La prima settimana del nuovo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca è stata segnata da una politica migratoria di “mano dura” che ha avuto un impatto immediato sul Messico e sull’intera America Latina. Con 4.094 deportati ricevuti in soli sette giorni, il Messico si trova a fronteggiare nuove sfide in un contesto geopolitico sempre più teso. La presidente messicana Claudia Sheinbaum, durante una conferenza stampa al Palazzo Nazionale, ha confermato i numeri delle deportazioni, sottolineando però che non vi sono stati cambiamenti significativi rispetto al passato.
Un ritorno con impatto globale
Il ritorno di Trump alla presidenza è stato accompagnato da una serie di decreti che hanno intensificato le espulsioni di migranti irregolari, aumentando la pressione sul confine tra Stati Uniti e Messico. Queste politiche hanno causato una crisi diplomatica con la Colombia, che ha inizialmente rifiutato l’atterraggio di due aerei con persone deportate, lamentando la mancanza di rispetto per la dignità dei propri cittadini. La risposta di Trump è stata immediata: tariffe del 25% sui prodotti colombiani e minacce di ulteriori sanzioni. Alla fine, le autorità colombiane hanno ceduto, accettando i termini di Washington.
Sheinbaum, pur mantenendo una posizione cauta, ha sottolineato l’importanza di agire con “testa fredda” e di rispettare la sovranità delle nazioni. Ha inoltre evidenziato il delicato equilibrio che il Messico deve mantenere tra la solidarietà verso i paesi latinoamericani e la necessità di mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti, dato che oltre cinque milioni di messicani vivono senza documenti negli USA.
Un approccio regionale alla crisi migratoria
La questione migratoria sarà il tema centrale della prossima riunione della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac), convocata dall’Honduras. La presidente Sheinbaum ha annunciato la sua partecipazione, sottolineando la necessità di una risposta unificata alle politiche migratorie statunitensi. Negli ultimi mesi, una decina di paesi della regione ha lavorato per elaborare una strategia comune, ma le tensioni tra gli Stati Uniti e alcuni governi, come quello colombiano, dimostrano quanto sia difficile trovare un terreno comune.
Sheinbaum ha ribadito il suo impegno a collaborare con i partner regionali, dichiarando: “Con l’America Latina sempre la nostra solidarietà, il nostro sostegno”. Tuttavia, ha evitato di schierarsi apertamente nel conflitto tra Trump e Petro, consapevole della delicatezza delle relazioni con la Casa Bianca.
Le sfide per il Messico
Il Messico ha accolto i deportati attraverso voli diretti all’aeroporto internazionale Felipe Ángeles, oltre a rimpatri via terra. La maggior parte delle persone deportate sono cittadini messicani, ma il governo teme che le politiche di Trump possano costringere il paese a ricevere migranti da altre nazionalità. Sheinbaum ha espresso preoccupazione per il fatto che gli Stati Uniti possano scaricare un peso eccessivo sul Messico, complicando ulteriormente una situazione già difficile.
Per affrontare queste sfide, il governo messicano ha lanciato il Piano “México te abraza”, che prevede programmi di supporto sociale per i cittadini rimpatriati. Tuttavia, la presidente è stata criticata per non aver ancora nominato ufficialmente i dirigenti di istituzioni chiave, come l’Istituto Nazionale per la Migrazione. Sheinbaum ha risposto che si tratta di un periodo di transizione e che le nomine saranno ratificate a breve.
Equilibrio tra diplomazia e realtà politica
Sheinbaum ha ribadito che il rapporto con gli Stati Uniti è “speciale” e richiede un dialogo costante basato sul rispetto reciproco. Pur mantenendo una posizione neutrale nel conflitto tra Trump e Petro, il Messico è consapevole del suo ruolo cruciale nel contesto migratorio e diplomatico regionale. La presidente ha sottolineato l’importanza di una comunicazione fluida con Washington e con i governi dell’America Centrale per evitare ulteriori tensioni.
Un banco di prova per il futuro
La nuova ondata di deportazioni e le tensioni diplomatiche rappresentano un banco di prova per Sheinbaum e per i governi latinoamericani. La riunione della Celac sarà un’occasione per definire una strategia comune e riaffermare la solidarietà regionale di fronte alle politiche migratorie statunitensi.
In un momento in cui l’equilibrio tra cooperazione e sovranità è più fragile che mai, il Messico cerca di affermarsi come mediatore e leader regionale, mentre continua a navigare tra le complesse dinamiche della relazione con gli Stati Uniti. La sfida sarà mantenere la stabilità interna e internazionale, proteggendo al contempo i diritti e la dignità dei migranti.