EDITORIALE: La recente dichiarazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che Israele potrebbe presto rivolgere la sua attenzione al gruppo sciita libanese Hezbollah dopo aver concluso le operazioni militari a Gaza, solleva preoccupazioni serie su un possibile nuovo conflitto nel Libano. La storia turbolenta tra Israele e Hezbollah, che include l’invasione israeliana del Libano nel 1982, l’occupazione della parte meridionale del paese fino al 2000 e la guerra del 2006, lascia presagire che qualsiasi escalation potrebbe avere conseguenze devastanti per un paese già in crisi.
Il Libano, infatti, si trova sull’orlo del baratro. Dalla crisi economica quasi totale del 2019, i cittadini libanesi hanno affrontato sfide immense, tra cui la scarsità di cibo e risorse di base come l’acqua e l’elettricità. Un’indagine condotta dall’Arab Barometer tra febbraio e aprile 2024 evidenzia un quadro desolante: l’80% dei libanesi fatica a procurarsi il cibo necessario, il 68% ha riferito di rimanere spesso senza cibo prima di poterne acquistare altro, e la maggior parte degli intervistati ha espresso insoddisfazione per i servizi essenziali.
Storicamente uno dei paesi non produttori di petrolio più sviluppati della regione araba, il Libano è ora devastato da problemi economici e sociali. La fiducia nel futuro è ai minimi storici, con solo il 13% dei cittadini che crede in un miglioramento nei prossimi anni. La crisi ha inoltre accentuato le divisioni settarie, aggravando un equilibrio politico già precario.
In questo contesto, la figura di Hezbollah emerge come centrale. Sebbene il gruppo sia visto come una forza di resistenza contro Israele e goda di un forte sostegno tra la popolazione sciita, la fiducia in esso è limitata a livello nazionale. Solo il 30% dei libanesi dichiara di avere fiducia in Hezbollah, con differenze marcate tra le varie comunità settarie. Tuttavia, il sostegno al gruppo è cresciuto tra i non sciiti a seguito della recente guerra a Gaza, un chiaro segnale che le azioni di Israele potrebbero paradossalmente rafforzare Hezbollah.
La crisi attuale mette in evidenza un paradosso: nonostante la crescente ostilità verso Israele, i libanesi non vedono in Hezbollah una soluzione ai loro problemi. L’indagine dell’Arab Barometer mostra che solo il 12% dei cittadini si sente vicino a Hezbollah come partito politico. Questo dato rivela una disillusione generale verso la politica e i leader religiosi, ma anche una fiducia residua nelle Forze Armate Libanesi, viste come l’ultimo baluardo di credibilità.
Di fronte alla possibilità di un conflitto con Hezbollah, sia Israele che il gruppo sciita dovrebbero considerare attentamente le conseguenze di una nuova guerra. Una campagna militare israeliana nel Libano aggraverebbe le già enormi difficoltà dei cittadini libanesi, aumentando il sostegno a Hezbollah come difensore della patria. D’altro canto, se Hezbollah fosse percepito come il responsabile dell’espansione della guerra, potrebbe perdere il sostegno guadagnato tra i non sciiti, peggiorando ulteriormente la crisi interna.
La situazione in Libano è estremamente fragile. Mentre le tensioni tra Israele e Hezbollah aumentano, il rischio di una nuova guerra si fa sempre più concreto. Tuttavia, sia Israele che Hezbollah devono considerare che qualsiasi escalation potrebbe avere effetti devastanti per un paese già in ginocchio. La speranza per il Libano risiede in un approccio che privilegi la stabilità e il dialogo, piuttosto che l’ennesima guerra che porterebbe solo ulteriore sofferenza.