L’approssimarsi del Sinodo sulla sinodalità nella Chiesa, con un coinvolgimento più allargato all’ascolto del popolo di Dio, ha trovato un partito di oppositori ecclesiali che teme riforme macroscopiche all’interno della dottrina. Si tratta di paure infondate che seminano quella divisione e confusione che viene dal Maligno.
Papa Francesco, sin dall’esordio del suo ministero petrino, è stato oggetto di critiche e attacchi da alcuni media cattolici fino a qualche cardinale, vescovo e sacerdote.
Ci sono critici che cercano di essere rispettosi del Pontefice; altri sembrano aver messo da parte anche un minimo di rispetto per il successore di Pietro.
Ogni volta che si avvicinano dei lavori sinodali ci sono gruppi di pressione che credono, attraverso la pubblicistica, di condizionare le conclusioni dello Spirito Santo.
In vista della prossima assemblea sulla Sinodalità a Roma, le critiche si sono solo intensificate.
Poche cose sembrano innervosire gli oppositori di Francesco tanto quanto questa consultazione mondiale dei cattolici.
Più recentemente, per esempio, il cardinale Raymond Burke, l’ex arcivescovo di St. Louis, ha scritto un nuovo libro che attacca il sinodo, dicendo che il processo favorirà “confusione, errore e divisione”.
Forse una ragione per cui ci sono così tante critiche pubbliche è che, salvo poche eccezioni, Papa Francesco permetta la libertà di espressione in virtù di quel dialogo che proprio i suoi oppositori denunciano.
A volte, è difficile tenere il passo con la compulsività di critiche e attacchi al Santo Padre.
Cos’è un sinodo?
È una forma di raduno ecclesiale che esiste fin dai tempi della chiesa primitiva, ma che cadde in disuso; fu ripristinato da San Paolo VI poco dopo il Concilio Vaticano II come un modo per riunire una varietà di voci da tutta la chiesa.
Più tardi, il modello fu promosso da S. Giovanni Paolo II, che convocò molti sinodi durante il suo pontificato.
Da parte sua, Francesco ha sottolineato il sinodo e la “sinodalità” come un modo per ascoltare le voci di tutta la chiesa, specialmente quelle che potrebbero non essere state ascoltate prima.
In questo modo, il papa sta riempiendo una notevole lacuna lasciata dal Vaticano II, che in “Lumen Gentium“, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, dice che i laici, in virtù della loro esperienza, sono a volte “obbligati” a offrire le loro opinioni su “cose che riguardano il bene della Chiesa” (cfr. LG 37)
Nei decenni successivi al Vaticano II sono state date poche opportunità di partecipazione dei laici in quest’abito, almeno a livello universale.
Il sinodo è un passo per consentire loro di adempiere a tale responsabilità.
“Il sinodo”, ha detto Papa Francesco il 9 ottobre 2021, il giorno precedente alla sua apertura ufficiale, “ci offre l’opportunità di diventare una chiesa che ascolta, di uscire dalla nostra routine e di fermarci dalle nostre preoccupazioni pastorali per fermarci e ascoltare”.
Chi confida nello Spirito Santo, non dovrebbe temere la visione di Papa Francesco del sinodo come un raduno in cui tutte le voci sono ascoltate.
L’attuale Sinodo sulla Sinodalità, cioè un sinodo per aiutare la chiesa ad ascoltare la voce dello Spirito coinvolgendo e ascoltando il popolo di Dio, è stato preceduto da sessioni di ascolto a livello parrocchiale e diocesano in tutto il mondo.
I frutti di queste conversazioni sono stati inviati alle conferenze dei vescovi, che ne hanno fatto la sintesi.
Gli atti della sintesi, a loro volta, sono stati inviati al Vaticano, dove le risposte mondiali sono state riassunte in un documento di lavoro (o instrumentum laboris).
Fondamentalmente, quindi, il sinodo confida che lo Spirito Santo sia vivo e attivo non solo tra cardinali, arcivescovi e vescovi, e non solo tra i funzionari vaticani, ma tra tutti i fedeli.
Paura e fiducia
Il timore principale sul sinodo sulla sinodalità nella Chiesa, è il possibile cambiamento macroscopico nell’insegnamento della chiesa.
Chiunque conosce la storia della Chiesa sa bene come la sana dottrina si sia sviluppata su una varietà di argomenti, tra cui la schiavitù, i ruoli delle donne, le relazioni ecumeniche, la liturgia, il limbo, la pena capitale e così via.
Come ha detto Papa Francesco in una conversazione con i gesuiti portoghesi durante la Giornata mondiale della gioventù, “anche la dottrina progredisce, si espande e si consolida con il tempo e diventa più solida, ma progredisce sempre”.
