Si sono svolte oggi le prove del tema di italiano per la Maturità. Abbiamo provato a sviluppare una traccia.
L’asse intorno al quale ruotano tutte le scelte della nostra vita è rappresentato dai valori.
Gli inglesi dicono: time is money (il tempo è denaro).
È innegabile che la seconda industrializzazione di massa e l’avvento dell’economia finanziaria più tardi, abbia fatto diventare il profitto una sorta di divinità.
La tecnologia, quindi, si è applicata per incrementare la produttività e trasformare i bisogni non necessari in capricci impellenti.
L’aspetto emotivo ha prevalso su quello razionale e di conseguenza la soddisfazione immediata di un bisogno asseconda qualsiasi legge di mercato.
Quest’anno celebriamo anche il quarto anniversario di Blaise Pascal, filosofo francese.
Se ne sta molto discutendo e credo che il suo pensiero ci possa aiutare a dare una chiave di lettura sul recupero dell’attesa e sulla riconciliazione degli uomini con il tempo.
Pascal faceva una distinzione tra lo spirito di geometria e lo spirito di finezza.
Il primo si rifà alla ragione scientifica impotente di fronte agli interrogativi umani.
Il secondo si fonda sul cuore, sul sentimento e sull’intuito, persino indispensabile anche per fondare il pensiero geometrico.
È per questo che Pascal diceva che il cuore ha dei motivi che la ragione non conosce.
L’eloquenza, la moralità, la filosofia, sono fondate sullo spirito di finezza, poiché solo il giudizio, il sentimento e il cuore possono realizzare una morale autentica.
Il recente caso di youtubers che hanno travolto un’utilitaria a Casal Palocco di Roma a metà giugno 2023 ci fa capire come il messaggio ricorrente sia quello di fare soldi subito e senza lavorare.
Così come il male si era trasformato in banalità durante in Nazismo, allo stesso modo nel pensiero di una ipotetica lettera aperta al Ministro dell’istruzione per gli esami di maturità, si affaccia lo spettro dei danni provocati dalla noia giovanile e dai disvalori che l’accompagnano.
I social, che nel frattempo si sono sviluppati e vanno oltre il semplice whatsapp rispondono al desiderio di socializzazione e di comunicazione dell’uomo.
La mancanza di relazione, tuttavia, specie a causa della crisi della famiglia, genitori assenti e separati, disposti ad accontentare i figli acriticamente per contenersi una fetta di affetto, genera una grave diseducazione.
La mancanza di attesa, o meglio del saper attendere, banalizza le relazioni, rende i linguaggi superficiali e primitivi e disattende il significato vero di progresso.
Nel ritornare a Pascal, è interessante vedere come l’atteggiamento della mentalità comune nei confronti dei problemi esistenziali sia quello del divertissement.
Questo termine, nel vocabolario filosofico, assume il significato di oblio, stordimento di sé nella molteplicità delle occupazioni quotidiane e degli intrattenimenti sociali.
Il divertissement è una fuga da sé.
Per Pascal le cose come il gioco, il denaro, la guerra… sono ricercate proprio a partire dal non pensare alla nostra disgraziata condizione; si ricerca il trambusto che ci distoglie dal pensare a quella condizione.
Per Pascal non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro.
Il filosofo francese, però, considera il divertissement qualcosa di indegno.
L’uomo non deve chiudere gli occhi di fronte alla propria miseria, ma deve saper accettare la propria condizione e ciò che essa implica con lucidità.
“Cerchiamo la felicità, e non troviamo altro che miseria e morte. Cerchiamo la verità, e troviamo incertezza. Siamo capaci di aspirare a verità e felicità, ma siamo incapaci di trovare certezza e felicità”.
C’è comunque, nell’uomo, una vocazione naturale verso un ordine superiore di essere e di volere, un barlume di nobiltà e di grandezza.
Già la coscienza della propria miseria è segno di grandezza.
Ha saputo cogliere profeticamente uno dei fondamenti dell’evasione: la paura dell’introspezione.
Esempio primordiale siamo noi giovani.
