Lo scioglimento degli accordi di Bretton Woods e la sospensione del sistema dei cambi rigidi in favore di un sistema di cambi flessibili in cui, in accordo anche alle teorie di Von Hayek e di Milton Friedman, la determinazione del valore del cambio, era attribuita esclusivamente all’andamento del mercato e, dunque, dall’incontro tra l’offerta e la domanda di moneta. Il sistema monetario diventa così un sistema standardizzato in dollari a cui non corrisponde più un riferimento materiale che sia in grado di garantire la convertibilità e quindi il pagamento dei saldi internazionali. Gli USA, da questo punto di vista, conseguono una posizione di vantaggio poiché rappresentano l’unico Stato in grado di emettere dollari.

Si assiste ad una fase di forte deregolamentazione inaugurata da Reagan negli USA e Thatcher in Gran Bretagna: l’autorità del mercato e delle dinamiche del sistema monetario è praticamente quasi assoluta poiché, a livello nazionale, esistono delle autorità che riescono a disciplinare in una certa misura nei confini nazionali le dinamiche monetarie dei sistemi economici. Queste autorità nazionali sono ovviamente le banche centrali ma tuttavia la spinta unificatrice del mercato monetario si caratterizza in quegli anni con un impulso maggiore rispetto quello che caratterizza l’unificazione del mercato dello scambio di merci, di beni e di servizi[1].

Il mercato monetario è contraddistinto da un’integrazione assai maggiore rispetto al mercato commerciale della circolazione dei beni dei servizi e dei prodotti dei sistemi produttivi reali. Da questo punto di vista la moneta avrà una funzione che predominerà sulle altre funzioni, non solo come strumento utile per lo scambio ma come strumento di riserva di valore mondiale: la moneta che svolgerà questa funzione è appunto il dollaro, ruolo determinante e fondamentale nelle relazioni internazionali sia per gli Stati Uniti che per tutti gli altri paesi che partecipano al mercato finanziario del sistema monetario internazionale ad essi connesso. Ripercorriamo di seguito delle tappe temporali che hanno contraddistinto il contesto internazionale monetario:

  1. Dal 1948 al 1971 vi era un sistema di commercio basato sullo scambio attraverso una moneta convertibile in oro, fino al momento in cui gli USA riescono a garantire convertibilità attraverso un rapporto di proporzionalità tra riserve in oro e riserve in dollari internazionali.
  2. 1971-1985 vengono a verificarsi dei cambiamenti strutturali: negli USA compaiono forti disavanzi nelle partite correnti, evidenziando una forte fase deficitaria. Gli USA decidono di non ritirare le loro valute dal mercato, ma forti dell’egemonia acquisita dalla Seconda guerra mondiale, chiudono gli accordi di Bretton Woods. Questa dichiarazione, nell’effetto immediato trasforma le quantità di dollaro delle riserve delle banche centrali, in titoli di debito nei confronti dell’economia statunitense, senza alcun tipo di garanzia relativa al valore reale della valuta statunitense.
  3. 1985 ad oggi si registrano forti fluttuazioni inflazionistiche, e accade che l’accumulazione internazionale di dollari si traduce in una emissione di liquidità interna che incontra delle resistenze da parte delle banche centrali che auspicano per un sistema di regolamentazione dei debiti internazionali del mercato bancario.

Questo processo di deregolamentazione e mancata convertibilità culmina con un circuito monetario. Nel contesto dell’Euromercato, si è sviluppata una pratica contabile che consiste nel trasferimento di valori tra paesi terzi senza effettuare pagamenti monetari diretti. Questa operazione avviene attraverso il sistema bancario, creando un flusso di moneta parallelo lontano dall’economia reale. Si forma così un meccanismo di emissione di eurovalute, a livello globale e senza il coinvolgimento diretto di autorità di controllo.

