Gli scontri avvenuti ad Amsterdam il 7 novembre 2024, tra i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv e quelli dell’Ajax evidenziano come le tensioni politiche e sociali possano infiltrarsi nel mondo dello sport, trasformando un evento sportivo in un teatro di violenza e intolleranza.
Durante la partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv, numerosi tifosi israeliani sono stati aggrediti da gruppi che scandivano slogan a favore della Palestina. Questi attacchi hanno portato a inseguimenti, pestaggi e almeno una decina di feriti. In un episodio particolarmente grave, un tifoso è stato costretto a gridare “Palestina libera” sotto minaccia fisica. Il governo israeliano ha definito questi atti come manifestazioni di antisemitismo, e il primo ministro Benjamin Netanyahu ha organizzato un ponte aereo per facilitare il rientro sicuro dei connazionali in Israele.
Tuttavia, è fondamentale distinguere tra antisemitismo e la crescente indignazione internazionale verso le azioni militari israeliane nei confronti dei palestinesi. Le operazioni condotte a Gaza, nel sud del Libano e in Cisgiordania hanno causato la morte di numerosi civili innocenti, tra cui anziani, donne e bambini, spesso senza conseguenze significative a livello internazionale. Queste azioni hanno portato Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, accusato di genocidio ai danni dei palestinesi.
L’Ajax ha storicamente un profondo legame con la comunità ebraica di Amsterdam. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i ragazzi delle poche famiglie ebraiche sopravvissute all’Olocausto si avvicinarono all’Ajax, l’unica società sportiva del ghetto che aveva continuato le attività calcistiche. Tra questi, Sjaak Swart, noto come “Mr Ajax” per le quasi 600 partite ufficiali giocate nel club, e Bennie Muller, poi capitano del club e della nazionale olandese. Negli anni Cinquanta, un gruppo di imprenditori ebrei rilevò il club, portandolo a numerosi successi nazionali e internazionali nei due decenni successivi.
Nonostante questo legame storico, l’indignazione manifestata durante gli scontri ad Amsterdam non sembra essere motivata da antisemitismo, ma piuttosto dalla crescente frustrazione verso le politiche del governo israeliano. È essenziale che le autorità sportive e civili adottino misure efficaci per prevenire tali episodi, promuovendo il rispetto e la tolleranza. La violenza e l’odio non devono trovare spazio negli stadi, e lo sport deve rimanere un veicolo di unione e comprensione tra i popoli.
Ben detto ma gli Israeliani se le cercano. Come di ce la Bibbia, “nessuno tocchi Caino”, in ogni caso.