L’ipotesi di un viaggio di Papa Francesco in Iran si fa strada tra le parole dell’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, che ha recentemente espresso il desiderio della Repubblica islamica di accogliere il Pontefice a Teheran. In un incontro con la stampa italiana, Mokhtari ha evidenziato il valore del dialogo interreligioso e il rispetto con cui il Papa è visto in Iran, ponendo l’accento sulla necessità di costruire ponti tra le fedi per contrastare l’odio e l’intolleranza.

Sarebbe un viaggio storico, una visita dal forte significato simbolico e politico. L’Iran tende la mano a Papa Francesco e lo invita ufficialmente a Teheran. L’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, ha rivelato il desiderio della Repubblica islamica di accogliere il Pontefice, sottolineando come il dialogo tra le fedi sia essenziale per costruire la pace. “Papa Francesco è una guida rispettata anche in Iran – ha dichiarato Mokhtari – e i suoi interventi, in particolare su Palestina e nucleare, sono molto apprezzati”.

Non si tratta solo di parole di cortesia. Teheran, nonostante le tensioni con l’Occidente, ha sempre mantenuto rapporti diplomatici con il Vaticano, persino dopo la rivoluzione islamica del 1979. L’ayatollah Khomeini, secondo quanto riferito da Mokhtari, inviava messaggi di pace a Giovanni Paolo II, opponendosi alla rottura delle relazioni. Oggi, con il pontificato di Francesco, il dialogo con il mondo musulmano ha ricevuto nuovo impulso, come dimostra il Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana e la recente nomina a cardinale dell’arcivescovo latino di Teheran-Ispahan, Dominique Mathieu.

Mokhtari ha anche proposto al Papa di organizzare una conferenza di pace tra i leader religiosi mondiali, un incontro sulla scia dello spirito di Assisi che potrebbe contribuire alla stabilità internazionale. Un primo passo potrebbe essere la visita del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione dei 70 anni di relazioni diplomatiche tra Iran e Santa Sede.

Un viaggio del Papa in Iran avrebbe una portata epocale, ma restano diverse incognite. Il Paese sciita ospita una piccola minoranza cristiana riconosciuta dalla Costituzione, ma la libertà religiosa è fortemente limitata e le conversioni sono vietate. Mokhtari ha respinto le accuse di persecuzione, parlando di convivenza tra fedi e della presenza di chiese storiche, ma le restrizioni sui luoghi di culto restano un nodo critico.

Sul piano geopolitico, il dialogo Vaticano-Iran si inserisce in un contesto delicato. Mokhtari ha respinto le accuse di militarismo, sostenendo che Teheran non ha mai cercato di sviluppare armi nucleari e che le sanzioni internazionali stanno solo penalizzando la popolazione. Sulla guerra in Ucraina, l’ambasciatore ha affermato che l’Iran condanna le aggressioni tra Stati, ma ha difeso le relazioni con la Russia. Sul conflitto in Medio Oriente, ha attaccato Netanyahu, ribadendo che la posizione iraniana è contro il governo israeliano, non contro il popolo ebraico.

La possibilità che il Papa visiti l’Iran dipenderà da molteplici fattori: sicurezza, politica estera e soprattutto libertà religiosa. Per ora il segnale è lanciato, e l’ipotesi di un viaggio di Francesco a Teheran resta aperta. Sarebbe una tappa storica per il dialogo tra Islam e cristianesimo, ma anche una sfida diplomatica senza precedenti.