Mary Harrington, giornalista e autrice britannica, ha introdotto il termine “gnosticismo dei Lego di carne” per descrivere una tendenza contemporanea che considera il corpo umano come un insieme di parti intercambiabili, manipolabili a piacimento attraverso la tecnologia. 

La critica di Mary Harrington all’“gnosticismo dei Lego di carne” offre uno spunto per riflettere su tematiche bioetiche contemporanee alla luce della letteratura filosofica e teologica. La sua posizione, che denuncia una visione del corpo umano come assemblaggio di parti intercambiabili manipolabili attraverso la tecnologia, dialoga con interrogativi centrali sul senso dell’identità umana, il rapporto tra corpo e anima e i limiti morali dell’intervento tecnologico sulla natura umana.

Corpo, persona e natura umana

Harrington descrive il corpo umano come oggetto di una concezione riduzionistica: un “Lego” biologico che può essere modificato secondo i desideri individuali. Questo approccio, tipico del transumanesimo, evoca lo gnosticismo antico, che disprezzava la corporeità considerandola un vincolo da cui l’anima deve liberarsi.

Filosofi come Hans Jonas hanno criticato il riduzionismo scientifico per aver frammentato la visione integrale dell’essere umano. Jonas, in Il Principio di Responsabilità, insiste sulla necessità di riconoscere la dignità intrinseca della natura umana, considerando il corpo non come strumento, ma come parte costitutiva della persona.

In ambito teologico, San Giovanni Paolo II, nella Teologia del Corpo, sottolinea che l’essere umano è un’unità inscindibile di corpo e anima. Il corpo non è un accessorio, ma il luogo attraverso cui l’essere umano vive la relazione con Dio, con gli altri e con il creato.

Gnosticismo e transumanesimo

La critica di Harrington al “gnosticismo dei Lego di carne” si collega al dibattito bioetico sul transumanesimo. Questa corrente, sostenuta da filosofi come Nick Bostrom, promuove il superamento dei limiti biologici attraverso tecnologie come l’ingegneria genetica, le protesi cibernetiche e l’ibridazione uomo-macchina.

La Chiesa cattolica ha espresso riserve sul transumanesimo, ritenendolo una forma contemporanea di gnosticismo. Come affermato nella Lettera Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI, l’idea di manipolare il corpo umano fino a “superarlo” riflette una disconnessione tra libertà e verità. Manipolare il corpo senza rispettarne la verità ontologica significa violare l’integrità della persona.

Bioetica e manipolazione del corpo

La visione “modulare” del corpo si scontra con l’etica della cura e della sacralità della vita umana. La bioetica, specialmente nella tradizione personalista, respinge l’idea di ridurre l’essere umano a un insieme di componenti da ottimizzare.

Filosofi come Paul Ramsey hanno sottolineato l’importanza della “fedeltà alla natura” nei dibattiti bioetici. Modificare il corpo umano senza considerare le implicazioni ontologiche e relazionali porta a una forma di “alienazione tecnologica”.

Il femminismo e il corpo: Una critica all’autonomia disincarnata

Harrington critica anche il femminismo contemporaneo per aver abbracciato un paradigma “gnostico”, che scollega l’identità di genere dalla realtà biologica. Questo approccio entra in conflitto con il pensiero di filosofi femministi come Martha Nussbaum, che vedono il corpo come il punto di partenza per comprendere i diritti e le necessità umane.

La teologia femminile di ispirazione cattolica, come quella di Edith Stein, offre un’alternativa. Stein valorizza il corpo come luogo di rivelazione della differenza sessuale, un elemento fondamentale per comprendere l’identità personale e relazionale.

Verso una bioetica integrale

Alla luce della letteratura filosofica e teologica, la sfida è elaborare una bioetica integrale che tenga conto della dignità umana, della natura incarnata e del limite etico dell’intervento tecnologico.

     •           La dignità del corpo umano: La bioetica deve riaffermare la centralità del corpo nella definizione della persona, opponendosi a visioni riduzionistiche.

     •           La sacralità della vita: Ogni intervento tecnologico deve essere valutato alla luce della sua conformità al bene integrale della persona.

     •           Il rispetto del limite: Come ricorda Jonas, la tecnica deve essere guidata da un’etica della responsabilità, che tenga conto delle implicazioni per le generazioni future.

Il “gnosticismo dei Lego di carne” descritto da Harrington è un monito contro la deriva tecnologica che riduce il corpo umano a mero materiale da manipolare. Filosofia e teologia offrono strumenti preziosi per contrastare questa visione, riaffermando l’unità inscindibile di corpo e anima e il valore intrinseco della natura umana. Nell’era del transumanesimo, la bioetica è chiamata a difendere l’umano nella sua integrità e complessità, ricordando che ogni progresso tecnologico deve essere al servizio della persona, mai della sua disumanizzazione.