L’Università diffusa nel Mediterraneo rappresenta un modello di istruzione superiore che rispecchia la visione di John Henry Newman di una comunità cosmica di apprendimento. Questo modello promuove il dialogo interculturale, la cooperazione accademica e una comprensione integrata delle diverse tradizioni culturali, contribuendo alla formazione di cittadini globali capaci di pensare criticamente e agire eticamente. Attraverso un approccio transdisciplinare, l’Università del Mediterraneo mira a costruire ponti scientifici e culturali per affrontare le sfide universali.
L’Idea di Università (1852) di John Henry Newman continua a essere un riferimento fondamentale per comprendere la natura e gli obiettivi dell’educazione superiore. Newman immagina l’università come una comunità dinamica di studiosi e studenti impegnati nella ricerca collettiva della conoscenza, un luogo vivente e convocante dove l’indagine è avanzata, le scoperte verificate e perfezionate, l’errore è esposto in un confronto accademico tra le conoscenze. Questa visione implica che l’università non sia solo un luogo di insegnamento, ma anche un ambiente in cui diverse prospettive si incontrano, si confrontano e si arricchiscono reciprocamente.
L’approccio interdisciplinare e transdisciplinare è centrale per comprendere la dinamicità prospettica dell’idea di comunità accademica di Newman. L’interdisciplinarità implica la collaborazione tra diverse discipline per risolvere problemi comuni, mentre la transdisciplinarietà supera i confini disciplinari per affrontare le sfide globali in modo integrato. Secondo Jantsch è un approccio che va oltre le singole discipline per creare una conoscenza integrata. Le Università del futuro dovranno essere diffuse, promotrici della visione olistica, con programmi che uniscano scienze, arti, umanità e tecnologia, favorendo lo sviluppo di una comprensione più ampia e profonda del mondo complesso, nel sentiero della sinfonia delle diversità.
Edgar Morin, nel suo lavoro sulla complessità, sostiene che la conoscenza deve essere integrata e capace di affrontare la complessità del mondo contemporaneo; propone una riforma del pensiero che include la capacità di collegare diversi campi del sapere per comprendere meglio la realtà. Questo concetto accompagna il pensiero dell’intelligenza integrale, risuona con l’idea di Newman di un’università come comunità, dove diverse discipline si incontrano e si integrano per creare una conoscenza più completa e profonda. Per Newman, l’insegnante gioca un ruolo centrale non solo come trasmettitore di conoscenza, ma come mentore e guida che favorisce la crescita intellettuale e morale degli studenti. Egli afferma che i principi generali di qualsiasi studio si possono imparare dai libri a casa; ma i dettagli, il colore, il tono, l’aria, la vita che lo fa vivere in noi, tutti questi si devono prendere da quelli in cui vive già.
La pedagogia interdisciplinare enfatizza l’importanza dell’integrazione dei saperi nella formazione degli insegnanti. Secondo Bransford gli insegnanti devono essere capaci di collegare concetti attraverso le discipline per aiutare gli studenti a sviluppare una comprensione integrata. Questo approccio permette agli insegnanti di creare esperienze di apprendimento che collegano diverse aree del sapere, promuovendo una cultura del pensiero critico e della creatività. Uno dei contributi più significativi di Newman alla filosofia dell’educazione è la sua insistenza sul valore intrinseco della conoscenza. Egli si oppone fermamente alla visione utilitaristica secondo cui il principale scopo dell’educazione è produrre risultati economicamente vantaggiosi. Nell’era dell’informazione, la conoscenza è spesso vista attraverso una lente utilitaristica. Tuttavia, la visione metafisica di Newman rimane rilevante, poiché sottolinea l’importanza della conoscenza come fine ultimo per giungere alla verità. Secondo Habermas, la conoscenza comunicativa è fondamentale per la costruzione di una società democratica e partecipativa. Questo implica che la conoscenza non deve essere limitata al suo valore pratico, ma riconosciuta per il suo ruolo essenziale nella formazione di cittadini informati e critici. Questa lente favorisce lo sguardo proteso verso l’Università del Futuro, in una macro area strategica per la costruzione della casa comune: l’Oikos Mediterraneo.
