La mistica cistercense, sviluppatasi all’interno dell’Ordine Cistercense fondato nel 1098, ha esercitato un’influenza significativa non solo all’interno della propria tradizione monastica, ma anche su figure cruciali della spiritualità cristiana, come San Francesco d’Assisi. La centralità dell’umiltà, la povertà radicale e l’amore per la natura che caratterizzano il francescanesimo trovano profonde risonanze con la spiritualità cistercense, in particolare attraverso l’opera di San Bernardo di Chiaravalle.

L’influenza della mistica cistercense su San Francesco

San Francesco d’Assisi (1181/1182-1226) è noto per la sua vita di povertà e per la sua profonda comunione con la natura, espressa nel famoso “Cantico delle Creature”. Tuttavia, l’influenza della mistica cistercense, in particolare attraverso gli scritti di San Bernardo, è evidente nel modo in cui Francesco concepisce il rapporto tra l’anima e Dio. La spiritualità cistercense, centrata sull’amore di Dio come esperienza personale e interiore, risonava profondamente con la ricerca francescana di una vita vissuta in semplicità e in costante dialogo con il Creatore.

La “Lectio Divina”, praticata dai cistercensi, era un metodo di preghiera che prevedeva la lettura meditativa delle Scritture, la quale portava alla contemplazione di Dio. Francesco stesso, pur non essendo un erudito nel senso tradizionale del termine, praticava una forma di preghiera simile, immergendosi nella Parola di Dio e nella contemplazione della natura, vista come un libro aperto della creazione divina.

San Bernardo di Chiaravalle e Ugo da San Vittore: Influenza su San Bonaventura

San Bonaventura (1221-1274), uno dei maggiori teologi francescani e Dottore della Chiesa, subì l’influenza di San Bernardo di Chiaravalle e di Ugo da San Vittore. San Bernardo (1090-1153), figura di spicco del monachesimo cistercense, fu celebre per la sua enfasi sull’amore di Dio e la contemplazione mariana. Ugo da San Vittore (ca. 1096-1141), altro importante teologo, fu una delle figure di spicco della Scuola di San Vittore, un centro di studi che si trovava tra la tradizione monastica e quella scolastica.

San Bonaventura, nella sua opera teologica, riprese molti temi bernardini, specialmente l’importanza dell’amore come via principale per avvicinarsi a Dio. La sua concezione dell’illuminazione divina, in cui la mente è purificata e resa capace di conoscere Dio attraverso la contemplazione, trova chiari paralleli con l’insegnamento di San Bernardo e Ugo da San Vittore. Per Bonaventura, l’amore è il motore dell’ascensione dell’anima verso Dio, un concetto che riflette la mistica cistercense.

San Bernardo di Chiaravalle: “Doctor Mellifluus” e “Cantore di Maria”

San Bernardo di Chiaravalle è conosciuto come “Doctor Mellifluus” (Dottore mellifluo) per la dolcezza della sua eloquenza e la profondità spirituale dei suoi scritti. La sua teologia è caratterizzata da una visione profondamente affettiva e mistica del rapporto tra l’anima e Dio, in cui l’amore è il centro della vita spirituale.

Bernardo è anche chiamato il “Cantore di Maria” per la sua devozione mariana e i suoi scritti sulla Vergine Maria. Egli vede Maria come la mediatrice di tutte le grazie e l’esempio perfetto di vita cristiana. Il suo “Sermo in Nativitate Beatae Mariae Virginis” e le sue omelie sul “Magnificat” esprimono una venerazione che influenzò profondamente la devozione mariana nel Medioevo e oltre.

L’influenza della mistica cistercense, attraverso figure come San Bernardo di Chiaravalle e Ugo da San Vittore, si è estesa ben oltre l’ambito monastico, toccando anche il cuore del francescanesimo e del pensiero di San Bonaventura. La centralità dell’amore divino, l’umiltà e la contemplazione della natura come espressione del Creatore sono temi che collegano profondamente queste tradizioni spirituali. San Bernardo, con la sua dolcezza teologica e la sua devozione mariana, rimane una delle figure più influenti e venerate nella storia della Chiesa, continuando a ispirare il cammino spirituale di molti fedeli.