Gli USA hanno implementato questo sistema per coprire squilibri economici e finanziari, come le importazioni, attraverso la finanziarizzazione e il permesso di emissione di eurocredito. Questa pratica ha contribuito alla globalizzazione finanziaria, mantenendo il dollaro come protagonista nelle transazioni economiche, commerciali e finanziarie, nonostante la perdita della convertibilità aurea.

A partire dalla metà degli anni ‘90, si è assistito a un ritorno a un modello di banca unica che integra attività commerciali tradizionali con attività speculative. Questo mercato bancario globale, influenzato da processi di concentrazione simili a quelli del settore produttivo, ha un impatto significativo sui processi produttivi reali, finanziando e influenzando la produzione reale.

Le monete tradizionali, un tempo rappresentative della sovranità di uno Stato, incarnavano l’autorità attraverso il timbro su monete metalliche. Tuttavia, con l’evoluzione della finanza internazionale, le forme di moneta e il controllo delle autorità possono essere soggetti a cambiamenti.

Nell’attuale fase di mondializzazione capitalista, in cui la socializzazione della vita ha raggiunto un livello incomparabilmente più elevato rispetto al passato, l’istituzione che esprime il carattere collettivo della vita sociale, lo Stato, ha saputo sostituire l’intrinseco valore del denaro – l’oro o l’argento con cui era coniato – con la cartamoneta, moneta simbolica che esprime la capacità di generare valore e ricchezza di una determinata società (questo è il problema dell’euro: è il simbolo di una società europea che non esiste).

Una società di compensazione dei pagamenti è un istituto finanziario che fornisce ai propri membri servizi di compensazione e regolamento dei pagamenti per le transazioni internazionali. Cioè, calcola le garanzie, le liquida ed esegue i pagamenti relativi all’agevolazione e compensazione dell’esecuzione dei contratti internazionali.

Comprendere che il denaro ideale o rappresentato (denaro fiduciario) mantenga un legame con il denaro-merce, consente di capire l’origine non monetaria o finanziaria delle crisi internazionali, i limiti strutturali degli accordi monetari post-Bretton Woods o le nuove forme di denaro legate alle recenti trasformazioni tecnologiche.

La configurazione dell’euro presenta particolari problematiche, e forse questo spiega la presenza di una base così ampia di oro nelle riserve internazionali dell’eurozona e della BCE. L’euro, essendo esclusivamente una base monetaria sotto forma di moneta fiduciaria, manca di una valuta di riferimento per il suo valore, che è puramente convenzionale. La polarizzazione spaziale dell’eurozona, risultato dello sviluppo disuguale e combinato di territori, capitali e posti di lavoro, richiede come alternativa la creazione di un altro spazio monetario in cui si combinino espressioni di lavoro monetario strutturalmente eterogenee in un sistema monetario[2].

La circolazione commerciale tra gli spazi nazionali richiede l’uso di denaro reale, ossia di valori specifici che fungono da equivalente generale di valore. La proposta di stabilire un’unità di conto con una adeguata criptomoneta per gli scambi commerciali tra paesi dell’area euro-africana del Mediterraneo trova una sua razionalità in questo contesto.

Sebbene l’uso delle tecnologie di comunicazione offra la possibilità di eliminare l’intermediazione bancaria nelle transazioni monetarie, la moneta tradizionale svolge diverse funzioni che il bitcoin o altre criptovalute non riescono a svolgere completamente. Ad esempio, il denaro tradizionale riflette il valore di tutti i beni, funge da riserva di valore e viene utilizzato per avviare il processo produttivo.

Con l’avanzata del processo di integrazione europeo e l’emergere di nuovi attori geopolitici, il dollaro sta gradualmente perdendo il suo dominio unipolare, inizialmente in favore dell’euro. L’entrata della moneta unica europea ha infatti sottratto una sostanziale porzione di mercato monetario al dominio del dollaro. Successivamente, sia il dollaro che l’euro hanno subito una contrazione con l’entrata della moneta di riserva renminbi/yuan nel 2016. Quindi, si possono individuare tre fasi: l’espansione del dollaro, la sua contrazione con l’entrata dell’euro e infine la contrazione di entrambe le valute imperialiste con l’entrata della moneta cinese.

