L’attuale discussione sulla legge di bilancio, prossima all’approvazione, è al centro del dibattito politico ed economico. In un contesto di austerità, i tagli previsti sembrano destinati a colpire soprattutto lavoratori, pensionati e il sistema del welfare, mentre alcune categorie come le partite IVA e le grandi ricchezze ne usciranno indenni. Ma qual è la vera portata di queste misure e perché suscitano così tanto dibattito? Abbiamo parlato con Nicolò Giangrande, responsabile economia della Cgil, per analizzare la situazione.

Austerità mirata o sacrifici diseguali?

Il Piano strutturale di bilancio (Psb), introdotto come parte della nuova governance economica europea, è al centro delle decisioni del governo italiano, il quale ha scelto di concentrarsi su tagli alla sanità, all’istruzione e ai salari pubblici. Giangrande, in merito, evidenzia un punto cruciale: “Le risorse non le decide Bruxelles, ma Roma. E a Roma hanno deciso che a pagare saranno i settori più fragili, lasciando intatti i grandi patrimoni e favorendo, di fatto, le partite IVA e gli evasori”.

Il Psb prevede una visione pluriennale che vincola le scelte del governo per cinque anni e introduce margini di manovra limitati. Se da una parte il governo Meloni continua a sostenere che l’economia e l’occupazione stiano migliorando, dall’altra le cifre ufficiali di Bankitalia, Istat e l’Ufficio parlamentare di bilancio smentiscono questo ottimismo, rivelando un quadro meno roseo.

La realtà economica: tra numeri e narrazioni

Secondo Giangrande, la narrazione di un’Italia in crescita contrasta con i dati reali: “Dopo il rimbalzo post-pandemico del 2021, l’Italia ha assistito a un ritorno a una crescita quasi inesistente. L’ottimismo del governo per il 2024 e il 2025 è privo di solide basi”. La produzione industriale continua a calare e il mercato del lavoro, presentato come in miglioramento, nasconde una realtà di bassa qualità occupazionale.

Giangrande sottolinea che molti dei nuovi posti di lavoro non rappresentano una vera ripresa, ma sono il risultato di contratti precari o autonomi con condizioni di instabilità, soprattutto tra i più giovani. Inoltre, l’aumento delle ore autorizzate per la cassa integrazione segnala un’economia ancora in difficoltà, con effetti negativi sul lungo termine.

Un quadro preoccupante per lavoratori e welfare

I settori che subiranno maggiormente le conseguenze di questa legge di bilancio sono quelli che più dipendono dallo Stato: sanità, istruzione e servizi sociali. La sanità, già indebolita dai tagli degli ultimi anni, rischia di trovarsi ancora più sotto pressione, con servizi ridotti e una maggiore difficoltà nell’accesso alle cure. “Tagliare la sanità in un contesto di crisi demografica e invecchiamento della popolazione è un errore che pagheremo caro”, avverte Giangrande.

Fisco: il grande assente

Un altro punto critico è la mancata riforma del fisco. Nonostante le promesse, il governo ha scelto di non intervenire sulle grandi ricchezze o sull’evasione fiscale, che continua a essere un problema strutturale in Italia. L’assenza di misure per tassare i patrimoni o per ridurre l’evasione rappresenta una scelta politica che avvantaggia chi ha di più, lasciando il peso del risanamento dei conti pubblici sulle spalle delle fasce più deboli.

Autonomia differenziata: un rischio per la coesione sociale

Un ulteriore aspetto preoccupante riguarda l’autonomia differenziata, una proposta che potrebbe acutizzare le disuguaglianze tra le diverse regioni italiane. Il rischio, secondo Giangrande, è che “le regioni più ricche possano migliorare i loro servizi a discapito di quelle più povere, aggravando ulteriormente le disparità territoriali e sociali”.

La legge di bilancio 2024 si prospetta come una manovra di austerità che colpirà duramente lavoratori, pensionati e il sistema del welfare. Mentre alcune categorie come le partite IVA e i grandi patrimoni rimangono intoccate, il rischio è quello di un aumento delle disuguaglianze e un’ulteriore contrazione dei servizi essenziali per i cittadini. Saranno sacrifici, ma non per tutti.