tensioni e insoddisfazioni.
Con l’uscita di scena di Belloni, si apre ora la corsa per la nomina del suo successore. Tra i possibili candidati emergono figure di spicco come il vicedirettore Del Deo, il suo predecessore Valensise, il capo dell’Aise Caravelli e il generale Mario Cinque. Quest’ultimo, sostenuto da Mantovano, sembra essere in pole position per assumere la guida del dipartimento.
Le dimissioni di Belloni non solo riflettono le tensioni interne all’apparato di sicurezza italiano, ma sollevano anche interrogativi sul futuro dell’intelligence in un momento di sfide cruciali per la sicurezza nazionale. Con l’avvicendamento alla guida del DIS, il governo dovrà dimostrare di essere in grado di rafforzare un settore nevralgico, superando le divisioni e le inefficienze emerse nelle ultime settimane.