L’India celebra 77 anni di indipendenza, un periodo durante il quale la Chiesa ha affrontato sfide uniche nel negoziare la propria posizione e promuovere una libertà religiosa più inclusiva. L’indipendenza non ha significato solo una separazione dal colonialismo, ma ha anche influenzato profondamente il modo in cui i cristiani, e altre comunità religiose, vivono e praticano la loro fede.

La Chiesa in India, in particolare, ha dovuto trovare un equilibrio tra la protezione dei propri diritti e l’impegno per una convivenza pacifica con altre fedi. Sebbene la comunità cristiana abbia una storia millenaria nel subcontinente, il suo rapporto con lo stato e la società rimane complesso. La partecipazione cristiana alla lotta per l’indipendenza è spesso trascurata, e la comunità si è trovata a navigare tra il sostegno ai governi in carica e la difesa dei propri diritti costituzionali.

La Chiesa ha cercato di far valere il proprio contributo, soprattutto attraverso l’educazione, ma spesso ha affrontato sfide significative, come le leggi anti-conversione. Queste leggi, sebbene mirate, non hanno completamente eliminato il diritto fondamentale di “propagare” la propria fede.

Tuttavia, la mancanza di un dialogo strutturato e la divisione tra le diverse denominazioni cristiane hanno reso difficile un fronte unito nella difesa dei diritti religiosi. Questo isolamento ha permesso ai governi e ai partiti politici di sfruttare le divisioni, indebolendo ulteriormente la posizione della Chiesa.

La Chiesa in India continua a lottare per ritagliarsi uno spazio di libertà religiosa, non solo per se stessa, ma per tutte le comunità di fede, affrontando sfide sia interne che esterne in un contesto sociale e politico in evoluzione.