EDITORIALE: In un’epoca in cui le etichette per descrivere il nostro tempo abbondano, dal “Post-Moderno” al “Secolare”, il nuovo libro di William T. Cavanaugh, The Uses of Idolatry, offre una prospettiva fresca e critica. Cavanaugh sfida la narrazione dominante del secolarismo, suggerendo che non viviamo in un’era di disincanto, ma piuttosto di mis-encanto, ovvero di un incantamento errato. Secondo l’autore, la vera questione non è tanto la perdita del sacro, ma il suo travisamento e la sua ridistribuzione su oggetti e sistemi mondani.

L’Idolatria come Diagnosi della Modernità

Cavanaugh propone che il termine più appropriato per descrivere la nostra epoca sia “idolatria”. Questo concetto, tradizionalmente associato alla venerazione di immagini o divinità false, viene riletto dall’autore come la tendenza umana a creare e adorare sistemi che finiscono per dominarci. In questa visione, l’idolatria non è una mera devianza morale, ma una struttura sistemica che pervade la nostra società.

Critica al Secolarismo e al Disincanto

La critica di Cavanaugh al secolarismo è profonda. Egli sostiene che, contrariamente alla narrativa comune, non è tanto la credenza nel trascendente ad essere declinata, quanto piuttosto la fede in Dio. Il sacro, secondo Cavanaugh, non è scomparso ma si è frammentato e risiede ora in realtà che chiamiamo “politiche” o “economiche”. Questo frammento del sacro si manifesta in forme di adorazione verso lo stato, il mercato o altri sistemi che pretendono la nostra fedeltà e che sono in realtà falsi dei.

L’opera di Cavanaugh è un’importante riflessione per coloro che cercano di comprendere le sfide spirituali e sociali del nostro tempo. Offre nuove parole e nuove prospettive per raccontare la storia dei nostri giorni, proponendo un linguaggio teologico che può guidarci verso una comprensione più profonda e completa del mondo e del nostro posto in esso.

L’Idolatria nel Contesto Contemporaneo

Un aspetto centrale del libro è la distinzione tra idolatria e culto legittimo. Cavanaugh utilizza fonti teologiche, tra cui Sant’Agostino e Jean-Luc Marion, per esplorare come le nostre vite possano essere vissute in modo idolatrico o iconico. La differenza risiede nel modo in cui ci rapportiamo al creato: come dono che riflette il divino o come oggetto di culto autonomo.

Implicazioni per la Chiesa in epoca Post-Cristiana

Per una chiesa post-cristiana, come quella descritta da Cavanaugh, la sfida è resistere all’idolatria attraverso pratiche sacramentali. Questo implica un ritorno a rituali comunitari che non solo ci distolgono dall’adorazione di falsi dei, ma che ci reindirizzano verso una comprensione sacramentale del mondo. La confessione, l’Eucaristia e altre pratiche liturgiche sono visti come mezzi attraverso i quali le comunità possono resistere alla frammentazione e all’alienazione causate dall’idolatria.

In The Uses of Idolatry, Cavanaugh ci offre non solo una critica incisiva del nostro tempo, ma anche una proposta costruttiva per una nuova narrazione. Il suo lavoro ci invita a ripensare la nostra comprensione del sacro, della fede e della nostra relazione con il mondo. In un’epoca di profonda disillusione e incertezza, la sua visione propone un modo per riscoprire una spiritualità autentica e incarnata.