C’è allora da chiedersi se all’opposizione non soggiaccia qualcosa di più profondoo e di estraneo alla preoccupazione dell’ortodossia…
Dopo aver scavato negli ambiti della politica, della sociologia, dell’ecclesiologia, della teologia e anche in ciò che è strettamente spirituale, dobbiamo porci due domande:
In primo luogo, il grado di fiducia nello Spirito Santo;
In secondo luogo, la fede nell’azione dello Spirito Santo nei partecipanti al Sinodo.
Nel corso della storia della Chiesa, siamo stati invitati a confidare nello Spirito Santo durante i periodi di incertezza, con la Pentecoste come esempio determinante, ma anche altrove, come durante i concili ecumenici e i conclavi papali.
Potremmo anche aver bisogno di porre una terza domanda: se confidiamo nello Spirito Santo, perché dovremmo temere la visione di Francesco del sinodo come un raduno in cui tutte le voci sono ascoltate?
Il ruolo della coscienza
Concentriamoci sulla seconda domanda, che forse è al centro di alcune delle opposizioni a Papa Francesco: credo che lo Spirito Santo sia vivo nella coscienza individuale?
Molti dei principali punti di infiammabilità durante il papato di Francesco hanno incluso preoccupazioni sul ruolo della coscienza.
Forse il primo caso è stata la sua risposta alla domanda di un giornalista sui gay: “Chi sono io per giudicare?”
La prima parte della sua risposta è importante: “Se qualcuno è omosessuale e sta cercando il Signore, chi sono io per giudicare?”
Se si crede in una coscienza informata come arbitro finale della vita morale, quello che il Catechismo della Chiesa Cattolica chiama il nostro “nucleo più segreto e… santuario”, si può vedere cosa intenda il Papa.
Se non lo fa, allora ciò che ha detto il Papa può essere molto confuso o provocare una risposta timorosa.
Dopo la pubblicazione di “Amoris Laetitia”, la meditazione di Papa Francesco sull’amore e la famiglia, quattro cardinali hanno inviato lui e al Dicastero (allora Congregazione) per la Dottrina della Fede, una serie di “dubia” (una richiesta formale di risposte su questioni teologiche), che contestava diverse questioni riguardanti la coscienza. Non è sorprendente. “Amoris Laetitia” ha evidenziato gli insegnamenti tradizionali della chiesa sulla coscienza, ricordando ai pastori che sono chiamati a “formare coscienze, non a sostituirle” e invitando la Chiesa a rispettare le coscienze delle persone, ad esempio, sulla questione se una persona divorziata e risposata possa ricevere la Comunione.
Per molti degli oppositori di Papa Francesco, questo sembrava equivalere a “rompere le regole” o incoraggiare l’approccio del “tutto va bene” rispetto alla tradizionale moralità cattolica.
Dal punto di vista della riverenza a Dio, parlando attraverso la coscienza, questo segna invece un’enfasi su una profonda fiducia nello Spirito Santo.
In modo simile, il sinodo ci chiede di credere che lo Spirito Santo possa agire attraverso la coscienza individuale e nelle “gioie e speranze, nei dolori e nelle ansie” del popolo di Dio, come ha detto “Gaudium et Spes” la costituzione pastorale del Vaticano II.
“Bastian contrari”
Il processo sinodale ha incluso la partecipazione dei fedeli a livello parrocchiale, a livello diocesano, a livello nazionale e poi a livello continentale, affinché offrissero le loro opinioni sulla Chiesa.
Il processo ricorda grosso modo quello cha avviene durante il rito di ordinazione dei presbiteri.
La persona responsabile della formazione dei sacerdoti dice al vescovo ordinante: “Dopo l’inchiesta tra il popolo cristiano e su raccomandazione dei responsabili, lo trovo degno di essere ordinato”.
Quell'”inchiesta” si fida del popolo di Dio che viene interpellato se ha qualcosa da dire.
Allo stesso modo, il sinodo è fiducioso che lo Spirito Santo sia all’opera non solo nei cardinali, arcivescovi e vescovi, ma in tutti coloro che hanno partecipato a queste sessioni e in tutti coloro che si riuniranno prossimamente a Roma.
Nathalie Becquart, X.M.C.J., il sottosegretario del sinodo, ha detto bisogna essere cauti con i “bastian contrari” che resistono al movimento dello Spirito Santo e “rivelano paura, annunciano guai e portano disperazione”.
È importante discernere attentamente, soppesando ciò che viene da Dio e ciò che viene dal “nemico”.
Lo Spirito può parlare attraverso alcuni dei critici per dire qualcosa che bisogna integrare, ma il nemico può anche usare le paure, la resistenza e la critica come mezzo per deviare la Chiesa dalla strada giusta da intraprendere in risposta alle chiamate dello Spirito.