I DSP[3] sono stati creati come attività di riserva internazionale supplementare nel contesto del sistema di tassi di cambio fissi di Bretton Woods. Il crollo del sistema di Bretton Woods nel 1973 e il passaggio delle principali valute a regimi di cambio fluttuanti hanno ridotto la dipendenza dai DSP come attività di riserva globale. Tuttavia, le assegnazioni di DSP possono svolgere un ruolo nel fornire liquidità e integrare le riserve ufficiali dei paesi membri, come è avvenuto durante la crisi finanziaria globale e fungono da unità di conto del FMI e di altre organizzazioni internazionali. I DSP non costituiscono né una moneta, né un credito piuttosto, è una potenziale rivendicazione sulle valute liberamente utilizzabili dei membri del FMI.

Durante l’ultima revisione conclusasi nel novembre 2015, il Consiglio del FMI ha deciso che il renminbi cinese (RMB) soddisfaceva i criteri per l’inclusione del paniere dei DSP. A seguito di questa decisione, il RMB cinese ha unito il dollaro USA, l’euro, lo yen giapponese e la sterlina britannica nel paniere dei DSP, a partire dal 1° ottobre 2016[4].

Il paniere determina il mix di valute che i paesi ricevono quando il FMI eroga aiuti finanziari. La decisione di aggiungere il renmimbi, noto anche come yuan, probabilmente aumenterà la domanda per la valuta; infatti, l’elevazione del renminbi significa che le altre valute nel paniere perderanno parte della loro quota, in particolare l’euro, che perde 6,5 punti percentuali, e la sterlina, che perde a sua volta 3,2 punti percentuali.

Al momento, non esiste un paese o un’area di alleanza il cui denaro possa sostituire il dollaro come valuta di riferimento mondiale. Tuttavia, esiste la possibilità di istituire un sistema di pagamento internazionale parallelo, coinvolgendo paesi interessati a distaccarsi dal disordine monetario e finanziario globale guidato dagli Stati Uniti e dal capitale finanziario mondiale. Questo potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ordine mondiale pluripolare, con relazioni internazionali multicentriche.


[1] VASAPOLLO L. (2006), Trattato di Economia Applicata. Analisi critica della mondializzazione capitalista, Jaca Book, Milano.

[2] Si confronti quanto esposto in VASAPOLLO L. (2013), Trattato di critica dell’economia convenzionale. Vol. 1: La crisi sistemica. Metodi di analisi economica dei problemi dello sviluppo, Jaca Book, Milano.

[3] Il paniere dei DSP viene rivisto ogni cinque anni, o prima se giustificato, per garantire che il paniere rifletta l’importanza relativa delle valute nei sistemi commerciali e finanziari mondiali. Questi importi valutari rimangono fissi nel periodo di valutazione dei DSP quinquennali, ma i pesi effettivi delle valute nel paniere fluttuano man mano che i tassi di cambio incrociati tra le valute del paniere si muovono. Nel marzo 2021 il Comitato esecutivo ha rinviato la successiva revisione del paniere di valutazione dei DSP al 31 luglio 2022, ripristinando di fatto il ciclo quinquennale delle revisioni delle valutazioni dei DSP. Con la revisione del 2022, il nuovo paniere è entrato in vigore il 1° agosto 2022. FMI (2021), Special Drawing Rights (SDR), https://www.imf.org/en/ About/Factsheets/Sheets/2016/08/01/14/51/Special-Drawing-Right-SDR

[4] FMI (2021), Special Drawing Rights (SDR), https://www.imf.org/en/About/Factsheets/Sheets/2016/08/01/14/51/Special-Drawing-Right-SDR