Nella costruzione della nostra personalità e dei primi interrogativi, non avendo gli strumenti culturali e spesso i modelli per dare un senso alla vita, cerchiamo nel chiasso della discoteca o nel rifugio della dipendenza (droga, sesso e rock ‘n roll) il “paradiso per diavoli”.
Belpoliti vuole lanciare un grido d’allarme e una proposta sull’urgenza di un patto educativo tra generazioni e tra quelli che sono gli agenti principali: famiglia, scuola, religione.
È necessaria una visione strategica nell’organizzazione di uno Stato e non accontentarsi di palliativi.
L’esame di maturità rappresenta la sintesi di un percorso che si è vissuto nel tempo e che non può esaurirsi solo in un insieme di nozioni di varie discipline.
Nell’attesa è anche importante considerare lo scopo e il risultato finale.
Se studiare significa non essere introdotti nel mondo del lavoro, costruirsi una famiglia, avere indipendenza economica e dignità, si rimane bambini e quindi capricciosi.
La gravidanza vissuta come attesa è l’esperienza più bella di una donna perché c’è la prospettiva di una nuova vita che nasce quasi come un “miracolo della natura”.
La pandemia da Covid-19, rallentando le nostre attività ci ha fatto forse riscoprire l’importanza dell’attesa, il valore delle relazioni umane reali, concrete, la prossimità.
Ha anche alimentato in tante persone uno spirito di solidarietà facendo apprezzare la bellezza delle cose essenziali della vita alle quali forse non si pensava prima.
Credo che sia limitato considerare il dibattito sui valori e sull’educazione ai valori e la riconsiderazione sul tempo solo ai social.
Whatsapp evidentemente vuole essere uno slogan, come quelli che purtroppo, in mancanza di programmi e di argomenti, prende in prestito anche la politica figlia del nostro tempo.
Aspettare diventa bello quando c’è un progetto che viene costruito attraverso delle tappe di esecuzione belle.
Il fidanzamento rispetto al matrimonio, lo studio, rispetto al lavoro.
Benché giovane, mi sono accorta che la gioia di vivere dipende in maniera decisiva dal mio rapporto con il tempo.
Se facessi tutto di fretta e di furia vivrei male la mia esistenza e soprattutto logorerei la mia giovinezza… prima del tempo.
I media, con i loro linguaggi e con la tecnologia, devono mettersi al servizio dell’uomo per aiutarlo a riconciliarsi con il tempo fornendogli più strumenti di riflessione e di socializzazione.
Nella mobilità del lavoro ha permesso con facilità a persone lontana di parlarsi, vedersi, senza l’attesa dei tempi postali di un tempo.
Se questa immediatezza viene accompagnata da sane occupazioni, anziché piangersi addosso per ogni novità e dire a se stessi “…prima era meglio” oppure “…stavamo meglio quando stavamo peggio”, dobbiamo prendere atto del progresso.
Saper accettare le novità scientifiche e tecnologiche significa anche riempirle di contenuti umanizzanti e pieni di valori non solo materiali, ma anche e soprattutto spirituali.
Forse quello che manca al mondo di oggi e a noi giovani è prorpio questo come pesante eredità degli adulti.
Spetta a noi costruire un mondo migliore che siamo costretti ad aspettare, ma non con le braccia piegate al petto, ma con le braccia operose per lavorare e saper abbracciare gli uomini della generazione passata, quelli della nostra generazione in “attesa” di quelli che verranno e per i quali dobbiamo già sentirci responsabili.
Le tracce della maturità di quest’anno sembrano indicare una direzione: si va verso il futuro sognando il passato. Eludendo tutte le parole e i concetti della contemporaneità, colpevoli di eccessiva correttezza o peggio ancora di indicare nefandezze, intorcinamenti culturali che complicano la sessualità, parole che fanno saltare un’idea binaria di mondo, assegnano definizioni femminili a ruoli sempre indicati al maschile.
Ottimo tema, anche se non so fino a che punto un giovane di diciotto anni sia capace di svilupparlo in questo modo…