Pensare al concetto di Università diffusa nel Mediterraneo riflette l’idea di un’istruzione superiore che si estende oltre i confini geografici e culturali, promuovendo l’integrazione e la cooperazione tra diverse istituzioni e comunità. Questo concetto è in linea con la visione di Newman di un’educazione universale e integrata. L’Università nel Mediterraneo, promuoverà l’idea di costruire ponti scientifici, processi culturali condivisi, per creare reti di cooperazione accademica. Un pensiero meridiano che eleva la fecondità intellettuale nella lettura della diversità come opportunità, con lo scambio di idee e conoscenze tra paesi diversi, favorendo un approccio cosmopolita ai problemi globali.
Secondo Morin (2000), la riforma del pensiero richiede l’integrazione delle conoscenze per affrontare la complessità del mondo contemporaneo. L’Università diffusa nel Mediterraneo, quindi, rappresenta un modello di istruzione superiore che rispecchia la visione di un’università come una comunità vivente e globale di apprendimento dinamico e dinamicizzante. Un’altra idea fondamentale di Newman è che quando l’intelletto è stato adeguatamente educato e formato ad avere una visione congiunta o una comprensione delle cose, mostrerà i propri poteri con più o meno effetto secondo la particolare qualità e capacità dell’individuo. Nella maggior parte degli uomini si fa sentire nel buon senso, nella sobrietà del pensiero, nella ragionevolezza, nel candore, nell’autocontrollo e nella fermezza di opinione che li caratterizzano. Questa visione implica che l’istruzione non sia solo un accumulo di conoscenze, ma un processo di formazione del carattere e della personalità.
L’educazione intellettuale promuove virtù come il buon senso, la sobrietà del pensiero e l’autocontrollo, essenziali per la vita personale e sociale. Secondo Dewey (1938), l’educazione è un processo di vita e non una preparazione per la vita futura, rispecchiando l’idea di Newman che l’educazione forma l’intero individuo. In tale chiave di senso, il concetto di “saper intus legere” – leggere le diversità, interpretare le culture – è fondamentale per una nuova ermeneutica delle tradizioni nell’ambito dell’università. Questa prospettiva ermeneutica richiede una lettura profonda e integrata delle diverse culture e tradizioni, favorendo una comprensione che va oltre la superficie per cogliere l’essenza e il significato profondo delle esperienze umane. Newman, con la sua enfasi sull’educazione integrale e sul valore intrinseco della conoscenza, offre un quadro teorico che supporta questa visione ermeneutica. L’università diffusa nel Mediterraneo, ispirata da questi principi, può diventare luogo di dialogo interculturale, dove le diversità sono valorizzate e comprese nella loro interezza, dove si sviluppano progetti comuni per affrontare le sfide globali come i cambiamenti climatici, la migrazione e la giustizia sociale.
Un’idea istituzionale nuova, fedele all’archetipo di una verità poliedrica, che istituzionalizza l’Università come idealità dell’Universalità, istituto sociale che regge una esigenza di sapere universale. Un’utopia meridiana che vede il Mare Nostrum fungere da ponte tra diverse tradizioni e saperi, contribuendo a una maggiore comprensione reciproca e cooperazione. In questo contesto, l’educazione universitaria assume un ruolo cruciale nella formazione di cittadini globali, capaci di pensare criticamente e agire eticamente. L’idea di Università del Mediterraneo, ispirata dalla visione di Newman, può promuovere una cultura dell’apprendimento continuo e dell’impegno sociale, preparando le nuove generazioni a contribuire attivamente al bene comune. L’armonia delle culture e il rispetto delle diversità diventano i pilastri su cui costruire un futuro più inclusivo e sostenibile: l’educazione dell’intelletto. Dall’Università devono uscire donne e uomini, nativi mediterranei, che sappiano pensare, che sappiano criticamente definirsi rispetto a ciò che altri propongono loro, a ciò che il loro pensiero gli propone, donne e uomini che sappiano collocarsi nella vita.
Secondo Newman e altri teorici come Dewey, l’educazione deve formare l’intero individuo, promuovendo virtù essenziali per la vita personale e sociale. Edgar Morin e altri studiosi sostengono l’importanza di una conoscenza integrata per comprendere la complessità del mondo moderno. L’università del futuro dovrà promuovere programmi che uniscano scienze, arti, umanità e tecnologia, valorizzando la conoscenza non solo per i suoi vantaggi pratici ma come fine ultimo. Questo approccio è essenziale per formare cittadini aperti al mondo, informati e critici, capaci di partecipare attivamente alla società democratica, costruendo un futuro più inclusivo e sostenibile.